Opinioni

Caro Manuel, il mondo necessita di te

Il giovane nuotatore Manuel Bortuzzo, ferito nei giorni scorsi da un colpo di pistola che gli ha provocato una lesione midollare

«Quando diventai tetraplegico – scrive Antonio Giuseppe Malafarina, rivolgendosi a Manuel Bortuzzo, il giovane nuotatore ferito a Roma da un colpo di pistola che gli ha provocato una lesione midollare – la speranza era proprio speranza, quasi utopia. Oggi è diverso, anche se non perfetto. C’è la possibilità di progettare il tempo a venire. Ora, Manuel carissimo, spero che tu non perda il tuo senso critico, perché io attendo la tua progettualità. Fuori da dove sei adesso, ma anche già dove sei. Il mondo necessita di te»

Disabilità e lavoro: cinque azioni per cambiare, osare, migliorare

Disabilità e lavoro: cinque azioni per cambiare, osare, migliorare

«Una graduale abolizione dell’obbligo di assunzione, una stringente normativa antidiscriminazione, un disability manager a supporto delle aziende private, un fondo ad hoc per gli “accomodamenti ragionevoli” e la valorizzazione della rete delle Associazioni e dei servizi territoriali: cinque azioni – scrive Daniele Regolo, fondatore e presidente dell’Agenzia Jobmetoo – per rendere più moderno, efficace e anche più rispettoso il rapporto tra lavoratori con disabilità e mondo dell’occupazione»

La povertà non è la stessa per tutti

La povertà non è la stessa per tutti

«Il rispetto del principio elementare dell’equità – scrive Carlo Hanau – vorrebbe che il reddito di cittadinanza considerasse la differente condizione delle persone. Gli indici di povertà come l’ISEE familiare, infatti, non colgono in modo adeguato l’effettivo tenore di vita delle famiglie con una o più persone con disabilità e sottostimano il loro reale disagio economico, aggravato dalle difficoltà di accesso al mondo del lavoro, dalla necessità di disporre di un caregiver e dai costi sociosanitari privati per supplire alle carenze dei servizi pubblici di assistenza sociale e sanitaria»

Non dimenticare gli assistenti all’autonomia e alla comunicazione

Un'assistente all'autonomia e alla comunicazione insieme a due bimbi

«Il riconoscimento giuridico dei 48.000 assistenti italiani all’autonomia e alla comunicazione – scrive Gianluca Rapisarda – e la loro conseguente stabilizzazione nei ruoli dell’Amministrazione Scolastica potrebbero garantire una volta per tutte agli alunni con disabilità un sostegno autenticamente e realmente diffuso in tutto il contesto e non più “delegato” soltanto agli insegnanti specializzati. Ma né il Ministero né la Conferenza Stato-Regioni sembrano avere fretta…»

L’Educatore Tiflologico non è copia, ma sostanza

Un dipinto raffigurante delle mani che toccano e che ben rappresenta le Scienze Tiflologiche

Scriveva Apuleio: Ars aemula naturae… Se però è vero che l’arte emula la natura, è pur vero che, perché ciò accada, vi è una mente capace di farlo e cioè vi è un occhio che sa guardare alla natura stessa. Qualche secolo prima Platone aveva affermato che «la pianta è copia dell’idea di piantità» e […]

Altalene non inclusive

«Un’altalena solo per sedia a rotelle – scrivono Claudia Protti, Raffaella Bedetti e Alessandra Corradi – non è un gioco inclusivo, perché la parola “inclusivo” vuol dire permettere a tutti di fruire di un qualcosa nello stesso momento e nello stesso luogo e quindi è implicito il concetto di condivisione sociale/aggregativa, che è il contrario appunto della ghettizzazione e della discriminazione. Un’altalena che fa dondolare in solitudine un bambino o una bambina, già isolato dall’essere su una sedia a rotelle, non include nessun altro coetaneo»

L’arte che aiuta a vivere nei luoghi di cura

«Ospitando alla Casa dei Risvegli di Bologna la performance di Emilio Fantin, intitolata “pulsazione#1 ECO” – scrive Fulvio De Nigris – puntiamo ad allargare la riflessione sul rapporto tra arte contemporanea e malattia nella nostra società, analizzando l’argomento da diversi punti di vista, dando anche l’occasione di raccontare cosa succede quando l’arte contemporanea entra nei luoghi della terapia, e quando la terapia entra nei processi creativi, attraverso i protagonisti di questo scambio, invitati a confrontare idee, progetti ed esperienze vissute»

Treni: molto è stato fatto, ma molto resta da fare

Oltre a prendere atto con soddisfazione che sono diventate ben trecento le stazioni ferroviarie del Circuito Sale Blu – quelle cioè che forniscono assistenza ai viaggiatori con disabilità e a ridotta mobilità – nei giorni scorsi abbiamo anche sottolineato la necessità di mantenere sempre alta l’attenzione su eventuali disagi vissuti dai viaggiatori con disabilità in treno. Oggi Maria Pia Amico racconta proprio alcuni di quei disagi, dovuti, a quanto pare, soprattutto a un carente coordinamento tra le varie direttive e anche al mancato controllo degli ausili presenti sui convogli

In quel palazzo un cieco, da solo, sarebbe proprio nei guai!

«Se un cieco entrasse da solo nel Palazzo degli Esami di Roma – scrive Giulio Nardone -, come la legge dice che ha il diritto di fare, si perderebbe in breve tempo, senza poter sapere dove dirigersi e come evitare di precipitare nelle scale non segnalate tattilmente, se si distraesse un attimo. Eppure si tratta di un edificio che è sede di importanti manifestazioni e tempo fa anche di attività fondamentali come i pubblici concorsi, ma che è appunto totalmente inaccessibile per chi non ha il dono della vista»

Questo è lo sport che vogliamo, inclusivo, aggregante, per tutti

«Lo sport è come un treno – scrive Matteo Simone, raccontando la recente “Corsa di Miguel”, manifestazione romana cui hanno partecipato anche dei giovani dell’Associazione SOD ITALIA, con speciali carrozzine – dove c’è posto per tutti, avanti o dietro, e si può salire o scendere quando e come si vuole; non c’è un’età giusta, non c’è una modalità giusta, si è sempre in tempo per salire o scendere dal treno dello sport. Questo è lo sport che vogliamo, inclusivo, partecipante, aggregante, per tutti, con ogni modalità e insieme»

Quell’Olocausto “rimosso” delle persone con disabilità

«In concomitanza con il Giorno della Memoria – scrive Gianluca Rapisarda – ritengo più che mai fondamentale ricordare l’Olocausto “rimosso” delle persone con disabilità, perché, nonostante gli avanzati strumenti della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, e gli impegni politici previsti nei diciassette “Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile” dell’Agenda ONU 203, la storia contemporanea riporta quotidianamente, ancora e troppo spesso, episodi di esclusione sociale e di discriminazione di cittadini con disabilità»

Non moltiplicare le cose, se non ve n’è necessità!

«Mentre è senz’altro urgente il riconoscimento professionale degli assistenti all’autonomia e alla comunicazione, non ritengo – scrive Salvatore Nocera – che se ne debbano moltiplicare i profili professionali. Il problema, invece, sta nel fatto che i corsi di specializzazione e formazione loro dedicati sono insufficienti, sia per le ore di insegnamento che per i contenuti». E conclude così: «Giustamente i giuristi romani dicevano: “Entia non sunt moltiplicandi sine necessitate”, ovvero “Non si devono moltiplicare le cose, se non ve n’è la necessità”»

Si fa in fretta a distorcere le buone intenzioni in sopraffazione…

«Si fa in fretta – scrive Antonio Giuseppe Malafarina – a distorcere le proprie buone intenzioni in sopraffazione. E ancor più rapidamente si distorce l’opinione, il desiderio e il diritto, dell’altro. Basta non ascoltarlo»: alcune riflessioni, condite con la giusta dose di ironia, su quanto pubblicato in un tweet ampiamente condiviso, da Bronwing Berg, scrittrice, persona con disabilità in carrozzina, spinta contro la sua volontà

Pierluigi Lenzi: una voce oltre tutte le barriere

«Un grido nella notte – scrive Sandro Montanari -, così si potrebbe definire la poesia di Pierluigi Lenzi. Un grido che, allo stesso tempo, è domanda d’amore, richiesta di presenza, attesa trepidante, esondazione di dolore. “Se solo tu mi vedessi” è il titolo del suo nuovo libro e vedere, secondo l’accezione dell’Autore, significa andare oltre… implica una presa di coscienza, un coinvolgimento profondo dell’osservatore nel soggetto osservato, sottintende una partecipazione, un trasporto emotivo, una comprensione dell’altro»

E alla fine Gimmi ha “trovato casa”!

Costretto a restare chiuso in un armadio per un sacco di tempo, nonostante i tanti apprezzamenti, come aveva raccontato su queste pagine l’APIC di Torino (Associazione Portatori Impianto Cocleare), ha finalmente “trovato casa”, presso una scuola di Torino, il piccolo loop “Gimmi”, amplificatore portatile a induzione magnetica per persone sorde portatrici di impianto cocleare e protesi acustica, frutto di un progetto condotto dalla stessa APIC. E anche in questo caso è l’Associazione a “dargli la voce”, per un doveroso ringraziamento a tutti…

Ma è inclusione oppure esclusione scolastica?

Persistenza di barriere architettoniche e senso-percettive, una rivoluzione informatica che ben poco “si sposa” con la disabilità, inadeguata e scarsa preparazione degli insegnanti di sostegno, continuità didattica ben lungi dall’essere garantita: «Da un’attenta analisi dei dati proposti dal Rapporto ISTAT riguardante l’inclusione scolastica degli alunni e studenti con disabilità nell’anno 2017-2018 – scrive Gianluca Rapisarda -, vien da dire “anno nuovo, ma problemi vecchi!”, visto il persistere delle tradizionali e ataviche criticità del nostro sistema inclusivo»

Non sarà facile, ma la scelta resta nostra

«È ovvio – scrive Nadia Luppi – che in certi casi un limite oggettivo condizioni la nostra libertà di azione. E se vediamo poco o per niente, non sentiamo o non camminiamo, il nostro modo di agire non sarà lo stesso degli altri. Ma se ascoltassimo il desiderio e plasmassimo la sua realizzazione in base a ciò che possiamo fare, piuttosto che assecondare la paura di ciò che ci è precluso?». E conclude: «Le paure vanno ascoltate, non rifiutate. Così le voci dei timori e i volti che quelle paure assumono nelle nostre vite, ricordandoci che non sarà facile, ma che tuttavia la scelta resta nostra»

Mai più di venti in classe, se ci sono alunni con disabilità!

«Nelle scorse settimane – scrive Gianluca Rapisarda – è iniziata in Commissione Cultura alla Camera la discussione su una Proposta di Legge che punta a fissare un tetto massimo di 22 studenti per ogni classe delle scuole primarie e secondarie del nostro Paese, allo scopo di combattere il fenomeno delle cosiddette “classi pollaio”. A tal proposito si può guardare con soddisfazione alle parole della Deputata che l’ha presentata e che sembrano portare alla conferma dell’inderogabilità di un massimo di 20 alunni per classe, in presenza di ragazzi o ragazze con disabilità»

Acquisizione delle autonomie e mondo del lavoro: quale ruolo per il tiflologo?

«È auspicabile – scrive la tiflologa Valeria Tranfa – che ogni scuola dove è inserito un ragazzo con difficoltà visiva possa usufruire di un Servizio di Consulenza Tiflopedagogica, per confrontarsi con uno specialista che aiuti gli insegnanti e tutto il personale scolastico a porre l’accento, tra gli altri aspetti, anche sulle problematiche relative all’autonomia, per crescere ragazzi preparati sul piano degli apprendimenti, ma anche e soprattutto su quello personale, mettendoli in condizione di diventare autonomi, protagonisti appieno della propria vita»

Un salto indietro nel tempo di cinquant’anni?

«260.000 invalidi porteranno la propria pensione di invalidità a 780 euro, se vivono da soli. Se invece vivono in famiglia, noi diamo 1.300 euro al loro nucleo familiare e chi sta vicino a loro non dovrà chiedere di trovare un lavoro»: secondo ENIL Italia, tali recenti dichiarazioni del vicepremier Luigi Di Maio «ci fanno compiere un salto indietro di cinquant’anni in poche frasi, spazzando via il concetto di vita indipendente, il diritto di scegliere dove, come e con chi vivere nonostante la disabilità, di essere soggetti attivi e di decidere per la propria vita in quanto liberi individui»