Opinioni

Paralimpiadi insieme alle Olimpiadi?

Un'immagine della cerimonia di chiusura delle Paralimpiadi di Londra 2012

Secondo Carlo Bellieni, i tanti messaggi positivi lanciati dalle Paralimpiadi «potrebbero trovare amplificazione se esse si unissero per osmosi – e ovviamente con lo sforzo organizzativo necessario – alle Olimpiadi, dando il messaggio finale di unità degli sportivi, indipendentemente dall’essere o non essere normodotati e non più di una – per quanto nobile – collateralità»

Riflessioni sul voto e sulle persone con disabilità

Riflessioni sul voto e sulle persone con disabilità

«Se le categorie dei “più deboli” si impegnassero tutte insieme a creare una forza compatta e coesa, sarebbero considerate sotto una luce diversa e diventerebbero una voce vigorosa per farsi sentire nella collettività e per chiedere il rispetto dei diritti e dei doveri di ciascuno»: lo scrive Gennaro Palmieri, presidente della UILDM di Trani, prendendo spunto dalla decisione di alcune persone con disabilità di un’altra città pugliese, che hanno pubblicamente comunicato di non voler votare alle prossime elezioni

Assistenti sessuali, arretramenti culturali e stigma sociale

Oriella Orazi, "Abbraccio"

Scrive Lelio Bizzarri, riferendosi al noto Disegno di Legge sull’“assistenza sessuale” delle persone con disabilità: «Lungi dal trovarci di fronte a una “rivoluzione sessuale”, come è stato pomposamente scritto da un giornale nazionale, questo provvedimento sancirebbe la resa delle persone con disabilità, di fronte alla possibilità di rappresentare loro stesse al mondo come persone degne della forma più intima dell’amore, quello sessuale, e capaci, a loro volta, di donare piacere»

Bene riconoscere la libertà sessuale, ma quel linguaggio non va

Oriella Orazi, "Nell'amore n. 1" (particolare)

«Dal punto di vista dei contenuti – scrive Simona Lancioni – è apprezzabile quella recente Sentenza della Corte di Cassazione, nel momento in cui riconosce, in linea di principio, la libertà sessuale delle persone con disabilità intellettiva. E tuttavia, essa utilizza un linguaggio che si presta ad essere stigmatizzante per le persone che subiscono abusi e violenze»

3.800 spettatori non nascono dal nulla

Uno scorcio del PalaPianella di Cucciago (Como), durante la recente finale del Campionato di Basket in Carrozzina

«3.800 spettatori per una gara paralimpica – scrive Claudio Arrigoni, commentando quanto accaduto alla recente finale del Campionato di basket in carrozzina – non nascono dal nulla. Sono il frutto di un lavoro di sensibilizzazione sul territorio che parte da lontano, con progetti mirati in scuole, oratori, centri di aggregazione, società sportive e che ha ormai raggiunto migliaia di persone. Ecco come si cambia la percezione sia dello sport che della disabilità»

L’ipovisione (e non solo), questa sconosciuta

Se nessuno tra gli spettatori sente il bisogno di chiedere qualcosa, dopo la proiezione di un film come “Per altri occhi” di Silvio Soldini, che in modo vivace e sorprendente riesce a raccontare assai bene la realtà della disabilità visiva, ciò vuol dire, secondo Angela Gianola, che «la strada da percorrere per far conoscere meglio la disabilità visiva, e in particolare quella dell’ipovisione, è ancora molto lunga e tortuosa»

Voglio uno specchio che non deformi la mia immagine

«A volte – scrive Francesco Nurra, giovane con disabilità trasferitosi da Sassari a Bologna, dove ha incontrato non pochi ostacoli – è come guardarsi in uno specchio che deforma il riflesso della propria immagine; forse ne occorrerebbe uno nuovo che funzionasse bene, rispedendo al mittente quello non funzionante. Si rischia cioè, a causa della negazione del diritto a una vita dignitosa, di vedersi in maniera distorta e di autoinfliggersi e sentirsi inflitta una segregazione di cui non vi è certo bisogno»

Per tutte le persone con autismo, ovunque vivano

«Le persone con autismo e le loro famiglie – scrive Gianfranco Vitale, prendendo spunto da un intervento di Carlo Hanau pubblicato dal nostro giornale – non possono e non vogliono accontentarsi di leggi applicate (quando applicate) “a macchia di leopardo”. Abbiamo chiaro che a fronte di realtà virtuose, esiste invece, in vaste aree del territorio nazionale, una grande arretratezza e un vergognoso abbandono e degrado? Eppure gli autistici non scelgono di nascere (e vivere) in un posto piuttosto che in un altro…»

Quella norma non garantisce i diritti di tutte le persone sorde

«Al di là del coro unanime di soddisfazione – dichiarano dalla FIADDA (Famiglie Italiane Associate per la Difesa dei Diritti degli Audiolesi) – confermiamo il nostro giudizio negativo sulla formulazione finale di quella Legge Regionale del Lazio, ritenendola inadeguata e insufficiente a garantire i diritti di tutte le persone sorde, dei quali auspichiamo si possa tenere debito conto nella fase attuativa della Legge stessa»

Non mancano le iniziative per l’autismo in età adulta

Replica, Carlo Hanau, a un intervento di Rosa Mauro, apparso su queste stesse pagine, sottolineando che «sul tema dell’inclusione lavorativa e sociale delle persone con autismo e in generale con disabilità, dopo il compimento dei 18 anni, vi sono già da tempo iniziative per migliorare drasticamente il quadro giuridico e la situazione reale»

“Dopo di Noi” sì, ma verso la vera Vita Indipendente

«Qualsiasi normativa approvata successivamente alla ratifica della Convenzione ONU da parte del nostro Paese – scrivono da ENIL Italia (European Network on Independent Living) – e del Decreto sul “Programma d’Azione Biennale per la Promozione dei Diritti e l’Integrazione delle Persone con Disabilità”, non deve contenere disposizioni che contrastino con i princìpi di essi e ne impediscano l’esigibilità». Ma non sembra proprio così, almeno a giudicare dalla Proposta di Legge sul cosiddetto “Dopo di Noi”

Persone e basta, senza aggettivi

«Possiamo vedere – scrive Silvia Lisena, riflettendo sullo spettacolo teatrale “Amalia e basta” – che oltre alla protesi, oltre alla sedia a rotelle, oltre al cane-guida, oltre agli altri ausili, ci siamo noi. Noi come Persone. Noi e basta. Noi che siamo, inevitabilmente, diversi dagli altri, così come gli altri sono diversi tra loro. Comprendendo che, alla fine, la vera diversità è legata al nostro essere, e che essa rappresenta noi e la nostra unicità. Non un limite, bensì un punto di forza»

Lottiamo insieme, perché nulla su di Noi sia senza di Noi

«È necessario far sentire alta la nostra voce, per porre fine alla dipendenza dai fornitori di servizi, dagli “esperti” e “professionisti” che parlano al nostro posto. Rivendichiamo il nostro essere parte integrante della società e il nostro diritto alla pari dignità ed eguaglianza. Per decidere come, dove, quando e con chi vivere»: lo scrivono da ENIL Italia (European Network on Independent Living), a pochi giorni dalla Seconda Giornata Europea per la Vita Indipendente del 5 Maggio

Quel che chiedevo sull’autismo

«“Quale impegno è stato sottoscritto, durante la Giornata per la Consapevolezza dell’Autismo del 2 Aprile, a proposito della valutazione delle competenze per il recupero sociale e lavorativo delle persone con autismo in età adulta?”: questo – scrive Rosa Mauro – avevo chiesto tra l’altro in un mio precedente intervento, con il quale non volevo in alcun modo sminuire il valore dell’incontro di alcune Associazioni con il presidente Mattarella, avvenuto appunto il 2 aprile»

Non è abbastanza centrale l’importanza del prendersi cura

«La società di oggi – scrive Marilena Rubaltelli, riflettendo sulla categoria del “prendersi cura” – e ancor più con i tagli e la razionalizzazione delle spese per assistenza e sanità, non mette certo la persona in posizione centrale, ma anzi guarda solo a tagliare le prestazioni, non occupandosi in maniera sufficiente della qualità della cura. E così, i malati, i fragili, le persone con disabilità perdono sia nella quantità dell’aiuto indispensabile, sia nella qualità di vita e soprattutto nel riconoscimento del loro essere persone, nella loro dignità»

Non malati cronici, ma Persone libere di vivere come tutti

«Quello che dobbiamo contrastare – scrive Giovanni Merlo, a proposito di una Sentenza del TAR della Lombardia – è l’antica ma sempre presente e forte equivalenza che fa di una persona con disabilità un malato cronico, le cui uniche rivendicazioni accettabili siano quelle di avere più ore di cura e di assistenza». «Quello che vogliamo sostenere – aggiunge – è il diritto di tutte le persone con disabilità a vivere prima di tutto nella società, con gli stessi diritti e le stesse opportunità degli altri»

Siamo tutti responsabili?

«L’amarezza maggiore – scrivono tra l’altro dalle organizzazioni che compongono la campagna marchigiana denominata “Trasparenza e diritti”, dopo le battaglie condotte in questi mesi per difendere il sociale – è prodotta ancora una volta dalla constatazione che un settore come quello sociale è considerato “residuale”, un “orpello”. Infatti, solo un àmbito ritenuto insignificante, senza valore, può essere oggetto di un sostanziale azzeramento dei finanziamenti»

Non si può far cassa contro i diritti delle persone

«È inaccettabile – scrive Antonio Giuseppe Malafarina – che il Governo ricorra al Consiglio di Stato contro quelle Sentenze secondo cui il Decreto sull’ISEE non deve considerate come reddito le pensioni d’invalidità o le indennità di accompagnamento. Se quelle Sentenze, infatti, creano un vulnus legislativo, non è ricorrendo contro i cittadini che lo si sana. In altre parole, se il bilancio economico dello Stato non quadra, non si fa cassa contro i diritti, e il buon senso, delle persone»

Al centro, quel giorno, sono state le Persone con autismo

«Per la prima volta a livello nazionale – scrive Stefania Stellino – durante l’incontro al Quirinale con il presidente della Repubblica Mattarella, in occasione della Giornata Mondiale per la Consapevolezza dell’Autismo, al centro e protagoniste sono state le persone con autismo, con il loro arcobaleno di modi di essere, dai più piccoli, agli adolescenti, agli adulti»

L’autonomia è un’altra cosa!

«Su questioni tanto delicate – scrive Stefania Leone, riferendosi alle notizie diffuse anche dalla televisione sull’esoschelettro “EKSO”, strumento riabilitativo usato con le persone con disabilità motoria – abbiamo bisogno di tutto, men che degli scoop giornalistici e soprattutto di un’informazione che, pur di vincere sulla concorrenza, anticipa solo false speranze. L’autonomia, infatti, è ben altra cosa!»