«Già nel 1995 Cittadinanzattiva-Tribunale per i Diritti del Malato, assieme a 40 associazioni nazionali di malati e di cittadini, che sottoscrissero la Carta dei 14 Diritti del Malato, rivendicava per i malati il diritto alla decisione e il diritto al futuro, anche se questo poteva corrispondere a poche ore da vivere con dignità e serenità».
Lo si legge in una nota ufficiale del movimento Cittadinanzattiva che intende con tale testo esprimere la propria posizione sulla richiesta di Piergiorgio Welby di porre fine alla propria vita – dipendente da una serie di apparecchiature mediche – vicenda che ha avuto inizio nel mese di settembre con una lettera dello stesso Welby al presidente della Repubblica e che tanto sta facendo discutere da molte settimane.
«Per questo – continua la nota di CittadinanzAttiva – condividiamo la “pretesa” di Welby di decidere che cosa fare della propria vita, non delegando tale decisione alle macchine e alla tecnologia».
Particolarmente significativo il successivo passaggio, in cui si affronta il tema dell’eutanasia, andando al di là del caso specifico. «Sostenere Welby non significa mettersi dalla parte di chi vuole l’eutanasia per Legge, perché di eutanasia non si tratta. La nostra organizzazione non si è fatta promotrice di proposte in tal senso, non avendole discusse democraticamente al suo interno. Si è però sempre battuta per avere in Italia la possibilità di utilizzare il testamento biologico, che consentirebbe di evitare, per chi lo desideri, forme di accanimento terapeutico, come quello che si sta perpetrando sulla vita di Welby».
Molto chiara anche un’altra dichiarazione, diretta al mondo della politica: «Non condividiamo la strumentalizzazione e l’uso politico che si sta facendo della vicenda e chiediamo quindi al mondo della politica di fare un passo indietro, rendendosi conto che per rispettare le vicende umane serve avere una maggiore consapevolezza del limite della politica».
Una posizione, dunque, con la quale non si intendono proporre concetti astratti o generali, ma discutere e far sentire la propria voce su un caso concreto, reale che necessita di un supporto immediato.
«Tre sono i princìpi che vogliamo soprattutto sottolineare – dichiara Simona Sappia di Cittadinanzattiva – vale a dire la necessità di tutelare per ogni cittadino il diritto alla decisione e al futuro, la necessità di non praticare l’accanimento terapeutico se non voluto, la necessità di affrontare la questione in maniera laica e apartitica».
In questo senso la nota pubblicata – corredata dall’articolo 11 (Diritto alla decisione) e 13 (Diritto al futuro) della Carta dei 14 Diritti del Malato – diventa anche un appello al quale molti hanno già aderito e altri potranno farlo.
(S.B.)
Cittadinanzattiva, Via Flaminia, 53, 00196 Roma
tel 06 367181, fax 06 36718333
mail@cittadinanzattiva.it – www.cittadinanzattiva.it.
(proclamata a Roma il 14 giugno 1995
in occasione della XIV Giornata Nazionale dei Diritti del Malato)
11. Diritto alla decisione
Il cittadino ha diritto, sulla base delle informazioni in suo possesso e fatte salve le prerogative dei medici, a mantenere una propria sfera di decisionalità e di responsabilità in merito alla propria salute e alla propria vita.
13. Diritto al futuro
Ogni cittadino, anche se condannato dalla sua malattia, ha diritto a trascorrere l’ultimo periodo della vita conservando la sua dignità, soffrendo il meno possibile e ricevendo attenzione e assistenza.
Mettere in atto provvedimenti terapeutici (tramite macchinari, terapie farmacologiche, interventi chirurgici ecc.) che non possono portare alla risoluzione del problema del paziente.
Eutanasia
Consiste nel procurare la morte – tramite farmaci o altra modalità che eviti sofferenza – al malato terminale che lo desideri per se stesso. La definizione dei termini entro cui ciò possa avvenire, compresa la possibilità per i familiari e/o il medico di esprimersi nel caso di incoscienza del soggetto, vengono regolati dalla legge degli Stati che ammettono tale pratica.
Testamento biologico
Atto con cui un soggetto cosciente dispone del proprio corpo in caso fosse un giorno privo di coscienza, scegliendo di venire curato con ogni mezzo oppure di rinunciare ad alcuni (per esempio l’utilizzo di macchinari). Ha validità anch’esso solo nei Paesi dove la legge lo ha introdotto. Nel mondo anglosassone è detto anche Living Will.
(a cura di Barbara Pianca e Stefano Borgato)