Le risorse del Recovery Plan a tutela della salute di tutti

Promosso dal portale Motore Sanità, l’incontro intitolato “Medicina del territorio e Recovery Plan: un’opportunità di cambiamento” ha messo a confronto una serie di organizzazioni di pazienti, che hanno offerto importanti spunti di riflessione su quella che dovrebbe essere una nuova medicina del territorio, in grado di azzerare le attuali disuguaglianze fra le Regioni, segnatamente in riferimento ai fondi del Recovery Plan, previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

Medicina del territorio

Una rappresentazione grafica dedicata alla medicina del territorio

Promosso dal portale Motore Sanità, l’incontro online intitolato Medicina del territorio e Recovery Plan: un’opportunità di cambiamento ha messo a confronto una serie di organizzazioni di pazienti, che hanno offerto importanti spunti di riflessione su quella che dovrebbe essere una nuova medicina del territorio, in grado di azzerare le attuali disuguaglianze fra le Regioni, segnatamente in riferimento ai fondi del Recovery Plan, previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

«Non ho idea – ha dichiarato dal canto suo Marcello Grussu del Coordinamento Diabete Italia e presidente dell’ANIAD (Associazione Nazionale Italiana Atleti Diabetici) – se i miliardi messi a disposizione dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza saranno sufficienti o meno, so però che occorre passare dall’annunciazione delle cose da fare al farle realmente, perché il tempo non è tantissimo. Tra le malattie cosiddette non trasmissibili, il diabete è sicuramente quella maggiormente diffusa nel mondo. Da noi in Italia ne soffrono oltre 3 milioni e mezzo di persone, con un grosso impatto sull’organizzazione sanitaria, sociale e sui costi. Persone che, quando è iniziata la pandemia, hanno avuto una serie di problemi che si sono scontrati con tutte le carenze dei nostri ventuno Sistemi Sanitari Regionali e Nazionali. Carenze già esistenti, che il Covid ha soltanto accentuato».
«In questi giorni – ha aggiunto – il gruppo di lavoro dell’AGENAS (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali) sta portando avanti un documento importante, basato sui seguenti punti: migliore e maggiore assistenza domiciliare; realizzazione di strutture e di Case di comunità; riorganizzazione degli ospedali di comunità; sviluppo della telemedicina. Speriamo che queste intenzioni possano rispondere alle necessità degli oltre 23 milioni di persone che soffrono di qualche cronicità in questo Paese. Tra gli obiettivi vi è anche quello di ridurre l’accesso inappropriato dei ricoveri negli ospedali e nei pronto soccorsi, favorendo un’assistenza all’interno di un contesto più congeniale, che è l’àmbito domestico. Più raggiungeremo tutti questi obiettivi, maggiori saranno le chance di superare criticità e disuguaglianze che ci contraddistinguono. Non possiamo non tenere conto dei ritardi che esistono tra i territori, come ad esempio la scarsa viabilità di certe Regioni».

«Il vero esercizio – ha sottolineato tuttavia Paolo Bandiera, direttore degli Affari Generali dell’AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla) – non è tanto quello di costruire delle Case di comunità o degli ospedali di comunità, o ancora delle reti di prossimità, ma un welfare comunitario, in cui lavoriamo su nuove formule e modelli di cultura, di consapevolezza e di responsabilità, dando una centralità reale alle Associazioni e ai cittadini».

Sulle disuguaglianze fra Regioni si è soffermato anche Andrea Vianello, presidente di ALICE Italia (Federazione delle Associazioni per la Lotta all’Ictus Cerebrale), che ha dichiarato: «Dati alla mano, sono 150.000 gli italiani che ogni anno hanno un ictus. Una patologia importante, che in alcuni presenta danni importanti da gestire: da qui la nostra richiesta che parte dei soldi del Recovery Plan vengano destinati a rafforzare le Stroke Unit [“Centri Urgenza Ictus”, N.d.R.], non distribuite uniformemente in ugual misura in tutte le Regioni. Si tratta infatti di strutture importantissime, dal momento che il tempo è l’alleato fondamentale per la gestione dell’ictus».

«Quello che manca nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – ha concluso Anna Lisa Mandorino, responsabile della Segreteria Generale di Cittadinanzattiva – sono tre cose: tutto il capitolo della prevenzione, tutto il capitolo di misure ad hoc per gli altri determinanti di salute (rischi ambientali, climatici, sociali collegati alle questioni sanitarie) e, infine, un investimento significativo sul personale, a fronte del fatto che nel 2027 ci sarà il 16% di medici di medicina generale in meno e che il modello degli ospedali di comunità si basa su un potenziamento forte della figura degli infermieri, su cui però i numeri non ci fanno ben sperare nel medio termine». (S.B.)

Per ogni ulteriore informazione e approfondimento: Ufficio Stampa Motore Sanità (comunicazione@motoresanita.it).

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