Opinioni

Le speranze deluse da quel Decreto

Le speranze deluse da quel Decreto

«Numerosi cittadini con disabilità avevano riposto molte speranze sul Decreto riguardante il reddito di cittadinanza, ai fini di una politica maggiormente inclusiva, ma sono andate deluse. Ancora una volta, quindi, si può solo registrare l’ennesima sconfitta sotto tutti i punti di vista»: così scrive Andrea De Chiara, che ha affidato le sue riflessioni anche a un video diffuso in YouTube

Vita indipendente: la realtà è un po’ più contraddittoria

Vita indipendente: la realtà è un po’ più contraddittoria

«Bene quel progetto sperimentale del Comune di Asti – scrive Marco Castaldo – che permette di accendere una luce nella vita di persone con disabilità intellettiva che per troppo tempo hanno dovuto credere che il loro futuro sarebbe stato di dipendenza istituzionalizzata. E tuttavia la realtà è un po’ più complessa e contraddittoria e soprattutto un’Amministrazione Comunale non può da una parte togliere dignità e risorse economiche ai progetti di vita indipendente, mentre dall’altra parte, e al tempo stesso, si fa promotrice di buone prassi per gli stessi progetti!»

Sanità: alla ricerca di un’umanità (quasi) perduta

Sanità: alla ricerca di un’umanità (quasi) perduta

«A volte – scrive Stefania Delendati, riflettendo sul caso di una diagnosi infausta comunicata negli Stati Uniti a una persona tramite un robot – la medicina s’arrende e diventi un malato cronico. Da quel momento devi augurarti di trovare professionisti che non abbiano perso la volontà di andare oltre l’oggettività della malattia e considerino il paziente nella sua soggettività. Nel Preambolo della costituzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, la salute viene definita come “stato di completo benessere fisico, mentale e sociale”. La salute, quindi, non è solo assenza di malattia»

Altre riflessioni sull’assistenza igienica agli alunni con disabilità

Altre riflessioni sull’assistenza igienica agli alunni con disabilità

«A proposito di quei collaboratori scolastici che non intendono adempiere ad alcune operazioni di assistenza igienica degli alunni con disabilità – scrive Gianluca Rapisarda – credo che dopo l’approvazione del Decreto Legislativo 66/17 non vi siano più dubbi che essi debbano svolgere quei compiti. E tuttavia credo anche che se non si provvederà a un serio piano di assunzione in ruolo dei collaboratori scolastici, non si riuscirà ancora a fornire un’adeguata cura igienico-personale agli alunni con disabilità del nostro Paese»

Il pregiudizio che non passa mai di moda

Il pregiudizio che non passa mai di moda

«Con quella petizione lanciata contro un intervento che punta a rendere maggiormente accessibile una valle della Lombardia – scrivono dalla LEDHA -, e soprattutto con i toni e i termini usati, si è riproposto per l’ennesima volta il pre-giudizio nei confronti delle persone con disabilità. È una storia vecchia, ma che evidentemente non passa mai di moda: ogni volta che le persone con disabilità chiedono o addirittura “pretendono” di vivere nella società con pari dignità delle altre persone, qualcuno grida allo scandalo e descrive questa possibilità come una minaccia al bene comune»

La decadenza dei tirocini

Tirocini inutili e inadeguati al contesto produttivo, tirocinanti abbandonati a se stessi: nel cercare di individuare le ragioni di questa “deriva”, Marino Bottà scrive tra l’altro: «È venuta meno la ricerca mirata del contesto lavorativo, in quanto è più importante attivare un qualsiasi tirocinio, come previsto dal programma, dal progetto, dalla dote ecc. Andrebbe invece riscoperto il valore stesso del tirocinio, dell’accompagnamento al lavoro e dell’inserimento. E chi opera nel campo dell’inclusione lavorativa dovrebbe sentirsi moralmente e professionalmente impegnato nel proprio compito»

Assistenza igienica a scuola: le norme continuano a parlare chiaro

«A quei rappresentanti sindacali che negano l’obbligo delle collaboratrici e dei collaboratori scolastici a prestare l’assistenza igienica e personale agli alunni con disabilità, torno a ribadire – scrive Salvatore Nocera – che il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro relativo al personale del Comparto Scuola, sottoscritto dalle stesse Organizzazioni Sindacali e dal Ministero, prescrive invece chiaramente che le collaboratrici e i collaboratori scolastici non possano sottrarsi a tale obbligo e debbano frequentare il relativo corso di aggiornamento, necessario a svolgere quelle mansioni»

Parlami di te

«Uomo in affari – scrive Roberta Isastia, a proposito del protagonista di “Parlami di te”, film francese uscito in questi giorni in Italia – Alain si risveglia dal coma con una delle tante forme di afasia, quella che ti fa dire “notte” al posto di “giorno” o “rasta” al posto di “basta”. Ma come succede spesso nei casi di malattie invalidanti, egli scopre le piccole cose della vita, anzi la vita stessa scorrere intorno a lui. E a noi che lo osserviamo, appare più simpatico e umano da afasico che da amministratore delegato. Un film da consigliare a tutti»

Idee diverse sulla Barbie con disabilità

«La Barbie in carrozzina e quella con una gamba protesica – scrive Simona Petaccia -, che verranno presto messe sul mercato, saranno anche un successo per l’affermazione dei diritti delle persone con disabilità». «A chi serve un Barbie con una protesi o in carrozzina? Credo a nessuno – afferma invece Tonino Urgesi – né ai disabili, né alle bambine che giocano con la Barbie». Diamo spazio a due opinioni di segno decisamente diverso sull’iniziativa promossa dalla Società Mattel, che tra qualche mese metterà appunto in commercio una bambola Barbie con disabilità

Autonomia scolastica e inclusione degli alunni con disabilità

«Poco più di vent’anni fa – scrive Gianluca Rapisarda – veniva prodotto il Decreto contenente il Regolamento che fissava l’autonomia didattica e organizzativa delle scuole, stabilendo una flessibilità che avrebbe potuto e dovuto essere anche il principale strumento a supporto del processo di inclusione degli alunni con disabilità. E tuttavia un’autentica “rivoluzione” nell’àmbito dell’attuale sistema di inclusione si potrà avere solo con il definitivo passaggio dal docente di sostegno al “sostegno del contesto”»

Quel Decreto non garantisce certo le pari opportunità, anzi…

«Il diritto di pari opportunità dell’individuo – scrivono da ENIL Italia, contestando in vari punti il Decreto sul reddito di cittadinanza in discussione alla Camera – rappresenta lo scopo, la sintesi, di ogni Trattato che ne sancisce i Diritti Umani. Ed è in questo principio che una politica che si propone come cambiamento verso una maggiore giustizia sociale, dove “nessuno deve più rimanere indietro”, dovrebbe veicolare le proprie energie nel garantire a tutti i cittadini, persone con disabilità comprese, il diritto all’autodeterminazione e all’indipendenza»

Donne con disabilità: serve l’accessibilità, ma anche molto altro

«Mentre la Giornata Internazionale della Donna dell’8 Marzo si avvicina – scrive Simona Lancioni -, fa piacere constatare come anche le donne con disabilità siano considerate all’interno di una ritualità collettiva. Questo dato ha un importantissimo significato simbolico nel promuovere la loro inclusione anche a livello culturale. E tuttavia, passata la ricorrenza dedicata, è necessario andare oltre il rito e dare risposte concrete alle loro istanze, e per farlo serve una riflessione articolata, che tenga conto delle tante variabili che entrano in gioco»

Un parco giochi, ma per chi?

«In giro per l’Italia – scrive Tonino Urgesi – stanno nascendo come funghi i parchi gioco cosiddetti “inclusivi”. Da una parte dovrei essere contento di queste nobili iniziative, ma dall’altra mi pongo una domanda: perché un bambino con disabilità deve avere un gioco solo per disabili? Si dovrebbe invece incominciare – imparando proprio dal gioco e dal divertimento – a non creare più differenze, etichette, stereotipi e quindi non vorrei più leggere che si vogliono organizzare giochi o parchi “per bambini con disabilità”»

La Convenzione ONU a dieci anni dalla ratifica: una sfida mancata?

«Per noi persone con disabilità e per il nostro movimento – scrive Gianluca Rapisarda – il decimo anniversario della ratifica da parte dell’Italia della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità ha costituito una preziosa occasione per rilanciare una sfida costruttiva e propositiva alla classe dirigente del nostro Paese, per far sì che essa rimetta al centro della scena le persone con disabilità, con i loro diritti fondamentali all’autodeterminazione, all’inclusione e alla cittadinanza attiva»

Tiflologi e tiflologhe: figure importanti, ma non ancora riconosciute

«In Italia – scrive Marco Condidorio – i titoli si sprecano e forse per questo si moltiplicano inutilmente. Alcuni esistono, ma senza un riconoscimento, pur avendo una valenza sociale e formativa assai importante. Altri invece sono riconosciuti, pur non avendo alcuna ragione sociale, né utilità culturale, o se ce l’hanno è piuttosto discutibile. Molti, poi, sono quelli “abusivi” tra i quali, purtroppo, anche quello di “tiflologo”, il professionista che affianca i ragazzi con disabilità visiva»

Sono un’Educatrice Tiflologica e dovrò ancora “giustificare la mia esistenza”

«In base alla nuova normativa – scrive Valentina Ferretti, educatrice di ragazzi con disabilità visiva – sono obbligata in questi mesi, da lavoratrice, a frequentare il corso universitario intensivo annuale, che istituisce la figura dell’Educatore Socio-Pedagogico. Ma è proprio necessario che chi, come me, ha frequentato a suo tempo un corso di qualifica professionale per diventare “Istruttore per minorati della vista” e gode già di una discreta esperienza sul campo, debba ritrovarsi a dovere “giustificare la propria esistenza professionale”?»

I Tribunali dovrebbero essere solo l’ultima spiaggia

«L’inclusione degli alunni e degli studenti con disabilità – scrive Gianluca Rapisarda – non la devono fare i Giudici, ma il rispetto delle leggi attualmente in vigore e, soprattutto, la non più rinviabile e preannunciata riforma del sostegno, con un piano strutturale di stabilizzazione dei circa 60.000 insegnanti di sostegno precari, con il loro definitivo transito dall’organico di fatto a quello di diritto, vincolandoli inoltre all’alunno con disabilità per l’intero segmento formativo»

Danzare al buio, ovvero le barriere esistono per essere superate

«Grazie a uno spettacolo sperimentale di danza contemporanea – racconta Silvia De Michele, insegnante e coreografa – in cui sei danzatori vedenti hanno danzato completamente al buio e gli spettatori vedenti e non vedenti erano al centro dell’azione scenica, ho conosciuto Sofia, una bimba di 9 anni cieca dalla nascita, che mi ha chiesto di insegnarle a danzare. Insieme abbiamo capito che le barriere esistono per essere superate e che il limite è soltanto un alibi per chi non ha la forza di lottare!»

Ammaestrati a sentirci “cittadini di serie B”

«Noi famiglie e persone con disabilità italiane – scrive Sara Bonanno, commentando l’iter parlamentare del Disegno di Legge su reddito di cittadinanza e pensioni, che si avvia alla conclusione – siamo stati ammaestrati a sentirci “cittadini di serie B”, convinti che non fosse possibile liberarsi dal palo di uno Stato negligente il quale, in cambio di cibo e acqua, ci tiene legati a una condizione di inferiorità emarginante»

Dedicato a tutte le Daniele del mondo

«Dapprima – scrive Roberta Isastia, parlando dello spettacolo teatrale “Pesce d’aprile” di Daniela Spada e Cesare Bocci – l’idea di scrivere il libro in due, per raccontare la storia propria e quella di tutti coloro che improvvisamente devono imparare a vivere la vita dopo l’ictus. Poi adattare il libro al teatro e trovare un’attrice bravissima, che sapesse rendere le difficoltà di Daniela e di tutte le Daniele del mondo, senza permettere compassione e senza scivolare nella caricatura. Al termine il pubblico non smetteva di applaudire Cesare Bocci e Tiziana Foschi»