A trent’anni dalla morte di Italo Calvino

Non è solo uno il motivo per cui ha senso ricordare a trent’anni dalla sua scomparsa Italo Calvino, uno degli scrittori italiani contemporanei più conosciuti e amati, in un giornale come «Superando.it», che si occupa di temi sociali e disabilità e non è soltanto, come spiega Andrea Pancaldi, il fatto che «più volte i suoi racconti e i suoi personaggi abbiano evocato la disabilità e soprattutto il tema del “corpo” della persona con disabilità»

Italo Calvino

Italo Calvino

Nato a Cuba nel 1923, e morto a Siena il 19 settembre 1985, Italo Calvino è.uno degli scrittori italiani contemporanei più conosciuti e amati, compagno delle letture scolastiche, soprattutto alle medie, di quasi tutti gli studenti. Marcovaldo, Il barone rampante, Le cosmicomiche, per citare solo alcuni dei titoli più noti. Ma perché ha un senso ricordarlo su una testata come questa, che si occupa di temi sociali e di disabilità?
La prima risposta trova un aggancio in quanto ci suggerisce Giovanna Di Pasquale nella rivista «Mosaico» del Centro Servizi per il Volontariato di Ferrara, che ha pubblicato anni fa gli Atti del Convegno Letteratura ed emarginazione”: «Perché la letteratura ha qualcosa da dire al lavoro sociale e quale tipo di valenza usiamo perché essa risulti poi uno strumento efficace?». Non sveliamo l’arcano e rimandiamo alla lettura degli Atti del Convegno che trovate linkati in calce.

La seconda ragione è nel fatto che più volte i racconti e i personaggi di Calvino, cavalieri e visconti, evocano la disabilità e soprattutto il tema del “corpo” della persona con disabilità.
Anche su questo ci corre in soccorso l’esperienza del CDH (Centro Documentazione Handicap) di Bologna e in particolare due contributi apparsi sulle pagine della rivista «Accaparlante», uno di Maria Cristina Pesci, dedicato al personaggio del cavaliere inesistente, che assieme al barone rampante e al visconte dimezzato compongono la trilogia de “I nostri antenati”, come metafora della condizione della persona disabile. L’altro di Cesare Padovani, che prende spunto dalle Città invisibili e ci parla dell’incontro con “l’altro”.

Per chi poi volesse approfondire il tema del rapporto tra emarginazione, sociale e letteratura, proponiamo sempre in calce alcuni altri link, a riprova – se mai ce ne fosse bisogno – che i temi del sociale e dell’emarginazione sono “dentro” e non “fuori” dai programmi scolastici.
Questo ci porta a una riflessione sul rapporto tra scuola e associazionismo, se sia cioè sensato chiamare nelle scuole le associazioni a parlare di determinate tematiche (tematiche percepite quindi come “esterne” alla realtà scolastica) o se sia meglio che scuola e associazioni si trovino e collaborino su una sorta di “linea di confine” (e si sa che il confine divide e collega al tempo stesso) e le associazioni aiutino la scuola a scoprire cosa essa stessa ha già al proprio interno, nei propri programmi, nelle esperienze e ricordi di insegnanti e alunni, e come la scuola aiuti le associazioni a tenere sempre presente quanto sia sfaccettato il percorso che porta ogni persona alla consapevolezza dei terreni della partecipazione, della cittadinanza, della coscienza civile e quindi, inevitabilmente, della coscienza critica. Poi, parlando di emarginazione e andando dietro alla metafora del confine, non si scopre nulla di nuovo a vedere come le “periferie” siano estremamente più interessanti delle “piazze” per aprire gli occhi e vedere anche… l’altra faccia della luna.

Redazione Sportelli Sociali del Comune di Bologna.

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