I diritti, i tagli e la dignità

Ciò che si dovrebbe fare, in àmbito di servizi alle persone con grave disabilità e anche ciò che si potrebbe fare, risparmiando e mantenendo una buona qualità, senza dover ricorrere a “tagli ciechi”: sono stati questi i temi al centro dell’incontro sulla disabilità grave, denominato appunto “Quando i tagli… sono ciechi”, organizzato qualche giorno fa a Padova dall’ANFFAS locale

Realizzazione grafica con forbice che taglia la parola "Diritti"Ha avuto notevole eco, anche presso gli organi d’informazione “generalisti” locali, il Simposio/Incontro Multidisciplinare sulla disabilità grave, denominato Quando i tagli… sono ciechi, organizzato il 25 ottobre scorso a Padova dall’ANFFAS locale (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale) [se ne legga anche la nostra ampia presentazione, N.d.R.].

Ad aprire l’incontro è stata Lilia Manganaro, delegata dalla Presidenza Nazionale dell’ANFFAS a porgere i saluti all’Assemblea, che ha voluto innanzitutto ricordare Raffaele Pennacchio, medico affetto da SLA (sclerosi laterale amiotrofica), morto di infarto il 23 ottobre a Roma, dopo un ennesimo presidio sotto le finestre del Ministero dell’Economia, ponendolo come «emblematico martire della lotta per concretizzare quei diritti che sono stati conquistati persino dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, ma che restano troppo spesso disattesi».
Dopo l’intervento, quindi, di Maddalena Borigo Daniel, presidente dell’ANFFAS di Padova, la parola è andata a Paolo Paolucci, responsabile sanitario del Centro CTRP (Comunità TerapeuticaResidenziale Protetta) dell’ULSS 16, che ha illustrato come ci siano diversi tipi di risparmi possibili nell’àmbito della sanità, senza ricadute sui servizi: tagli funzionali, lineari, ma anche ciechi. «Purtroppo – ha dichiarato – questi ultimi sono pericolosi perché riducono l’efficacia nell’acuzie aumentando senza controllo la cronicità».
«L’attività sanitaria – ha sottolineato poi Paolucci – ha subìto in questi ultimi vent’anni grossi traumi. Non si è trattato, cioè, di distribuire risorse illimitate come accadeva in passato, ma di ridurre all’essenziale quanto contingentato dal sistema sanitario. Di concerto, la ricerca scientifica si è concentrata nel produrre servizi con il minor impiego di risorse e la massima efficacia. La disabilità sia cronica che post-acuta, non sfugge alle logiche della programmazione sanitaria, il cui approccio condiziona l’efficacia dei servizi sociosanitari. Indice di efficienza è la valutazione precoce delle fragilità psicofisiche dei soggetti non autosufficienti».

Successivamente Fabio Verlato, assessore ai Servizi Sociali del Comune di Padova, ha manifestato come egli viva quotidianamente la disparità tra la sua attività professionale di medico, in cui non deve continuamente limitare, per carenza di risorse, gli interventi necessari e accertati, ciò che invece è costretto a fare come Assessore Comunale. E anche Claudio Sinigaglia, consigliere della Regione Veneto, ove è vicepresidente della V Commissione (Sicurezza Sociale, Igiene, Sanità, Assistenza), ha indicato le difficoltà a dirigere le scarse risorse verso l’equità e la funzionalità.
Particolarmente atteso era l’intervento di Remo Sernagiotto, assessore regionale ai Servizi Sociali, il quale, pur cercando di indorare la “pillola amara”, rivendicando la propria volontà di operare per una migliore distribuzione delle risorse, rispetto al punto più direttamente legato all’Associazione organizzatrice dell’incontro – la permanenza nel tempo del citato Centro CTRP – ha sostanzialmente dichiarato «che finché permarrà come responsabile il dottor Paolucci, esso continuerà le proprie attività, ma poi…».

Le altre relazioni, previste dal tavolo tecnico, sono state molto interessanti nell’esemplificare quanto la sanità – se messa in grado di intercettare per tempo piccole, ma diffuse patologie nella popolazione – possa evitare degenerazioni gravi che portano a disabilità cronica, come ad esempio nel caso del diabete, di cui si è occupata Annunziata Lapolla. E anche l’importanza di interventi sistematici non farmacologici, come la psicomotricità (Giuseppe Rizzi) o la consulenza psichiatrica (Carmelo Miola), attenta a evitare errori o abbandoni da parte degli stessi familiari, sottoposti a condizionamenti e pressioni non sopportabili, il tutto condito da una medicina di alta specializzazione tecnico scientifica, ma di altrettanto alta umanità (Paolo Cadrobbi).
A relazionare quindi sul Centro CTRP dell’ULSS 16, è stata Sofia Calvo, che ha parlato di «un esempio di buona sanità, ove monitorando costantemente patologie gravi e complesse, si riesce ad evitare un numero incredibile di ricoveri anonimi al “Pronto Soccorso”, mantenendo però un livello accettabile di vita, non priva di momenti felici».
Le conclusioni sono state affidate ad Anna Barzon, presidente della VI Commissione Consiliare del Comune di Padova (Politiche per la Promozione dei Servizi alla Persona), che ha testimoniato come, tra difficoltà d’ogni tipo, resti «la volontà di salvare ciò che si deve alla dignità, non solo delle persone con disabilità, ma dei cittadini di Padova».
Da registrare anche l’intervento di Alessandra Stivali e Fabio Turato, in rappresentanza dei Sindacati CGIL e CISL, i quali, pur nella loro funzione di rappresentanti e difensori dei lavoratori del settore, hanno dichiarato di sentirsi «coinvolti in modo profondo nella salvaguardia dell’intervento pubblico, per garantire ciò che è un diritto».

Da ricordare infine che il servizio di coffee-break è stato gestito dai ragazzi e dagli insegnanti della Cooperativa Francesco D’Assisi di Cadoneghe (Padova). I dolci appena sfornati dai loro laboratori sono stati quanto mai graditi, anche alla luce dell’asprezza degli argomenti trattati durante l’incontro. (Filippo Zaccaria)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Lilia Manganaro (liliamanganaro@libero.it).

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