Opinioni

Quel Decreto non garantisce certo le pari opportunità, anzi…

Quel Decreto non garantisce certo le pari opportunità, anzi…

«Il diritto di pari opportunità dell’individuo – scrivono da ENIL Italia, contestando in vari punti il Decreto sul reddito di cittadinanza in discussione alla Camera – rappresenta lo scopo, la sintesi, di ogni Trattato che ne sancisce i Diritti Umani. Ed è in questo principio che una politica che si propone come cambiamento verso una maggiore giustizia sociale, dove “nessuno deve più rimanere indietro”, dovrebbe veicolare le proprie energie nel garantire a tutti i cittadini, persone con disabilità comprese, il diritto all’autodeterminazione e all’indipendenza»

Donne con disabilità: serve l’accessibilità, ma anche molto altro

Giuseppe Amisani, "Viso di donna", 1920 circa

«Mentre la Giornata Internazionale della Donna dell’8 Marzo si avvicina – scrive Simona Lancioni -, fa piacere constatare come anche le donne con disabilità siano considerate all’interno di una ritualità collettiva. Questo dato ha un importantissimo significato simbolico nel promuovere la loro inclusione anche a livello culturale. E tuttavia, passata la ricorrenza dedicata, è necessario andare oltre il rito e dare risposte concrete alle loro istanze, e per farlo serve una riflessione articolata, che tenga conto delle tante variabili che entrano in gioco»

Un parco giochi, ma per chi?

Un parco giochi, ma per chi?

«In giro per l’Italia – scrive Tonino Urgesi – stanno nascendo come funghi i parchi gioco cosiddetti “inclusivi”. Da una parte dovrei essere contento di queste nobili iniziative, ma dall’altra mi pongo una domanda: perché un bambino con disabilità deve avere un gioco solo per disabili? Si dovrebbe invece incominciare – imparando proprio dal gioco e dal divertimento – a non creare più differenze, etichette, stereotipi e quindi non vorrei più leggere che si vogliono organizzare giochi o parchi “per bambini con disabilità”»

La Convenzione ONU a dieci anni dalla ratifica: una sfida mancata?

Un particolare della pagina iniziale della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità. realizzata in CAA (Comunicazione Aumentativa Alternativa) da Simona Piera Franzino e Domenico Massano

«Per noi persone con disabilità e per il nostro movimento – scrive Gianluca Rapisarda – il decimo anniversario della ratifica da parte dell’Italia della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità ha costituito una preziosa occasione per rilanciare una sfida costruttiva e propositiva alla classe dirigente del nostro Paese, per far sì che essa rimetta al centro della scena le persone con disabilità, con i loro diritti fondamentali all’autodeterminazione, all’inclusione e alla cittadinanza attiva»

Tiflologi e tiflologhe: figure importanti, ma non ancora riconosciute

Globo geografico da "Tiflopedia", enciclopedia multimediale delle Scienze Tiflologiche

«In Italia – scrive Marco Condidorio – i titoli si sprecano e forse per questo si moltiplicano inutilmente. Alcuni esistono, ma senza un riconoscimento, pur avendo una valenza sociale e formativa assai importante. Altri invece sono riconosciuti, pur non avendo alcuna ragione sociale, né utilità culturale, o se ce l’hanno è piuttosto discutibile. Molti, poi, sono quelli “abusivi” tra i quali, purtroppo, anche quello di “tiflologo”, il professionista che affianca i ragazzi con disabilità visiva»

Sono un’Educatrice Tiflologica e dovrò ancora “giustificare la mia esistenza”

«In base alla nuova normativa – scrive Valentina Ferretti, educatrice di ragazzi con disabilità visiva – sono obbligata in questi mesi, da lavoratrice, a frequentare il corso universitario intensivo annuale, che istituisce la figura dell’Educatore Socio-Pedagogico. Ma è proprio necessario che chi, come me, ha frequentato a suo tempo un corso di qualifica professionale per diventare “Istruttore per minorati della vista” e gode già di una discreta esperienza sul campo, debba ritrovarsi a dovere “giustificare la propria esistenza professionale”?»

I Tribunali dovrebbero essere solo l’ultima spiaggia

«L’inclusione degli alunni e degli studenti con disabilità – scrive Gianluca Rapisarda – non la devono fare i Giudici, ma il rispetto delle leggi attualmente in vigore e, soprattutto, la non più rinviabile e preannunciata riforma del sostegno, con un piano strutturale di stabilizzazione dei circa 60.000 insegnanti di sostegno precari, con il loro definitivo transito dall’organico di fatto a quello di diritto, vincolandoli inoltre all’alunno con disabilità per l’intero segmento formativo»

Danzare al buio, ovvero le barriere esistono per essere superate

«Grazie a uno spettacolo sperimentale di danza contemporanea – racconta Silvia De Michele, insegnante e coreografa – in cui sei danzatori vedenti hanno danzato completamente al buio e gli spettatori vedenti e non vedenti erano al centro dell’azione scenica, ho conosciuto Sofia, una bimba di 9 anni cieca dalla nascita, che mi ha chiesto di insegnarle a danzare. Insieme abbiamo capito che le barriere esistono per essere superate e che il limite è soltanto un alibi per chi non ha la forza di lottare!»

Ammaestrati a sentirci “cittadini di serie B”

«Noi famiglie e persone con disabilità italiane – scrive Sara Bonanno, commentando l’iter parlamentare del Disegno di Legge su reddito di cittadinanza e pensioni, che si avvia alla conclusione – siamo stati ammaestrati a sentirci “cittadini di serie B”, convinti che non fosse possibile liberarsi dal palo di uno Stato negligente il quale, in cambio di cibo e acqua, ci tiene legati a una condizione di inferiorità emarginante»

Dedicato a tutte le Daniele del mondo

«Dapprima – scrive Roberta Isastia, parlando dello spettacolo teatrale “Pesce d’aprile” di Daniela Spada e Cesare Bocci – l’idea di scrivere il libro in due, per raccontare la storia propria e quella di tutti coloro che improvvisamente devono imparare a vivere la vita dopo l’ictus. Poi adattare il libro al teatro e trovare un’attrice bravissima, che sapesse rendere le difficoltà di Daniela e di tutte le Daniele del mondo, senza permettere compassione e senza scivolare nella caricatura. Al termine il pubblico non smetteva di applaudire Cesare Bocci e Tiziana Foschi»

Non si deve promuovere per mandare via dalla classe!

«Non condivido – scrive Salvatore Nocera – le opinioni di chi critica un provvedimento del Consiglio di Giustizia Amministrativa Siciliana, che ha accolto l’appello con cui la famiglia di un ragazzo con disabilità ne aveva chiesto la ripetenza, ritenendo che fosse stato ammesso agli esami senza una corretta valutazione dei progressi realizzati. A chi infatti parla di “invasione” dei giudizi legali su quelli professionali dei docenti, rispondo che la Magistratura non si è pronunciata sul merito, ma sulla coerenza di quei giudizi e che “non si deve promuovere per mandare via dalla classe!”»

Ma la vita di tutti i giorni è un’altra cosa

«Défilé, magazine patinati, campagne pubblicitarie che propongono modelli e modelle lontani dalla bellezza convenzionale, e anche i primi passi di una moda “a misura di disabilità”: tutto questo, però, non basta – scrive Simona Petaccia – perché la vita di tutti i giorni è un’altra cosa. E nella vita di tutti i giorni si può parlare di inclusione a tutti gli effetti soltanto quando ciò che ha spezzato le convenzioni non fa più notizia. Nel frattempo, continuo a sorridere ogni volta che, senza conoscere ciò che sono e quello che faccio, mi definiscono “poverina”»

Disabilità e lavoro: a proposito di certi diritti

«È certamente necessario migliorare la Legge sul lavoro delle persone con disabilità – scrivono Mario Mirabile e Giuseppe Biasco – ma non abolirla, nella consapevolezza che se non cresce l’occupazione, sarà difficile per tutti – e per le persone con disabilità in particolare – trovare un lavoro. Purtroppo gli scenari futuri di recessione non ci fanno presagire niente di buono, ma la nostra incrollabile fiducia nella vita e nel nostro impegno quotidiano, ci fanno sperare in un mondo diverso, se non migliore di questo»

Una giornata particolare, in una scuola di Catanzaro

«Il richiamo di Silvia Cutrera a conoscere la tragedia della Shoah e lo sterminio delle persone con disabilità durante il nazismo – scrive Mario Vallone dell’ANPI, raccontando un incontro promosso in una scuola di Catanzaro, nel Giorno della Memoria – non è caduto nel vuoto. Applausi e richieste di rivedersi per continuare a parlare. Quando si dice abbattere le barriere non solo fisiche, ma anche mentali, il pensiero corre a persone come Silvia Cutrera. Alla forza d’animo con la quale non rinunciano a combattere queste belle battaglie, per rendere il Giorno della Memoria un giorno speciale»

Conoscere il Braille è un diritto-dovere

«Senza il metodo ideato da quel giovane francese – scrive Gianluca Rapisarda, riflettendo sull’odierna Giornata Nazionale del Braille – le persone con disabilità visiva sarebbero rimaste indefinitamente escluse dalla cultura e dal lavoro. La dodicesima Giornata Nazionale di quest’anno, inoltre, acquista un valore ancora più significativo, alla luce di quella recente Sentenza del Consiglio di Stato, secondo la quale l’insegnante per il sostegno ha il dovere di conoscere il Braille»

Fondamentale riconoscere l’assistente alla comunicazione e il tiflologo

«Tra i “punti deboli” dell’inclusione scolastica – scrive Gianluca Rapisarda, guardando in particolare agli alunni e studenti con disabilità visiva – vi è il fatto che gli assistenti alla comunicazione e i tiflologi operano in condizioni di precarietà di ruolo, funzionale e di formazione, a causa del loro mancato riconoscimento giuridico all’interno del nostro Sistema Nazionale di Istruzione. Ma mentre per il riconoscimento dell’assistente alla comunicazione pare che il Ministero stia cercando ultimamente di dare una risposta, per l’inquadramento dei tiflologi la strada sembra ancora lunga»

Separazione delle carriere: un futuro auspicabile, forse necessario?

«La continuità didattica – scrive Marco Condidorio – non può trasformarsi in mero elemento di contrattazione sindacale, ma deve restare l’elemento cardine, costitutivo del diritto allo studio dell’alunno e dello studente con disabilità. Per questo, quindi, va guardata con favore l’ipotesi di una legge sulla creazione di quattro nuove classi di concorso per il sostegno, ciascuna per ogni grado di scuola, a partire da quella dell’infanzia»

Non possono essere “modi di dire”, quelle frasi legate alla disabilità

«Non può e non deve diventare “normale” – scrive Simona Petaccia, riferendosi alle scuse usate da Rosita Celentano, per avere usato impropriamente la frase “Sembravamo quattro autistici” – continuare a utilizzare termini legati alla disabilità per sottolineare qualcosa che non va. E questo perché c’è una profonda relazione tra il nostro linguaggio e la percezione che abbiamo del mondo»

La generazione degli invisibili presenti

Riflette, il docente Marco Condidorio, partendo dalle discriminazioni e dai maltrattamenti di cui, negli ultimi tempi, sono stati vittime soprattutto i bimbi più piccoli, e scrive: «La violenza deve essere eliminata da ogni percorso di istruzione, educazione e formazione. Vanno ristabilite la fiducia, l’affettività, il rispetto verso le figure educanti. Consentiamo ai discenti, che poi non sono altro che i nostri figli, i nostri nipoti, di sentirsi importanti, di sentirsi il centro delle nostre relazioni, non il “margine” o il “terzo incomodo”, perché troppo concentrati sui nostri egoismi»

Educare i bambini, perché diventino adulti consapevoli

«Da oltre vent’anni – scrive Anna Tipaldi dell’Associazione L’abilità – abbiamo gesti di cura e attenzione nei confronti di chi è fragile, nei confronti di chi suscita indifferenza negli altri, o uno sguardo “storto”, se non addirittura un insulto. La nostra risposta è educare, educare i bambini affinché diventino adulti consapevoli, in modo che da piccoli non “bullizzino” i compagni più fragili e che da adulti siano in grado di mettersi in ascolto e al servizio degli altri»