ISEE ordinario per i Servizi Diurni? Pronti a ricorrere al TAR

«È per noi inaccettabile l’applicazione dell’ISEE ordinario per i Servizi Diurni, perché se in base al progetto di vita delle persone con disabilità la loro frequenza ai Servizi Diurni è un bisogno, questo dev’essere configurato come un diritto e non come un privilegio. Siamo dunque pronti ad un eventuale ricorso al TAR»: a dirlo è Marianna Mastronicola, che presiede a Milano il Coordinamento delle Famiglie di persone con disabilità coinvolte in vari tipi di Servizi Diurni e che sta conducendo una battaglia in questo àmbito, a fianco della Federazione LEDHA di Milano

Donna bionda che intima lo stop con la mano destraEletta il 7 giugno scorso alla Presidenza del Coordinamento Famiglie CSE SFA e CAD di Milano (ove gli acronimi stanno rispettivamente per Centri Socio Educativi, Servizi di Formazione all’Autonomia e Centri Aggregativi Disabili), Marianna Mastronicola ha voluto subito affrontare l’ormai annosa questione della compartecipazione al costo dei servizi da parte delle persone con disabilità e delle loro famiglie.
«Se da un lato – ha dichiarato a tal proposito – il Comune di Milano ha finalmente iniziato ad affrontare il tema della compartecipazione al costo del Servizio Diurno parlando di retta e non più di contribuzione al pasto, dall’altra ci preoccupa l’orientamento del Comune stesso di volere applicare l’ISEE sociosanitario (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) solo ai CDD (Centri Diurni Disabili), mentre per i restanti servizi intenderebbe applicare l’ISEE ordinario [per la differenza tra i due tipi di ISEE si legga nel box in calce, N.d.R.]. Siamo fermamente contrari a questo orientamento, perché ai Servizi Diurni deve essere applicato l’ISEE socio sanitario. E siamo pronti, qualora dovesse esserci una Deliberazione in tal senso, a ricorrere davanti al TAR (Tribunale Amministrativo Regionale), così come ha già fatto l’ANFFAS Lombardia (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale) nei confronti del Comune di Trezzo sull’Adda, ricorso che è stato accolto e che ha portato all’annullamento della Delibera Comunale».
«Non siamo soliti a prendere posizioni così nette – aggiunge la Presidente del Coordinamento – e abbiamo atteso anni nella speranza che il lavoro svolto dalla LEDHA di Milano nel relativo tavolo permanente potesse dare i suoi frutti. Invece assistiamo ad un fitto scambio e confronto tra l’Assessorato di riferimento e la rappresentanza di una sola tipologia di diurnato (CDD), mentre i familiari di chi frequenta gli altri servizi (CSE SFA e Cad) non trovano ascolto».

Dal canto suo, la LEDHA di Milano citata da Mastronicola – ovvero l’emanazione cittadina della Federazione regionale che costituisce la componente lombarda della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) – è impegnata da sempre su questo fronte e anche in questo caso ha chiesto un incontro ai rappresentanti istituzionali di competenza, senza però ottenere positivi riscontri.

«La filiera dei Servizi Diurni – conclude Mastronicola – è composta da CDD, CSE, SFA e CAD. Questo sistema, tuttavia, è arrivato al limite. Vi sono infatti liste di attesa per poter accedere e spesso le famiglie sono costrette ad entrare in questi servizi come privati solventi. Il lavoro svolto insieme agli Enti Gestori per cercare di dare risposte ai bisogni delle persone è stato intenso e nel 2015 abbiamo proposto al Comune un progetto sperimentale per andare incontro a coloro che restano ai margini dei Servizi Diurni. Solo nel 2018, ben tre anni dopo, si è riusciti ad attivare questo progetto ma soltanto fino al mese di giugno. Quel progetto, quindi, è ora chiuso, perché non finanziato, e dall’Assessorato non sono giunte rassicurazioni, cosicché i ragazzi coinvolti si troveranno nuovamente esclusi. È per noi inaccettabile, perché se in base al progetto di vita delle persone con disabilità la loro frequenza ai Servizi Diurni è un bisogno, questo dev’essere configurato come un diritto e non come un privilegio». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Roberto Morali (direttore LEDHA Milano), roberto.morali@ledhamilano.it.

L’ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) serve a fornire una valutazione della situazione economica delle famiglie, tenendo conto del reddito di tutti i componenti, del loro patrimonio e di una scala di equivalenza che varia in base alla composizione del nucleo familiare. Esso tiene conto di particolari situazioni di bisogno, prevedendo trattamenti di favore per i nuclei con tre o più figli o dove siano presenti persone con disabilità o non autosufficienti. L’ISEE è necessario per l’accesso alle prestazioni sociali la cui erogazione dipende dalla situazione economica familiare.
L’ISEE ordinario (o standard) contiene le principali informazioni sulla situazione anagrafica, reddituale e patrimoniale del nucleo familiare. Questo tipo di Indicatore vale per la maggior parte delle prestazioni.
L’ISEE socio sanitario è utile per l’accesso alle prestazioni sociosanitarie, come l’assistenza domiciliare per le persone con disabilità e/o non autosufficienti, l’ospitalità alberghiera presso strutture residenziali e semiresidenziali per le persone che non possono essere assistite a domicilio. Le persone con disabilità maggiorenni possono scegliere un nucleo più ristretto rispetto a quello ordinario. Per esempio, una persona maggiorenne disabile non coniugata e senza figli, che vive con i genitori, in sede di calcolo ISEE può dichiarare solo i suoi redditi e patrimoni.
(fonte: INPS)

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