Nel corso della storia le persone hanno usufruito scarsamente della democrazia. Da quando infatti un ingegnoso scriba babilonese incise nella creta il primo simbolo cuneiforme o da quando un suo “collega” egiziano disegnò il primo geroglifico, sono passati “solo” 4-5 millenni e durante questi anni – a parte gli ultimi cento – i periodi di democrazia sono stati pochissimi. Qualche sprazzo iniziale avvolto nella leggenda (ma c’era sempre una matriarca o un patriarca a vanificarla!), qualcosa nella Grecia di Pericle e nella Roma della Repubblica, qualcos’altro nei Comuni medievali. Paradossalmente assai di più in molte società “primitive”, ove tutte le decisioni erano e sono prese collegialmente a livello del singolo villaggio.
Nella “giornata dell’uomo”, dunque, inteso come razza umana, la democrazia riguarda solo gli ultimi “dieci minuti”. Quella che comprende anche le persone con disabilità gli ultimi “trenta secondi”.
La democrazia per le persone con disabilità si base su una celebre frase di don Lorenzo Milani: «Non vi è nulla di più ingiusto che far parti uguali tra disuguali». Ad essa vorremmo aggiungere un piccolo contributo delle nostre famiglie con disabilità: la democrazia per le persone con disabilità dev’essere una democrazia fruitiva, attribuzione, questa, che potrebbe generare un certo sgomento nei politologi, anche se dubito che detti signori leggano i nostri “poveri” – perché non retribuiti! – scritti.
Il termine fruitiva in genere si associa alla partecipazione. Una mostra d’arte è fruitiva quando i visitatori possono interagire con quanto è esposto, comprenderlo e approfondirlo attraverso materiale esplicativo e di sussidio, “utilizzarlo” per il loro arricchimento culturale.
Una democrazia, pertanto, è partecipativa e fruitiva nei riguardi delle persone con disabilità quando le rende davvero partecipi dei processi che producono e controllano la democrazia, al di là delle buone leggi e delle loro spesso mediocri applicazioni. Quando cioè la persona con disabilità fruisce di un'”uguaglianza speciale” che le destina una fettina di torta un po’ più grande delle altre, a parziale compenso della “fame” patita nei secoli.
*Federazione Italiana ABC (Associazione Bambini Cerebrolesi).