Eugenetica finanziaria e regresso culturale

«È ancora presto – scrive Giorgio Genta – per dire se una visione dell’economia avulsa dalla società porterà davvero a sanare le magagne finanziarie del nostro dissestato Paese, anche se i dubbi in materia sono numerosi e ben motivati. Quello che è certo, invece, riguarda il regresso culturale che solo dieci anni fa sarebbe apparso impensabile. E due recenti fatti di cronaca ben lo dimostrano»

Hieronymus Bosch, "Trittico del Giudizio", particolare

Particolare del “Trittico del Giudizio” di Hieronymus Bosch (circa 1482, Accademia di Belle Arti di Vienna)

Due episodi che hanno visto recentemente le forze dell’ordine come protagoniste  negative della cronaca sono un fedele specchio del tempo in cui viviamo: il bambino allontanato con forza dalla madre e il giovane autistico fermato e sottoposto ad accertamenti sanitari perché scambiato per uno spacciatore [di quest’ultima vicenda si legga sempre Giorgio Genta nel nostro sito, N.d.R.].
Rispetto al primo episodio – sulla spinta emotiva prodotta dalla visione del filmato che attesta inequivocabilmente il prelievo a dir poco “forzoso” del ragazzino – c’è almeno stata una dichiarazione ufficiale di scuse e di presa di distanza da un simile comportamento; sul secondo fatto, invece, si nota un certo arroccamento difensivo dei dirigenti locali delle forze dell’ordine.
Eppure, a nostro modo di vedere, le due situazioni sono di una gravità comparabilmente elevata, soprattutto perché segnali palesi del mutamento regressivo di costume e di pensiero in materia di soggetti deboli e di diversità. Essi ci appaiono in sostanza come il risultato pratico di una nuova forma di eugenetica: l’eugenetica finanziaria. Questa nuova pseudoscienza, infatti, non perde tempo in elucubrazioni cervellotiche alla ricerca di giustificazioni morali, ma applica spietatamente un rigore persecutorio disgiunto dall’equità, con il dichiarato scopo “di far quadrare i conti” ad ogni costo. Anche a costo di rendere la vita letteralmente impossibile a pensionati, malati e persone con disabilità.

È ancora presto per dire se tale angusta visione dell’economia avulsa dalla società porterà davvero a sanare le magagne finanziarie del nostro dissestato Paese, anche se i dubbi in materia sono numerosi e ben motivati. Quello che è certo, invece, riguarda il regresso culturale che solo dieci anni fa sarebbe apparso impensabile.
I Governi che tagliano continuamente le spese – anche se sono “investimenti” e non spese! – su welfare, cultura e sanità si dichiarano figli di un liberismo sfrenato, “bancaiolo” e di corta visione, perché minano consapevolmente le basi della coesione sociale e del progresso civile del Paese. Coesione sociale che sarà difficilmente mantenibile, finché la classe politica e amministrativa al potere continuerà a dare un cattivissimo esempio, rubando spesso tutto il possibile e anche quello che non appariva tale.
Come stupirsi poi se qualche funzionario applica pedissequamente la legge o ne attua una visione inutilmente inumana, quando chi siede ben più in alto si “ingozza” di prebende, fantasiosi e lucrosissimi rimborsi, stipendi e pensioni da fantascienza, italianamente mascherati sotto nomi di fantasia?

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