Un esempio virtuoso di contrasto alla violenza sulle donne con disabilità

La circostanza che i servizi antiviolenza siano formalmente rivolti a tutte le donne, non significa che essi siano anche concretamente accessibili e fruibili in modo indiscriminato. Non è così. Va dunque accolta con particolare piacere la notizia che il Consiglio del Municipio Roma III ha approvato una Delibera contente un’integrazione al Protocollo d’intesa in tema di contrasto alla violenza di genere, introducendo una serie di specifici interventi rivolti alle donne con disabilità. Ci auguriamo che anche altre Amministrazioni seguano questo virtuoso esempio

Donne con diverse disabilità

Donne con diverse disabilità

Era il mese di luglio dello scorso anno, quando Paola Cavalieri, presidente della Commissione Politiche Sociali, Sanitarie e Abitative e vicepresidente dalla Commissione Pari Opportunità e Politiche Giovanili del Municipio Roma III (210.000 abitanti), contattò Informare un’h – Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli di Peccioli (Pisa), per coinvolgerlo in una riunione della Commissione Pari Opportunità, centrata sul tema dei diritti delle donne con disabilità, e in particolare sul fenomeno della violenza di genere, al quale le ragazze e le donne con disabilità sono particolarmente esposte.
Già da quella riunione, a chi scrive, responsabile del citato Centro Informare un’h, parve evidente che l’interesse di Cavalieri, ma anche quello di Maria Tarallo, presidente della Commissione Pari Opportunità e Politiche Giovanili, e degli/delle altri/e intervenuti/e, non fosse semplicemente formale.
Ora, dunque, apprendiamo con vero piacere dalla stessa Cavalieri che l’11 maggio scorso il Consiglio del Municipio Roma III ha approvato una Delibera contente un’integrazione (Addendum) al Protocollo d’intesa in tema di contrasto alla violenza di genere, introducendo specifici interventi rivolti alle donne con disabilità.
Le integrazioni riguardano l’oggetto, le finalità e anche gli impegni dei singoli soggetti firmatari del Protocollo. Oltre allo stesso Municipio III, sono coinvolti l’Osservatorio Capitolino Permanente sulle condizioni delle persone con disabilità, la Consulta per i diritti delle persone con disabilità, i Servizi Sanitari, quelli Scolastici, la Questura, la Polizia, il Comando Provinciale dei Carabinieri, le Associazioni di donne che gestiscono i Centri Antiviolenza, diverse Organizzazioni Sindacali, altre Organizzazioni, Associazioni e/o Cooperative che hanno aderito al Protocollo.
Una particolare attenzione è stata data alla raccolta dei dati sulla violenza disaggregati anche per la disabilità, nonché alle attività di informazione, sensibilizzazione, formazione e aggiornamento di operatori e operatrici operanti nella rete antiviolenza.

Prima di esprimere qualche considerazione, esaminiamo nel dettaglio le novità introdotte.
Come accennato, l’Addendum va a modificare il Protocollo d’Intesa per la promozione delle strategie condivise finalizzate alla prevenzione ed al contrasto del fenomeno della violenza nei confronti delle donne (approvato con la Deliberazione del Consiglio Municipale Roma III n. 17/21).
L’Addendum stesso (disponibile a questo link) si compone di una premessa nella quale sono opportunamente richiamati, tra gli altri riferimenti normativi, anche la Convenzione di Istanbul (Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica), ratificata dall’Italia con la Legge 77/13, e la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, ratificata dal nostro Paese con la Legge 18/09.
Sempre nella parte preliminare, si rileva che nel citato Protocollo d’intesa in tema di contrasto alla violenza di genere «non si fa riferimento alle donne con disabilità (né a persone con disabilità non binarie)», sebbene i pochi dati disponibili evidenzino che le persone con disabilità, e le donne con disabilità in particolare, siano discriminate in molti àmbiti della propria vita.
Tra gli àmbiti di discriminazione espressamente citati ci sono quello occupazionale, la situazione finanziaria, l’istruzione, le responsabilità familiari e di cura, la salute e, ovviamente, la violenza di genere. Area, quest’ultima, per la quale non vi sono dati statistici aggiornati: infatti, vengono riportati quelli prodotti dall’ISTAT nel 2014, e quelli relativi ad alcuni reati tipici della violenza di genere contro donne con disabilità pubblicati in una brochure realizzata nel 2022 dall’OSCAD (Osservatorio per la Sicurezza Contro gli Atti Discriminatori).
A fronte di tali considerazioni si è deliberato di integrare il Protocollo con «specifiche indicazioni in merito alla prevenzione e al contrasto della violenza nei confronti di donne con disabilità», e «di prevedere, secondo le procedure indicate nel Protocollo stesso, l’adesione di ulteriori istituzioni, enti e/o associazioni del Municipio Roma III attivi per la prevenzione ed il contrasto alla violenza di genere, anche nei confronti di persone con disabilità».

Dopo le considerazioni espresse nella parte introduttiva, vengono esposti i nuovi elementi introdotti nel Protocollo. Già nell’articolo 1 (Oggetto), tra i soggetti preposti a predisporre gli strumenti per la programmazione e la gestione integrata e coordinata degli interventi in favore delle donne vittime di violenza di genere viene esplicitamente menzionato l’Osservatorio Capitolino Permanente sulle condizioni delle persone con disabilità, mentre il/la presidente della Consulta per i diritti delle persone con disabilità viene incluso/a tra i soggetti di cui si compone il tavolo di lavoro permanente per il contrasto alla violenza di genere del Municipio.
Anche nell’articolo 3 (Finalità) sono state fate diverse integrazioni. Laddove ci si propone di raccogliere e analizzare i dati sul fenomeno, anche con riferimento ai sistemi informativi cittadini, regionali e nazionali, è previsto che vengano raccolti pure dati disaggregati relativi alla violenza nei confronti di donne con disabilità; un’analoga specificazione è introdotta nella parte in cui ci si propone di contribuire a fare emergere il fenomeno della violenza di genere.
Sempre nello stesso articolo, i soggetti firmatati del Protocollo si propongono di «contribuire a promuovere nel territorio azioni rivolte specificamente a donne con disabilità, volte a facilitare nelle stesse la comprensione di eventuali comportamenti violenti dei maltrattanti e la prevenzione della violenza». Le donne con disabilità sono altresì richiamate sia in relazione alla formazione continua degli operatori e delle operatrici che vengono a contatto con il fenomeno, sia riguardo alla promozione di azioni finalizzate all’inserimento nel mercato del lavoro.
L’articolo 4 (Impegni dei firmatari) entra nel merito delle attività che ciascuno dei soggetti sottoscrittori, per quanto di propria competenza, si impegna a fare in attuazione del Protocollo.
Pertanto, in merito alla rilevazione dei dati sulla violenza, il Municipio Roma III Montesacro, il Dipartimento Partecipazione, Comunicazione e Pari opportunità di Roma Capitale, e la ASL Roma 1 (III Distretto) si impegnano a raccogliere «anche dei dati relativi alla violenza nei confronti di donne con disabilità, e in modo disaggregato». L’ASL Roma 1 (III Distretto) si impegna a prendere in considerazione le donne con disabilità anche in relazione all’attività di favorire e implementare le azioni di sensibilizzazione, informazione e formazione ai medici di medicina generale e ai pediatri di famiglia al fine di focalizzare la loro attenzione sul fenomeno del maltrattamento.
Anche la Rete Scolastica di Ambito Territoriale 9 e la Rete Scolastica Territoriale Municipio 3, nello svolgimento dell’attività di favorire e implementare azioni di sensibilizzazione, informazione e formazione rivolti al personale docente, amministrativo e di supporto delle scuole sulla prevenzione e il contrasto alla violenza di genere, si sono impegnate a fare riferimento anche alle ragazze con disabilità. E ancora in àmbito scolastico, la citate Reti Territoriali dovranno rivolgere anche alle ragazze con disabilità gli interventi volti a promuovere presso i singoli Istituti Scolastici iniziative, progetti e percorsi educativi volti a diffondere una cultura del rispetto dei generi e delle non violenza.
Se tra gli impegni della Questura di Roma, rappresentata dal III Distretto di Pubblica Sicurezza Fidene Serpentara, vi era già quello di assicurare che la raccolta delle denunce avvenisse in condizioni di rispetto della riservatezza e in ambienti consoni a tale scopo, considerata la particolare condizione di fragilità psicologica in cui si trova una donna vittima di violenza, ora la stessa dovrà essere ancora più attenta alla fragilità psicologica, se la vittima di violenza è una donna con disabilità.
Sempre la Questura, nel rispetto del segreto istruttorio e d’ufficio, e delle disposizioni in materia di riservatezza, si impegna a fornire gli elementi e i dati necessari alla raccolta e all’elaborazione delle statistiche relative all’andamento del fenomeno anche con riguardo alle donne con disabilità vittime di violenza, e fornendo dati disaggregati, al fine di consentire un costante monitoraggio dello stesso in àmbito territoriale. Inoltre, le attività di informazione, formazione e aggiornamento (convegni e corsi) rivolti agli operatori e alle operatrici della medesima Questura, sul tema della violenza nei confronti delle donne, dovranno tenersi «con riferimento anche alle donne con disabilità».
Per quel che riguarda la Polizia di Roma Capitale (rappresentata dal III Gruppo Nomentano), che si era già presa l’impegno di ricevere e gestire le richieste di primo intervento da parte delle cittadine/i in difficoltà, individuando possibili situazioni di violenza, predisponendo i dovuti controlli e promuovendo un’assistenza adeguata, ora dovrà assolverlo tenendo presente che tale assistenza, «nel caso di donne con disabilità psichica o intellettiva, possa anche prevedere operatori/operatrici o terapisti/e della comunicazione». Anche alla Polizia, poi, nell’àmbito dell’attività di rilevazione dei dati sulla violenza, è richiesto di raccogliere «dati relativi alla violenza nei confronti di donne con disabilità, e in modo disaggregato», e di tenere conto della violenza nei confronti delle donne con disabilità negli interventi di sensibilizzazione e formazione rivolti ai «propri operatori e operatrici in occasione dell’acquisizione di notizie di reato relative ad episodi di violenza alle donne».
Le stesse disposizioni previste per la Polizia si applicano al Comando Provinciale dei Carabinieri di Roma, rappresentato dalle Compagnie di Roma Montesacro, Parioli e Cassia, nonché dalle Stazioni di Roma Nuovo Salario, Talenti, Città Giardino, Fidene, Viale Libia e Settebagni.
In merito alle Associazioni di donne che gestiscono i Centri Antiviolenza, e alle altre Organizzazioni, Associazioni e/o Cooperative firmatarie del Protocollo, anch’esse adevono raccogliere dati disaggregati per la disabilità e considerare le donne con disabilità negli interventi formativi rivolti alle operatrici e consulenti di accoglienza volontarie e non delle Associazioni, e agli altri soggetti che si trovano a contatto con donne e minori che hanno subito violenza. Gli stessi Enti devono considerare le donne con disabilità anche nelle attività volte alla prevenzione del fenomeno, e nelle campagne di informazione e sensibilizzazione, relativamente al problema della violenza di genere e nei confronti dei/delle minori. Alle altre Organizzazioni, Associazioni e/o Cooperative firmatarie del Protocollo è richiesto inoltre di impegnarsi a costruire con gli altri firmatari del protocollo percorsi integrati per mettere a sistema modalità efficaci di lavoro in rete al fine di affrontare le problematiche delle donne e dei/delle minori, anche con disabilità, che subiscono violenza.
Gli ultimi soggetti coinvolti nel Protocollo sono le Organizzazioni Sindacali CGIL Roma EVA, CISL Roma Capitale e Rieti, UIL Lazio, le quali, oltre all’impegno di raccogliere dati sulla violenza di genere disaggregati anche per la disabilità, oltre a considerare le donne con disabilità nelle attività di prevenzione, e nelle campagne di informazione e sensibilizzazione sul fenomeno della violenza, devono tenere presenti le donne con disabilità in tutte le attività volte a consentire l’inserimento e il reinserimento al lavoro delle vittime di violenze.

Si incontra sempre una certa difficoltà a far comprendere che la circostanza che i servizi antiviolenza siano formalmente rivolti a tutte le donne, non significa che essi siano anche concretamente accessibili e fruibili in modo indiscriminato. Non è così. In questo contesto, pertanto, fa piacere che il Municipio Roma III, di propria iniziativa, abbia intrapreso un percorso per passare dall’uguaglianza formale a quella sostanziale. Apprezzabile, e imprescindibile, è anche che siano stati convolti organismi rappresentativi delle persone con disabilità.
È chiaro che, trattandosi di un percorso, nella pratica saranno necessari ulteriori passaggi, ma oggi, a differenza che in passato, sono disponibili, e liberamente utilizzabili, strumenti operativi predisposti proprio allo scopo di dare adeguata accoglienza alle donne con disabilità vittime di violenza (se ne legga a questo link), e siamo certi che i diversi soggetti firmatari del Protocollo sapranno farne tesoro. L’approvazione dell’Addendum, infatti, esprime la precisa volontà politica di contrastare la violenza nei confronti delle persone con disabilità. Questo vuol dire che quando c’è la volontà politica, i modi si trovano. Ci auguriamo quindi che anche altre Amministrazioni seguano il virtuoso esempio.

Responsabile di Informare un’H-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli, Peccioli (Pisa), nel cui sito il presente contributo è già apparso. Viene qui ripreso, con alcuni riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.

Per approfondire ulteriormente i temi qui affrontati, segnaliamo le Sezioni La violenza nei confronti delle donne con disabilità e Donne con disabilità nel sito del Centro Informare un’h.

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