In tutto il mondo il problema del risarcimento dell’errore medico e delle sue conseguenze (e in particolare di quelle al momento del parto) viene trattato dai tribunali con crescente severità. Giunge infatti dagli Stati Uniti, ed esattamente dalla Pennsylvania, la notizia di un risarcimento record di ben 20 milioni e mezzo di dollari (ad oggi poco meno di 15 milioni di euro).
E in Italia? Da una parte assistiamo anche nel nostro Paese ad una liquidazione in sede civile del danno da errore medico durante il parto che finalmente si avvicina alla reale entità del danno economico causato (restando naturalmente irraggiungibile la “riparazione” del danno reale), dall’altra a tentativi di introdurre una legislazione che limiti la responsabilità penale del medico sostanzialmente ai casi di dolo e di colpa grave.
Pur comprendendo le ragioni pratiche che potrebbero deporre a favore di tale limitazione – e la riprova di ciò è nel documento congiunto tra l’AMAMI (Associazione per i Medici Accusati di Malpractice Ingiustamente), la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e la Federazione Italiana ABC (Associazione Bambini Cerebrolesi), su Sicurezza clinica e qualità dei servizi [se ne legga, in questo stesso sito al testo disponibile cliccando qui, N.d.R.] – ovvero ragioni essenzialmente operative che possono derivare dalla preoccupazione che un eccesso di responsabilità penale induca il medico a non assumere alcun rischio anche a danno del paziente, crediamo che la serietà della professionalità debba prevalere su ogni considerazione di carattere burocratico o “difensivistico”.
Medici, quindi, sempre più preparati, professionalmente ed eticamente, burocrazia snella ed efficace, pazienti tutelati e quindi fiduciosi: queste le condizioni, a nostro giudizio, per ridare forza al patto terapeutico che sta alla base della buona medicina.
*Federazione Italiana ABC (Associazione Bambini Cerebrolesi).