Il lento e difficile passaggio dai “manicomi-lager” di Serbia e Albania ai centri di riabilitazione dove i pazienti ricevono cure nel rispetto dei loro diritti, raccontato da chi lo vive in prima persona. In occasione di Equamente, la manifestazione per i diritti e lo sviluppo sostenibile promossa dal mondo del volontariato di Rimini e Riccione, giovedì 18 dicembre il Palazzo del Podestà di Rimini (Piazza Cavour, ore 18) ospiterà l’incontro denominato Diritti e salute mentale: storie dei Balcani.
Organizzato dall’associazione riminese Cittadinanza, l’incontro farà il punto sullo stato dei servizi di salute mentale nei Paesi balcanici, grazie alle testimonianze della psicologa serba Dragana Sretenov e di Entela Laudhi, oggi impegnata in Albania con l’organizzazione non governativa World Vision.
La psichiatra e psicoterapeuta Lucia Gonzo – da pochi mesi direttrice scientifica di Cittadinanza – si soffermerà invece sul rapporto fra salute mentale, sistemi di cura e diritti. A moderare l’evento sarà il giornalista Lucas Duran, autore di un reportage sulla condizione dei disabili psichici in Serbia, che si soffermerà sul ruolo che un’informazione completa e obiettiva può avere nel raccontare disagi e violazioni dei diritti umani.
In Serbia i bambini con disabilità fisiche e mentali sono circa 142.000. Come in molti Paesi a basso reddito, essi non ricevono cure e spesso vengono allontanati dalle famiglie per essere internati per tutta la vita in manicomi.
Nel suo intervento, Dragana Sretenov presenterà le alternative ai centri di segregazione individuate nel processo di deistituzionalizzazione attivato dal governo serbo. In particolare esporrà il caso esemplare del primo centro diurno per bambini con disabilità neuropsichiatriche di Smederevska Palanka, una cittadina di campagna a sud di Belgrado.
Realizzato nel 2002 grazie alla collaborazione tra Cittadinanza, il Ministero degli Affari Sociali serbo, le autorità locali e l’associazione dei genitori dei bambini con disabilità, il centro di Smederevska è stato il primo in tutto il Paese a rispettare gli standard europei per i sistemi di cura ed è diventato un modello terapeutico nel percorso di chiusura dei grandi istituti psichiatrici.
Entela Laudhi parlerà invece dei servizi di salute mentale in Albania, delle violazioni dei diritti negli ospedali e delle difficoltà che sta incontrando il processo di deistituzionalizzazione, prendendo spunto dalla sua esperienza professionale nel manicomio di Elbasan, il più grande del Paese.
In Albania, sono circa 24.000 i bambini con gravi disturbi neuropsichiatrici e meno dell’1% di loro riceve assistenza. La maggior parte viene segregata in casa o è internata in istituti residenziali, senza cure e sottoposta a maltrattamenti. Raggiunta la maggiore età, viene trasferita nei manicomi per adulti dove le condizioni sono anche peggiori.
Nel 2004, Cittadinanza – in collaborazione con la Fondazione albanese Shen Asti – ha realizzato a Berat, città del sud dell’Albania, un centro di riabilitazione che ha accolto sia i bambini internati sia quelli che vivono in famiglia. Al momento il centro è impegnato nell’inserimento sociale e scolastico di bambini con disagi neuropsichiatrici. (Ufficio Stampa Agenda)
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