Sono due esperienze diverse, quelle della compagnia Officina Intrecci e del gruppo Narratori Singolari, ma legate l’una all’altra perché nascono dallo stesso sforzo sinergico di enti pubblici e privati, che hanno unito le forze fondando un’associazione.
ASL, Comune e Provincia di Bergamo, il Teatro Prova e altre realtà locali collaborano insieme nell’associazione In/Oltre che gestisce proposte sperimentali di teatro e disabilità, tra cui, innanzitutto, i già citati gruppi di Officina Intrecci e Narratori Singolari.
«Sono undici i soci e rappresentano le principali realtà bergamasche che hanno a che fare con la disabilità. Una rete sinergica unica probabilmente in tutta Italia», ci spiega Angela Prisco, referente dell’associazione per conto dell’ASL.
«Oltre ad ASL, Comune, Provincia e Teatro Prova, ci sono tra gli altri la Caritas, Confcooperative, l’Associazione Antea e due privati cittadini, uno dei quali è un genitore di un ragazzo con disabilità».
A Raffaella Basezzi, responsabile organizzativa del Teatro Prova – coperativa di Bergamo che dal 1983 opera nel campo teatrale con le sue valenze artistiche e pedagogiche – chiediamo poi di spiegarci un po’ meglio di che cosa si tratta.
«Tutto è cominciato nel 1999, quando l’ASL di Bergamo ci ha contattato con l’intenzione di attivare dei laboratori teatrali per gli ospiti, disabili molto gravi, di una struttura residenziale. Di solito i percorsi teatrali di questo tipo sono pensati per soggetti con disabilità media o lieve. Noi abbiamo raccolto la sfida di partire dalle persone con disabilità grave ed è nata un’esperienza particolare, rispetto alla quale abbiamo subito pensato ad un lavoro in rete. Al nostro progetto si sono così aggiunti alcuni centri diurni di Bergamo, volontari di altre realtà locali e la scuola media di Redona».
E così è nato il gruppo Officina Intrecci?
«Sì. Officina Intrecci è da sette anni il nome della compagnia che si è strutturata a seguito dell’iniziativa dell’ASL. Gli incontri del gruppo sono a scadenza settimanale. I partecipanti, condotti da Giusi Marchesi (responsabile del settore Teatro e Diversità del Teatro Prova), sono una trentina tra disabili, accompagnatori, volontari, ragazzi di terza media e altri studenti diplomati che hanno voluto continuare l’esperienza».
Il gruppo ha preparato degli spettacoli?
«All’inizio hanno lavorato al video Trame invisibili e poi sono partiti i due spettacoli Corpi bugiardi e Beffa Bagatto. Corpi bugiardi riprende le avventure di Pinocchio per esplorare i misteri di corpi diversi, mentre in Beffa Bagatto, attualmente presentato al pubblico, il protagonista è Bagatto, un mago illusionista che stimola la fantasia degli spettatori. Quest’anno poi, Giusi ha proposto degli approfondimenti sull’utilizzo della voce e proprio su questo potrebbe nascere prossimamente un nuovo spettacolo».
Tutta l’esperienza è gestita dal Teatro Prova in collaborazione con l’ASL locale?
«Quando l’esperienza si è strutturata abbiamo voluto dare ad essa una forma istituzionale, fondando l’associazione In/Oltre. Il nostro teatro è cofondatore e responsabile della direzione artistica e organizzativa di ogni percorso annuale di laboratori e spettacoli, che chiamiamo “festival”, dal titolo Non voglio perdere la maraviglia».
Per capire meglio invece che cos’è il gruppo Narratori Singolari, Raffaella Basezzi ci suggerisce di parlare con Silvia Barbieri, direttore artistico del Teatro Prova e una delle fondatrici del gruppo stesso. «Prima, però, sempre a proposito del gruppo Officina Intrecci, vorrei sottolineare – annota Barbieri – che il suo segreto sta nel lavoro sinergico. Ragazzi disabili gravissimi, accompagnatori, volontari, attori, studenti mettono in gioco le proprie personali qualità e caratteristiche nel rispetto reciproco. Gli spettacoli che essi producono esprimono questo connubio e allo stesso tempo tengono conto dell’aspetto estetico proprio dell’arte scenica, puntando in particolare sulla poesia dell’espressività corporea».
Di Narratori Singolari ha scritto anche la rivista «Il Jolly» della sezione bergamasca della UILDM – Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare (n. 73, luglio 2006, p. 15). Ci può raccontare meglio di che cosa si tratta?
«Insieme a uno psicologo e a dei medici abbiamo pensato a un progetto che potesse dar voce ai genitori di figli con disabilità. È nato così Narratori Singolari, un gruppo che utilizza lo strumento della narrazione teatrale, per cui si mettono in scena storie autobiografiche raccontate, nel nostro caso, dagli stessi protagonisti.
I primi incontri del nuovo laboratorio sono stati mirati a un’infarinatura del linguaggio teatrale. I partecipanti sono stati invitati a provare esercizi tipici dell’attore, nel suo rapporto con il corpo, la voce, lo spazio scenico, il pubblico. Abbiamo insegnato loro che l’attore propone una sorta di “patto” allo spettatore, che accetta di ascoltarlo e di lasciarsi trasportare in un incantesimo, dove il tempo e gli accadimenti sono altri rispetto alla realtà fuori dal teatro. Si è creato così un clima di convivialità e fiducia tra i partecipanti, si è creato cioè il gruppo, dove uno è sempre sostenuto da tutti».
Poi siete entrati nel vivo della narrazione teatrale…
«Esatto. Sono state proposte delle tematiche dal conduttore, l’attore del Teatro Prova Alberto Salvi. Sono partiti dall’inizio dell’esperienza di genitore, cioè dalla nascita del figlio. Ogni partecipante ha raccontato le aspettative, i sogni, l’evento della nascita, la scoperta della disabilità. Sono usciti racconti molto generosi e toccanti, rielaborati poi in racconti strutturati che hanno dato origine al primo spettacolo Sottratti al silenzio».
Come lo ha recepito il pubblico?
«È uno spettacolo che ha molto successo, viene richiesto ancora adesso in serate a tema, anche nelle scuole. Quello che mi emoziona di più è che ormai i genitori sono diventati così padroni dello strumento che gestiscono da soli il dopo spettacolo, quando il pubblico, affascinato dalla rappresentazione, ha voglia di fare delle domande agli attori.
Non dev’essere stato un percorso facile per questi genitori…
«Certamente no. All’inizio non conoscevano Alberto e dovevano esporsi di fronte a lui. Hanno dato prova di coraggio. Ora sono soddisfatti, parlare della propria esperienza di genitore di un ragazzo con disabilità e confrontarsi con altre persone che si trovano in situazioni simili è stato importante. All’attivo hanno già tre spettacoli, Sottratti al silenzio, Viaggiatore leggero e Tre. Nel secondo raccontano la crescita del figlio, il suo incontro con la società. Nel terzo, infine, mescolano racconti personali e testi dello scrittore Giuseppe Goisis».
Durante i laboratori settimanali, i genitori, quindi, parlano tra loro dei propri vissuti?
«Sì, tanto che l’anno scorso tutti gli scritti che documentano questi scambi sono stati raccolti in un libro, Il Baratto, a cura di Alberto Salvi e dello scrittore, regista e musicista Giuseppe Goisis che aveva già conosciuto il gruppo in occasione della rappresentazione Tre».
Ormai le esperienze di Officina Intrecci e Narratori Singolari si sono consolidate. L’associazione In/Oltre, pronta a occuparsi di nuovi progetti, ha già dato avvio ad altri due gruppi teatrali.
«Sì, l’anno scorso abbiamo proposto altri due laboratori, uno all’interno di una scuola, l’istituto professionale Caniana», spiega Angela Prisco. «Vi partecipano studenti, insegnanti e gli ospiti di una struttura semiresidenziale».
E l’altra novità?
«Si tratta del laboratorio Versi/Diversi, condotto da Massimo Nicoli. Come già Narratori Singolari, si tratta di un percorso di narrazione teatrale rivolto all’esperienza genitoriale, solo che in questo caso i genitori non hanno tutti figli con disabilità. L’idea è quella di stimolare un confronto mescolando vissuti diversi».
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