Progetto Eschatià, fra musica di tradizione e diversità

Da un vivace contesto di suonatori e ballerini, dai ritmi antichi e semplici di percussioni, voci e salti, dall’esperienza artistica e di crescita umana di un giovane che vede valorizzata la sua diversità, germoglia Eschatià, un progetto di laboratorio permanente dove la musica della tradizione incontra la disabilità e la assorbe. O viceversa? Torino, Salento e poi forse altrove ovunque ci siano vera passione e altre sensibilità.

Niccolò Barletta durante una performance (foto di Paolo Vailati)

Niccolò Barletta durante una performance (foto di Paolo Vailati)

Tre elementi si incontrano, non casualmente, in questa storia e la miscela che ne esce la rende meritevole di essere raccontata.
Il primo elemento è la musica della tradizione, quella più arcaica, composta su codici semplici e tanto universali da essere presente in tante culture e istintualmente comprensibile. Ritmi antichi che accompagnano anche il ballo sono spogliati da virtuosismi, tecniche o tentazioni esibizionistiche. Suoni e movenze nati per scandire e ritualizzare i diversi momenti di una comunità. Passaggi profondamente collettivi a cui tutti partecipano in uno spirito schiettamente inclusivo e in cui la diversità, l’acuto o il basso, l’eccesso o il contrappunto, costruiscono una ricchezza corale.

Il secondo elemento è una persona: né fenomeno, né ragazzo prodigio. È Niccolò Barletta cui alcuni geni un po’ scombinati hanno attributo dei tratti autistici e relazionali propri dell’X fragile. Tratti che lo rendono particolare nelle sue manifestazioni, nelle relazioni con gli altri, nella sua sensibilità. Sarebbe ipocrita definirla una rosea diversità: è una condizione genetica che comporta difficoltà ma anche l’impegno di Niccolò e di chi lo circonda. Un convinto investimento in abilitazione e capacitazione che comunque ripaga e restituisce risultati inaspettati.

E il terzo ingrediente  è un contesto frizzante e consapevole, sperimentale e concreto, e di un ambiente familiare – quello in cui Niccolò è immerso – vicini al teatro sociale d’innovazione della compagnia Stalker Teatro di Torino. La madre, Raffaella Marsella né è attrice, insegnante, oltre che animatrice assieme al padre di Niccolò, Mimmo Barletta, prematuramente scomparso.
Ma a questo poliedrico collage afferiscono anche gruppi musicali che conservano e praticano la musica popolare come La Paranza del Geco e di persone curiose e sensibili, professioniste e inventive: dal direttore artistico de La Paranza, Simone Campa, fondamentale maestro per la crescita artistica e umana di Niccolò, a ricercatori e musicisti del Salento e della Bassa Murgia come Giovanni Amati. Torino e Salento … due luoghi che attraversano questa storia.

Una trascinante pizzica
Flash. Luglio 2016 a Vialfrè, Gran Bal Trad 2016, Festival Internazionale di musiche e danze della tradizione, un atteso appuntamento che da più di dieci anni accoglie migliaia di appassionati e artisti da tutta Europa. Quest’anno propone uno spazio sperimentale aperto alla disabilità attraverso le musica popolare del Salento e lo affida proprio a Niccolò Barletta, percussionista de La Paranza del Geco. Protagonisti della performance sono dieci ragazzi e educatori della Cooperativa Valdocco e dell’Associazione “Si Può Fare” di Torino. Ecco che l’occasione, dedicata alla conoscenza delle percussioni e dei ritmi salentini, si trasforma in un momento intenso ed emozionate coinvolgendo l’intero pubblico in una trascinante e potente pizzica collettiva al ritmo di tamburelli e strumenti artigianali tradizionali. Un passaggio che conferma l’ancora inesplosa potenzialità del Progetto Eschatià.

La storia di Niccolò
Niccolò ha trovato, in 15 anni di continuativa esperienza nel campo delle percussioni, la chiave con cui elaborare un linguaggio, una cura, un’armonia con se stesso e gli altri e rafforzare una rete di relazioni alla pari. Ma c’è un valore aggiunto … le sue capacità di ascolto sensibile lo rendono oggi un maestro unico nel campo della musica con persone con disabilità intellettiva o relazionale proprio per la capacità di cogliere le difficoltà altrui e di saperle accompagnare con lo stesso passo e sfruttando quei legami di intesa sottile fra chi vive linguaggi espressivi simili e poco verbali. Oltre che musicista è diventato un maestro.
Perché allora non valorizzare questa capacità relazionale oltre che musicale per costruire qualcosa di più?

Il Progetto in tre passi
Il Progetto Eschatià avvierà nei prossimi mesi un laboratorio permanente in collaborazione con La Paranza del Geco nella sua sede torinese TRAD-spazio tradizioni. Il laboratorio è aperto a gruppi eterogenei di persone con disabilità sia intellettive che fisiche, caregiver familiari, educatori e operatori, volontari, musicisti, danzatori, studenti e persone interessate, artisti e studiosi nel campo della musica di tradizione e del teatro sociale d’innovazione.
Una seconda fase prevede la realizzazione di soggiorni nella città di Galatone in provincia di Lecce dove piccoli gruppi potranno godere della loro esperienza acquisita.

E il terzo percorso mira a riprodurre l’esperienza anche in altre realtà, in altre Regioni. Lo sguardo e le aspettative privilegiano – è ovvio sia così! – quei gruppi con cui vi sia una assonanza nell’intendere l’espressione artistica come forma di relazione, di inclusione, di sperimentazione concentrandosi nel complesso rapporto fra disabilità e contesto di riferimento: costruire e rinforzare l’inclusione in un clima in cui la diversità sia un valore e le persone con disabilità protagoniste.

Eschatià nutre l’ambiziosa speranza di contribuire a delineare un altro profilo rispetto alle prospettive di chi considera la disabilità oggi come una condanna, disgrazia, malattia, tragica fatalità. Confida, invece, di condizionare una società, meno distratta, più sensibile e disposta a cogliere nella diversità le sue risorse che non i limiti – veri o presunti – che possono imprigionare chi la vive.

Per informazioni

Progetto Eschatià; per contatti:

raffaella.marsella@gmail.com  oppure   info@paranzadelgeco.it

Un video di una performance del gruppo La Paranza del Geco

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