Un noto uomo politico italiano ha recentemente paragonato l’esistenza dei suoi figli a quella degli Ebrei nella Germania di Hitler durante la Shoah.
Il Signor B., come lo chiama il giornalista Massimo Gramellini, questa volta ha davvero passato il segno, quel segno rosso al di là del quale esiste solo danno e dannazione, anche politica.
Eppure, il Signor B. – pur afflitto da presagi non tanto oscuri sul suo futuro politico e umano – avrebbe potuto prendersela con molti altri: con i comunisti, con i giudici, con i delfini bipedi affetti dal complesso di Edipo, oppure – proprio per far lievitare gli indici di attenzione nel sempiterno bla-bla politico – con le persone con disabilità, perché no!
Avrebbe ad esempio potuto addossar loro la colpa della gravissima crisi economica internazionale e nazionale, il dissesto della fiducia degli italiani nei partiti politici, le trame oscure dei fabbricanti di ausili per allontanarlo dal potere, il minor spread “pagato” dalla Spagna rispetto all’Italia, le indennità di accompagnamento e le pensioni di invalidità sottratte ai fondi per le Grandi Opere (unica realizzata: un eterno atto unico intitolato Opera Tragicamente Buffa). Avrebbe potuto insomma essere solo un pochino più lieve.
O forse no, rammentando che pure le persone con disabilità hanno avuto la loro Shoah, il cosiddetto Programma Aktion T4, che vide la soppressione di oltre 70.000 di loro, nella stagione tragica del nazismo tedesco.
Quell’ignobile paragone
«Anziché paragonare l’esistenza dei propri figli a quella degli Ebrei nella Germania di Hitler durante la “Shoah” – scrive causticamente Giorgio Genta – quel noto uomo politico italiano avrebbe potuto prendersela con le persone con disabilità, perché no? O forse no, rammentando che durante il nazismo pure le persone con disabilità hanno avuto la loro “Shoah”, il Programma “Aktion T4”, che vide la soppressione di oltre 70.000 di loro»