I TG nazionali portano alla luce di frequente i casi di malasanità più eclatanti. Per quanto, giustamente, tali casi siano in grado di scuotere l’opinione pubblica, va detto che purtroppo essi rappresentano solo la punta di un iceberg ben più ampio, che è quello che va ad inglobare tutte le situazioni in cui il servizio sanitario – pubblico o privato che sia – non è capace di espletare la sua funzione sociale, andando addirittura a danneggiare il paziente.
Come evidenziato all’interno del recente dossier intitolato Malpractice, il grande caos, redatto dall’ANIA, l’Associazione che raggruppa tutte le Imprese Assicuratrici che operano nel nostro Paese, questi casi di malasanità hanno anche un forte impatto sui costi sostenuti dalle ASL e dalle Regioni.
Quel dossier mostra ad esempio il paradosso per cui ci sono delle compagnie assicurative che ormai non riescono più a coprire i rischi e i danni provenienti dai casi di malasanità relativi a medici assicurati; si parla addirittura di un rapporto del 122% tra sinistri e premi raccolti. Questo significa che se in un anno una compagnia guadagna 1.000 euro dalla vendita di assicurazioni professionali per medici, nello stesso anno ne spende 1.220 per riparare ai danni derivanti dagli errori professioni di tali medici.
Dall’altra parte lo strano paradosso italiano sta invece portando a casi in cui le ASL decidono addirittura di non assicurarsi, scelta, questa, che si traduce alla lunga in un effetto disastroso per le casse pubbliche, perché in caso di condanna di risarcimento per danni da malasanità, dovrà essere la Regione a pagare l’ammontare della penalità imposta.
In generale il dossier Malpractice, il grande caos di ANIA conclude riassumendo come l’Italia sia circa dieci anni indietro rispetto ai livelli di organizzazione che sono stati già fatti propri dalle Aziende Sanitarie presenti negli altri Paesi europei.
E lo stesso ritardo si registra non solo nelle Assicurazioni di Responsabilità Civile (RC) Sanitarie con cui si assicurano i medici, ma anche nell’acquisto di Polizze Salute* da parte dei cittadini, un ritardo, questo, che si spiega alla luce della presenza ancora forte di una sanità pubblica e gratuita (o quasi) un po’ su tutto il territorio nazionale. Tuttavia, anche al fine di garantirsi livelli di assistenza più alti e più veloci, sempre più italiani stanno appunto sottoscrivendo Polizze Salute, in modo da poter scegliere, in caso di necessità, se ricorrere alle cure del Servizio Sanitario Nazionale piuttosto che a quelle erogate da strutture private.
*Si tratta di polizze che servono a tutelare economicamente l’assicurato in caso di problemi di salute più o meno gravi.