Le parole giuste per raccontare la disabilità

«Considerare le persone con disabilità anche come possibile “soggetto di informazione” e non solo come “oggetto di comunicazione”»: era una delle dieci regole fissate dal compianto direttore responsabile del nostro giornale Franco Bomprezzi, nel suo “Decalogo della buona informazione sulla disabilità”, elaborato ormai più di vent’anni fa, ma tuttora valido e attuale anche oggi, in un momento in cui si susseguono gli incontri sul tema “Disabilità, informare con le parole giuste”, come quello in programma per il 6 novembre all’Università La Sapienza di Roma

Realizzazione grafica con omini e la scritta «See the Person Not the Disability»

Una realizzazione grafica corredata dal testo “See the Person Not the Disability”, ovvero, letteralmente, “Vedi la Persona, non la disabilità”

«Continuerò a portare avanti la battaglia per il giusto linguaggio sulla disabilità», aveva scritto qualche tempo fa, su queste stesse pagine, Antonio Giuseppe Malafarina, soffermandosi sulla sua partecipazione all’incontro Disabilità, informare con le parole giuste, tenutosi all’Università Cattolica di Milano.
Ora un incontro analogo, con il medesimo titolo, anch’esso valido quale corso di aggiornamento per giornalisti, ma aperto a tutti, è in programma per il pomeriggio del 6 novembre nell’Aula Magna dell’Università La Sapienza di Roma, a cura del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale della stessa, e anche in quell’occasione Malafarina – giornalista del blog InVisibili di «Corriere della Sera.it», che sarà tra i relatori, trattando appunto il tema Disabilità: il giusto linguaggio – potrà continuare il proprio percorso.

Insieme a lui – moderati da Lucio Bussi, componente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti – interverranno per l’occasione Marco Binotto, ricercatore di Sociologia dei Processi Culturali e Comunicativi all’Università La Sapienza (Senza pietà. Sfide e rischi della rappresentazione mediale della disabilità); Carlo Giacobini, responsabile del Servizio HandyLex.org e direttore editoriale del nostro giornale «Superando.it» (Disabilità fra narrazione e rappresentazione: origini ed effetti della comunicazione discorsiva); Antonella Patete, giornalista dell’agenzia «Redattore Sociale» e coordinatrice della redazione di SuperAbile INAIL (Le parole giuste per raccontare la disabilità); Alessia Bottone, giornalista, autrice tra l’altro del docufilm Ritratti in controluce. Cecità, stereotipi e successi a confronto (se ne legga ampiamente anche sulle nostre pagine), oltreché “firma” di «Superando.it» (Disabilità e comunicazione: modelli e stereotipi); Gaia Peruzzi, associata di Sociologia dei Processi Culturali e Comunicativi all’Università La Sapienza, alla quale saranno affidate le conclusioni ell’incontro.

Da parte nostra – come contiamo di fare in occasione di tutti gli incontri dedicati a queste tematiche – riteniamo di poter portare un buon contributo, riprendendo nel box in calce il Decalogo della buona informazione sulla disabilità, redatto nell’ormai lontano 1998 da Franco Bomprezzi, già direttore responsabile di «Superando.it» dal 2004 al 2014, anno della sua scomparsa, un decalogo che ci sembra ancora del tutto valido più di vent’anni dopo. (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Raffaele Lombardi (raffaele.lombardi@uniroma1.it).

Decalogo della buona informazione sulla disabilità
(Franco Bomprezzi, 1998)
1)
Considerare nell’informazione la persona con disabilità come fine e non come mezzo.
2) Considerare la disabilità come una situazione “normale” che può capitare a tutti nel corso dell’esistenza.
3) Rispettare la “diversità” di ogni persona con disabilità: non esistono regole standard né situazioni identiche.
4) Scrivere (o parlare) di disabilità solo dopo avere verificato le notizie, attingendo possibilmente alla fonte più documentata e imparziale.
5) Utilizzare le immagini, nuove o di archivio, solo quando sono indispensabili e comunque corredandole di didascalie corrette e non offensive della dignità della persona. Quando la persona oggetto dell’immagine è chiaramente riconoscibile, chiederne il consenso alla pubblicazione.
6) Ricorrere al parere dei genitori o dei familiari solo quando la persona con disabilità non è dichiaratamente ed evidentemente in grado di argomentare in modo autonomo, con i mezzi (anche tecnologici) a sua disposizione.
7) Avvicinare e consultare regolarmente, nell’àmbito del lavoro informativo, le associazioni, le istituzioni e le fonti in grado di fornire notizie certe e documentate sulla disabilità e sulle sue problematiche.
8) Ospitare correttamente e tempestivamente le richieste di precisazione o di chiarimento in merito a notizie e articoli pubblicati o diffusi.
9) Considerare le persone con disabilità anche come possibile soggetto di informazione e non solo come oggetto di comunicazione.
10) Eliminare dal linguaggio giornalistico (e radiotelevisivo) locuzioni stereotipate, luoghi comuni, affermazioni pietistiche, generalizzazioni e banalizzazioni di routine. Concepire titoli che riescano ad essere efficaci e interessanti, senza cadere nella volgarità o nell’ignoranza e rispettando il contenuto della notizia.

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