Accessibilità digitale: gli esperti (e le esperienze) che servono al mercato

«C’è domanda di soluzioni accessibili nel web – scrive Roberto Scano -, ma l’offerta spesso non è in grado di soddisfarla, per mancanza di conoscenze, abilità e competenze da parte di chi lavora nel settore. Servono quindi i “Web Accessibility Expert”, figure che aiutino alla “transizione digitale” – che dev’essere accessibile – sia le aziende che le Pubbliche Amministrazioni, supportando le verifiche tecniche, nonché le implementazioni e le correzioni di prodotti già presenti sul mercato, perché solo con piccoli miglioramenti continui si può garantire una riduzione delle barriere digitali»

Elaborazione grafica realizzata nella sezione "Accessibilità digitale" del portale "Toscana accessibile"

Elaborazione grafica realizzata nella sezione “Accessibilità digitale” del portale “Toscana accessibile

Nel mondo dell’accessibilità digitale, la considerazione che più spesso viene fatta è l’assenza di competenze in materia da parte di chi produce soluzioni digitali e le immette sul mercato.
Del tema si è discusso parecchio, il che si può sintetizzare nel fatto che le normative vigenti obbligano all’acquisto di prodotti ICT accessibili (Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione), ivi compresi siti web e app mobili, da parte di Pubbliche Amministrazioni e grandi aziende. Dal 28 giugno 2025, inoltre, non si potranno immettere sul mercato nuovi prodotti o servizi non accessibili.
La criticità è quindi: c’è domanda di soluzioni accessibili, ma l’offerta spesso non è in grado di soddisfarla, proprio per una mancanza di conoscenze, abilità e competenze nel tema da parte di chi lavora nel settore.

Su questo tema lavora da anni IWA Italy, la sezione italiana dell’Associazione dei professionisti web, che su questo tema è accreditata come Associazione di rappresentanza ai sensi della Legge 4/13. Proprio per tale importante ruolo, l’IWA già dal 2006 ha avviato un’attività di catalogazione dei profili professionali operanti nel web, divenuta poi norma tecnica ai sensi della citata Legge 4/13 come UNI 11621-3.
Si tratta della prima norma tecnica a livello mondiale a definire i requisiti di conoscenza, abilità e competenza di chi opera nel web con una caratteristica “pioneristica”: nella maggior parte dei profili è stato inserito anche il riferimento al tema dell’accessibilità, proprio perché non si può avere oggi uno sviluppatore, un designer, un content manager che non abbia conoscenze dell’impatto dell’accessibilità nell’àmbito di competenza.

Assieme a queste figure è stato definito anche il Web Accessibility Expert, ossia l’esperto di accessibilità che non ha il solo compito di verificare, ma dev’essere in grado pure di supportare gli altri attori (dal committente allo sviluppatore, al personale dell’azienda e/o amministrazione che opera nella creazione di contenuti) a garantire un processo accessibile.
Ciò che rende quindi unica questa norma è che le certificazioni sono rilasciate da soggetti accreditati presso Accredia, l’Ente Unico Nazionale di accreditamento al Governo italiano, ossia l’unico Ente riconosciuto in Italia ad attestare che gli organismi di certificazione e ispezione, i laboratori di prova, anche per la sicurezza alimentare, e quelli di taratura abbiano le competenze per valutare la conformità dei prodotti, dei processi e dei sistemi agli standard di riferimento.
Ciò garantisce che la certificazione abbia le caratteristiche essenziali definite a livello internazionale e soprattutto ha valore globale. Nel nostro Paese, le certificazioni di questo tipo hanno inoltre valore di riconoscimento come titolo di qualificazione, spendibile anche in selezioni sia nel settore pubblico e privato. Nel mercato sono presenti, e arriveranno, anche altre certificazioni fatte da associazioni e/o aziende, ma – come per altre certificazioni “commerciali” – hanno un valore di riconoscimento di mercato relativo al peso del soggetto che le emette, ma non possono avere riconoscimento normativo.

Oggi servono quindi i Web Accessibility Expert, ossia le figure che aiutano alla “transizione digitale” – che deve essere accessibile – sia aziende che Pubbliche Amministrazioni, supportando sia le verifiche tecniche, sia le implementazioni e le correzioni di prodotti già presenti sul mercato perché solo con piccoli miglioramenti continui si può garantire una riduzione delle barriere digitali.

“Il digitale accessibile”
La nostra rubrica Il digitale accessibile è firmata da Roberto Scano, che da oltre vent’anni si occupa di accessibilità informatica, ossia dal 2002, anno in cui entrò nel W3C (World Wide Web Consortium), come rappresentante dell’IWA (International Web Association), partecipando allo sviluppo delle WCAG 2.0 (Web Content Accessibility Guideline), le Linee Guida per l’accessibilità dei siti web. Nel corso degli anni si è occupato del tema dell’accessibilità anche in àmbito normativo, supportando la nascita della cosiddetta “Legge Stanca” (Legge 4/04: Disposizioni per favorire l’accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici), in materia di accessibilità ICT (Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione) e avviando iniziative a livello nazionale, per diffondere il tema dell’accessibilità “by design”.
Attualmente presiede l’Associazione dei Professionisti Web IWA e le Commissioni UNI dedicate alle professionalità digitali e all’accessibilità digitale. Svolge inoltre l’attività di consulente per aziende e Pubblica Amministrazione.
Nella colonnina qui a fianco (Articoli correlati), i contributi che abbiamo finora pubblicato, nell’àmbito della rubrica Il digitale accessibile.

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