Lo stereotipo di una persona cieca che non esiste

«Mi sembra – scrive Lorenza Vettor, riferendosi a un articolo dedicato al nuovo film di Silvio Soldini, “Il colore nascosto delle cose” – che l’autore di quel pezzo si sia creato una figura generica di persona cieca che non esiste! E non è nemmeno un’evenienza rara, contrariamente a quanto egli scrive, che una persona cieca o ipovedente abbia un compagno o una compagna di vita che vede. Sarebbe quindi sufficiente che egli parlasse con alcune persone con disabilità visiva, per rendersi conto che quanto esposto nel suo pezzo è al di fuori della realtà!»

Valeria Golino e Adriano Giannini in "Il colore nascosto delle cose" di Silvio Soldini

Valeria Golino e Adriano Giannini in una scena del film “Il colore nascosto delle cose” di Silvio Soldini

Leggo con stupore, sconcerto, indignazione, amarezza, il pezzo intitolato “Il colore nascosto delle cose”. Soldini naufraga nel sentimentalismo, pubblicato qualche giorno fa sulla «Gazzetta di Modena», a firma di Alberto Morsiani, dedicato appunto al Colore nascosto delle cose, il nuovo film di Silvio Soldini, interpretato da Adriano Giannini e Valeria Golino, nella parte di una donna cieca.
Rimango senza parole, domandandomi perché ancora oggi, nel 2017, devo ascoltare certe cose dalla sintesi vocale del mio PC… E non alludo al commento sul film, che non ho ancora visto e del quale ognuno può pensare ciò che vuole, mi riferisco invece a queste frasi scritte dall’autore di quel pezzo.

«In effetti – si legge -,  i non vedenti del film appaiono, forse un po’ programmaticamente, persone piene di vita e di ironia, che nonostante il loro handicap lavorano, fanno sport, viaggiano. […] All’opposto [Soldini] ha scelto di girare una storia d’amore tra un vedente e una non vedente, abbastanza improbabile nella realtà».
Non so su cosa il giornalista basi queste sue affermazioni, a mio avviso alquanto discutibili. Io dico solo che noi non vedenti siamo come qualsiasi altra persona, perché prima di ogni altra cosa siamo persone, come dice molto bene la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, di cui mi permetto di suggerire caldamente al signor Morsiani la lettura.
Così, anche fra noi non vedenti, c’è chi, come tutti, è più ironico, chi meno, chi se ne sta sempre a casa propria, chi è sempre con la valigia in mano, chi ama ascoltare la musica, chi preferisce guardare la TV o leggere un libro.
A me pare che sia invece questo giornalista ad essersi creato una figura generica di persona cieca che non esiste! Non ci sono gli stereotipi, ci sono le persone!!! E ogni persona è un essere unico e irripetibile, diverso da ogni altro essere umano!

Cosa significa poi l’affermazione secondo cui «nonostante il loro handicap [le persone non vedenti] lavorano»? Vuol forse dire che se uno è cieco non può lavorare, perché “handicappato”? Stereotipi e luoghi comuni anche qui… E inoltre linguaggio inappropriato, dal momento che la parola “handicappato” è rifiutata dalle maggiori Associazioni di e per persone con disabilità, poiché non in linea con la succitata Convenzione ONU.
Non è infine un’evenienza rara che una persona cieca o ipovedente abbia un compagno o una compagna di vita che vede… Tutt’altro. Sarebbe sufficiente che il signor Morsiani parlasse con alcune persone con disabilità visiva per rendersi conto che quanto esposto nel suo pezzo è al di fuori della realtà!

Consigliera della FISH Friuli Venezia Giulia (Federazione Italiana per il Superamento dell‘Handicap).

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