Il segretario del Partito Democratico Bersani ha sempre detto che la nostra Costituzione è la più bella del mondo e dunque ci aspettavamo che anche in questo caso, così importante e decisivo, della costruzione delle liste e della selezione della classe dirigente, ne avrebbe fatto la stella polare delle sue scelte.
La Costituzione italiana del 1948 trova il suo nucleo essenziale e inviolabile negli articoli 2 e 3, che definiscono la nostra stessa identità costituzionale. Si tratta di una visione profondamente innovativa dell’uomo, della società, dello Stato: questo lascito dei Padri Costituenti rappresenta ancora oggi il principale contributo che l’Italia ha da dare sulla scena del costituzionalismo europeo e mondiale.
Al centro dell’ordinamento è posta la persona umana, vista nella sua concretezza, che include le sue condizioni personali e sociali… Occorre, ai sensi dell’articolo 3, comma 2, che siano rimosse anche le disuguaglianze di fatto, che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e la partecipazione di tutti alla vita del Paese.
Tutti i soggetti che si collocano in una posizione di debolezza debbono essere destinatari di una particolare attenzione. Questo è il “principio di pari opportunità” ed è stato oggetto di vari interventi del Legislatore, anche in riferimento a specifiche ulteriori revisioni costituzionali, come quelle relative alla rappresentanza politica di genere, introdotte attraverso la revisione costituzionale degli articoli 51 e 117, comma 5.
E tuttavia, i valori fondanti degli articoli 2 e 3 richiedono che il principio sia pienamente attuato per tutti i soggetti che si trovano in una posizione di debolezza. Ciò incide anche sull’accesso alle cariche elettive, ai sensi dell’articolo 51 della Costituzione, alle quali «tutti i cittadini […] possono accedere in condizioni di eguaglianza».
Ispirarsi alla Costituzione italiana significa pertanto mettere al centro del proprio programma politico la promozione di una società nella quale i valori degli articoli 2 e 3 siano pienamente realizzati. Non si tratta, per altro, di un mero fine, ma di un principio che deve ispirare l’intera attività dei soggetti politici che vantano tale ascendenza e che deve tradursi anche in metodo di condotta politica che guidi l’azione di ogni giorno, ivi compresa la vita del partito, la selezione dei candidati, la predisposizione delle liste. Proprio in nome del principio di solidarietà.
È noto che negli ultimi mesi le persone disabili, in primis i malati di SLA [sclerosi laterale amiotrofica, N.d.R.], hanno posto con la loro lotta coraggiosa la misura di una solidarietà civile che vuole costruire una società che non escluda nessuno, ma includa tutti.
Speravamo che tutto questo sarebbe stato rappresentato nelle liste del centrosinistra e in tutte le liste. È da ricordare che i disabili in Italia sono quattro milioni secondo una stima prudenziale (qualcuno parla di sei milioni), tra il dieci e il quindici per cento dell’elettorato (un numero che si avvicina a quello degli elettori della Lista Monti e del Movimento Cinque Stelle)…
Invece dobbiamo prendere atto che i candidati sono meno delle dita di una mano, dunque il cinque per mille nel migliore dei casi. Uno scandalo culturale e politico. Un leader del centrosinistra ha parlato di Vangelo, ma nel Vangelo i disabili sono i privilegiati presso Gesù, proprio perché abbandonati dalla società. Non è stata una svista, ma una scelta e una scelta ancora più grave proprio perché frutto di una sciatteria e non di una volontà esplicita.
Non si tratta di chiedere quote, ma di esprimere il dramma sociale di persone che la Costituzione riconosce, difende e promuove. Certo, quaranta o cinquanta disabili a Montecitorio e Palazzo Madama avrebbero cambiato anche la struttura di quelle sale così solenni e impraticabili.
Tutto questo rivela una politica che, dimenticando i disabili, mostra di essere essa stessa disabile. Una politica sorda, perché non sa ascoltare il dolore delle persone; una politica muta, perché non sa parlare il linguaggio di chi soffre; una politica cieca, perché non vede le barriere culturali e architettoniche che sfigurano la vita di molti.
La Costituzione, il suo spirito e la sua lettera, chiedevano ben altro.
Questo è un problema di tutte le forze politiche, ma nel caso del Partito Democratico tocca non solo una prassi, ma una visione culturale e politica, che ha il suo fondamento nella Costituzione e nei valori che essa contiene e manifesta e che il centrosinistra intende promuovere, almeno a parole.
Siamo ben consapevoli delle lentezze della politica e delle sue vischiosità, ma questo deve diventare una misura della nostra fedeltà creativa, intelligente e innovativa alla Costituzione. Perché tra cinque anni, grazie all’impegno del centrosinistra, i disabili abbiano più diritti e più rappresentanza, secondo anche quanto prevede, all’articolo 29, la Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità.