Opinioni

Pensioni pagate qualche giorno dopo? E che sarà mai!

Pensioni pagate qualche giorno dopo? E che sarà mai!

Abbiamo scelto il sarcasmo, per titolare questa riflessione di Lorenzo Cuffini, che ricorda amaramente come «le pensioni, con un minuscolo, insignificante ritardo, siano state pagate il cinque del mese di gennaio, comprese le pensioni di invalidità e le indennità di accompagnamento». «Un piccolo gesto di ordinaria burocrazia – commenta – che ha rivelato, ancora una volta, l’indifferenza ottusa e miope dimostrata davanti alle cosiddette “fasce deboli” della popolazione»

A proposito di ISEE e di “falsi invalidi”

A proposito di ISEE e di “falsi invalidi”

Chiamata in causa dall’editoriale di Carlo Giacobini, pubblicato dal nostro giornale, a proposito di quanto dichiarato durante il dibattito parlamentare del 19 dicembre scorso, riguardante la bocciatura dell’emendamento sul nuovo ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente), ci scrive la deputata Ileana Argentin, alla quale diamo naturalmente spazio per il doveroso diritto di replica. Le risponde lo stesso Carlo Giacobini, nostro direttore editoriale

Stanchi di aspettare, per il rispetto dei diritti fondamentali

Stanchi di aspettare, per il rispetto dei diritti fondamentali

«Non può non stupire – scrive Roberto Speziale, a margine della vicenda riguardante l’emendamento sul nuovo ISEE bocciato alla Camera – la generale scarsa attenzione nel mettere in atto tutti gli interventi che potrebbero consentire di migliorare l’intero impianto e così la vita di moltissimi cittadini. Si tratta infatti di un’emergenza che come tale andrebbe affrontata, perché le persone con disabilità e le loro famiglie sono stanche di dover aspettare e quasi elemosinare attenzione e impegni per il rispetto dei loro più fondamentali diritti»

I mille tentativi che faranno la differenza

La modella "curvy" Clémentine Desseaux

«La disabilità – scrive Silvia Lisena – può e ha tutto il diritto di rompere gli schemi e di sfidare gli altri. E anche una singola persona, pur non potendo da sola fare la differenza, può innescare e rendersi partecipe del meccanismo che, pian piano, cercherà di portare a un cambiamento di mentalità e a un più ampio orizzonte di vedute». Una riflessione indotta da un episodio riguardante una nota modella senza il fisico “da modella” e dall’esperienza personale di un’audizione in carrozzina

La grande meraviglia e quel baco “piccolino”

La Stazione Toledo della nuova Metropolitana di Napoli

«Come la nuova metropolitana di Napoli – scrive Lorenzo Cuffini, prendendo spunto da quanto visto in un programma televisivo – ci sono altre opere faraoniche, nuove, con il loro bravo “baco” inspiegabile, disseminate qua e là in Italia. A dimostrazione del fatto che qui da noi, quando si parla di “disabile”, si pensa ancora e soprattutto al disabile comunque accompagnato e non al disabile che si possa muovere sa solo. E invece c’è una bella differenza, quella che passa tra “l’assistenza a” e “l’autonomia da”»

Fino a quando il mio sogno diventerà realtà

«Sogno un mondo – scrive Salvatore Cimmino, nuotatore amputato della gamba destra, impegnato ormai da anni nel suo “giro del mondo a nuoto” – cui alla persona con disabilità venga garantita la tecnologia più avanzata, per aiutarla a superare i suoi limiti, un mondo dove disabilità non sia sinonimo di malattia, dove l’inclusione rappresenti la norma e non più l’eccezione, un mondo dove le barriere architettoniche e mentali rappresentino solo un lontano ricordo, un mondo solidale e aperto a tutti. E non smetterò di nuotare fino a quando il mio sogno non diventerà realtà»

Quel barbiere che “sapeva di buono”

«Le immagini di quel giovane barbiere inglese che taglia i capelli a un bimbo con autismo senza disturbarlo – scrive Simonetta Morelli – hanno fatto, in questi giorni, il giro del mondo. “Con italico orgoglio”, sono andata a rispolverare una pagina del mio diario personale, risalente a dodici anni fa, quando capitò a me di andare dal barbiere con mio figlio autistico…»

Ma le chiese non sono di tutti?

A quanto pare proprio no, o per lo meno non lo è quella chiesa di Caserta che nonostante leggi nazionali e internazionali ormai “antiche”, avrebbe consentito a una donna in carrozzina di partecipare al matrimonio dell’amica solo “facendola salire a mano”, se le Associazioni di persone con disabilità e il locale Centro di Servizio per il Volontariato non avessero risolto la situazione…

Essere una vittima non autorizza a diventare carnefice

«La battaglia per il riconoscimento giuridico della figura del caregiver familiare è sacrosanta – scrive Simona Lancioni, prendendo spunto da una ricerca su disabilità e violenza in corso a Torino – ma davanti alla “violenza sul fragile” non ci deve essere alcun tentennamento nel riconoscere che le vere vittime sono le persone con disabilità, che proprio a causa della loro condizione, hanno anche, oggettivamente, meno possibilità di difendersi»

Niente passi indietro rispetto alla Scuola di Tutti

«I bambini – scrive Alberto Fiocco, a proposito di una proposta di far frequentare ai bambini ciechi e ipovedenti una scuola specialistica, al posto dei primi due anni delle elementari – non sono computer da programmare per due anni ad essere autonomi, per poi ributtarli nella mischia di una classe e di una scuola che non conoscono. L’inclusione è un obiettivo difficile, ma necessario. Continuiamo a lavorarci insieme, immaginando e promuovendo corsi e attività per l’autonomia che affianchino e non sostituiscano la Scuola di Tutti»

Lo sport, strumento di salute e coesione sociale

«Se sosteniamo che lo sport è salute per tutti gli individui – scrive Giuseppe Felaco – ciò significa che addirittura a maggior ragione lo è anche per le persone che hanno diverse disabilità, motorie, sensoriali e psichiche e che in tal modo possono migliorare le proprie condizioni fisiche e sociali. Ecco quindi che diventa indispensabile avviare in modo serio la pratica sportiva per ogni persona con qualsiasi tipo di disabilità»

L’“ingrediente segreto” siamo noi stessi

«La questione – scrive Valeria Alpi, prendendo spunto dalla saga di animazione cinematografica “Kung Fu Panda”, della quale sta per uscire il terzo capitolo – non è superare i propri limiti a tutti costi, ma accettare questi limiti, conviverci e riuscire a sfruttarli con un po’ di creatività. Perché l’“ingrediente segreto” siamo noi stessi»

Cosa resta dell’indignazione?

«La sola indignazione – scrive Rosa Mauro – per il comportamento di persone indegne nei confronti degli “invisibili”, persone con disabilità e anziane, non serve a nulla. Se non c’è tutela, se non c’è lucida accettazione della dignità della persona con disabilità, anche cognitiva e mentale, solo indignarsi non serve»

Per contrastare il ritorno alle scuole speciali o specializzate

«La normativa inclusiva – scrive Salvatore Nocera – ha dei princìpi di inclusione generalizzata dai quali occorre far discendere una normativa pratica che garantisca gli strumenti finanziari, educativi e di risorse umane preparate, senza contraddire quei princìpi nei fatti. Solo in questo modo riteniamo si possano fugare le tentazioni di ritorni anacronistici alle scuole speciali, garantendo veramente l’accoglienza e l’inclusione a tutti gli alunni con disabilità con i propri compagni senza disabilità»

Sostegno: al di là delle ideologie e dei preconcetti

«Su una cosa siamo tutti d’accordo – scrive Luciano Paschetta, a proposito del dibattito in corso sulla riforma dell’insegnamento di sostegno – ovvero sul fatto che l’inclusione scolastica si sia dimostrata la strada giusta per l’educazione di tutti. E tuttavia, il modello organizzativo dopo quarant’anni mostra tutta la sua inefficienza, con il rischio di pericolosi “ritorni al passato”. Per questo è necessario uscire da posizioni di “schieramento” e avviare un confronto tra tutti gli attori, senza però muoversi da posizioni ideologiche e teoretiche preconcette»

Violenza è anche negarle di essere persona e donna

«Mi sono guardata intorno – scrive Valeria Alpi – e ho scoperto che alcune forme di violenza sulle donne con disabilità sono sempre state sotto i miei occhi, anche se sono forme più subdole, meno evidenti, meno eclatanti perché non portano alle percosse, alle ferite, agli occhi neri, ai lividi, allo stupro. È la violenza che risiede nel concetto di invisibilità, violando un diritto umano fondamentale delle donne con disabilità, quello cioè di essere viste come persone e come donne»

Una proiezione accessibile su 200!

«L’edizione di quest’anno del “Torino Film Festival” – segnala Paolo De Luca – non ha previsto pellicole accessibili, anzi no, a ridosso dell’inizio, grazie all’interessamento di privati, è spuntato un film, unica proiezione, nell’ultima giornata della manifestazione alle dieci di mattina, Terrore nello spazio… Altro che “terrore nello spazio”, sono i numeri a far terrore: una proiezione accessibile su 200!». Saremmo veramente molto lieti di poter ricevere motivate repliche e spiegazioni…

Non più subire, ma contrastare le difficoltà

«Di fronte al ripetersi di fatti gravi che coinvolgono persone autistiche – scrive Gianfranco Vitale – perché non individuare un giorno in cui le famiglie con bambini e adolescenti autistici non mandano i loro figli a scuola, in segno di protesta contro il modo inadeguato con cui vengono affrontati i bisogni specifici degli allievi con autismo? E perché non lavorare a una manifestazione nazionale che dia voce al malessere e alla rabbia di centinaia di migliaia di persone autistiche e delle loro famiglie?»

A proposito della riforma del sostegno

«Ciò che ci viene contestato – scrive Vincenzo Falabella, presidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), rispondendo direttamente a un intervento di Antonio Ferraro dell’Associazione Libera, da noi pubblicato nei giorni scorsi e concernente la riforma dell’insegnamento di sostegno – è che una maggiore specializzazione e separazione delle carriere comporterebbe una maggiore delega ai soli docenti per il sostegno. Per noi, però, è vero proprio il contrario»

Una serie di proposte per la riforma del sostegno

«Nonostante riteniamo l’attuale legislazione italiana sull’inclusione una delle più avanzate al mondo – scrive Antonio Ferraro, responsabile nazionale disabilità dell’Associazione Libera – guardiamo con interesse alla riforma del sostegno prevista dalla Legge 107/15 (“Buona Scuola”) e ci rendiamo disponibili a fornire il nostro contributo in termini di proposte, per migliorare ulteriormente il processo di inclusione socio-scolastica degli alunni con disabilità»