Opinioni

Il diritto alla libertà di insegnamento

Il diritto alla libertà di insegnamento

«Rispetto al caso di Palermo – scrive Salvatore Nocera – in cui una docente è stata sospesa per due settimane, per avere consentito che i propri alunni di scuola superiore parlassero delle leggi razziali del 1938, comparandole con quelle attuali sulla sicurezza, molti si sono chiesti se con la sospensione non si sia violato l’articolo 21 della Costituzione sulla libertà di manifestazione del pensiero. Credo però che il problema sia più delicato: oggetto, infatti, della repressione è la libertà di insegnamento. E in tal senso, è stato legittimo l’intervento repressivo in questa circostanza?»

Quella voglia di cambiare il mondo che ci univa profondamente

Gabriele Di Bello con familiari e amici, in occasione dei Giochi Mondiali Estivi di AbuDhabi di Special Olympics

«Quel sogno vissuto negli Emirati Arabi è ancora vivissimo nella nostra mente e nei nostri cuori. C’era qualcosa che ci univa in maniera profonda, quel simbolo e quella voglia di cambiare il mondo, per i nostri figli e per noi, che solo qualcosa di veramente grande e forte ti può trasmettere»: il racconto di Anna Rita Casolini, madre di Gabriele, uno dei tanti giovani che in marzo hanno partecipato ai Giochi Mondiali Estivi di Abu Dhabi di Special Olympics, il movimento internazionale dello sport praticato da persone con disabilità intellettiva e/o relazionale

La ricerca e la comunicazione sulla sindrome di Down: un chiarimento

Davide, protagonista italiano del video al centro della campagna internazionale "Reasons To Celebrate", sostenuta nel marzo di quest'anno dal CoorDown

«Per cambiare una certa cultura, la comunicazione è fondamentale, e quando è sbagliata, rischia di vanificare il lavoro quotidiano di migliaia di persone»: così CoorDown e AIPD chiariscono il loro pensiero sulla campagna di comunicazione dedicata alla sindrome di Down dalla Fondazione Istituto Besta di Milano, basata sul messaggio «Per curare il suo cervello ci serve il tuo aiuto» e già duramente censurata nei giorni scorsi. Le due organizzazioni precisano inoltre la loro posizione nei confronti della ricerca

Abilismo = discriminazione. Come sconfiggerlo?

Disegno di Sergio Staino, realizzato in esclusiva per «DM», giornale della UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare). Per gentile concessione

«Abilismo – scrive Sofia Righetti – significa discriminazione nei confronti delle persone con disabilità, sia tramite azioni più eclatanti, come impedire l’accesso a determinati luoghi o informazioni a causa di barriere, sia in modo più sottile, ad esempio usando il nome di determinate disabilità per offendere, o utilizzando termini con connotazioni negative per parlarne. Come sconfiggerlo? Riconoscendo che siamo tutti esseri umani, lottando per i diritti, esigendo la parità di opportunità e di trattamento, e chiedendo, informandosi, studiando, mettendosi nei panni degli altri»

Un matrimonio tutto all’insegna dell’inclusione

Il matrimonio tutto all'insegna dell'inclusione di Barbara e Vanni

Per celebrante una persona con tetraplegia, grazie a una deroga arrivata dalle Istituzioni, e il servizio ristorante affidato ai giovani con sindrome di Down dell’AIPD della Marca Trevigiana (Associazione Italiana Persone Down): è stato davvero un matrimonio tutto all’insegna dell’inclusione, quello tra Barbara e Vanni, celebrato qualche giorno fa in provincia di Treviso

Meteoriti e altre meraviglie da toccare

«Amanti della scienza e non – scrivono dall’UICI di Roma (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti) -, appassionati dei segreti del nostro pianeta, il nuovo Museo di Mineralogia dell’Università la Sapienza di Roma si presenta al pubblico in veste moderna, tecnologica e soprattutto accessibile a tutti, con reperti unici al mondo, come la più grande meteorite marziana mai rinvenuta sulla Terra, tutti da scoprire e da toccare»

Donne con disabilità: la prima opportunità di essere riconosciute come persone

«Se la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità rappresenta un traguardo storico per il movimento delle persone con disabilità di tutto il mondo – scrive Luisella Bosisio Fazzi – nel riconoscimento dei loro diritti umani, per le donne con disabilità ha rappresentato la prima opportunità di essere riconosciute come persone, fissando il punto di partenza per la rimozione delle discriminazioni multiple che esse affrontano nella loro vita quotidiana e in ogni àmbito»

Il messaggio di Vicky e quell’immagine che “inquieterebbe” gli inglesi

«Mentre Facebook ha deciso di “bloccare” quell’immagine – scrive Simona Petaccia -, ritenendola “contenuto per adulti”, io credo invece che facendosi fotografare senza coprire la sua gamba amputata, Vicky Balch abbia saputo comunicare al meglio, con questo suo modo platinato, che la disabilità (come la vecchiaia e la malattia) è un aspetto della vita con il quale si fanno i conti dalla nascita o in cui vi si inciampa durante gli anni successivi. Senza dubbio, rappresenta una sofferenza che tutti preferirebbero non vivere. Non va, comunque, negata»

Domanda: “Ma in quella casa ci sono barriere?”. Risposta: “In che senso?”

«Quando chiamavamo un’agenzia per informarci su una certa casa – scrive Alessandra Corradi – alla nostra domanda “ma ci sono barriere?”, la risposta era “in che senso?”. È pertanto inconcepibile che dei professionisti possano rispondere così, trent’anni dopo la Legge del nostro Stato che regola l’abbattimento delle barriere. Abbiamo quindi deciso di promuovere un corso di formazione gratuito sull’accessibilità residenziale, rivolto ad agenti immobiliari, amministratori di condominio, architetti e geometri»

Quando l’archeologia diventa accessibile

«Come può essere accessibile alle persone con disabilità motoria – scrive Roberto Bazzano – un anfiteatro romano situato diversi metri sotto il livello della strada il cui accesso è un ripido percorso in erba? Ebbene, a Castelleone di Suasa (Ancona), abbiamo scoperto che all’inaccessibilità fisica si può supplire con un servizio di trasporto con mezzo dedicato, svolto dalla Protezione Civile. Più in generale, poi, abbiamo constatato nella località marchigiana che, ove ve ne sia la vera volontà, possono essere resi accessibili anche siti che parrebbero presentare barriere insormontabili»

Come rendere inaccessibile un importante evento sulla vita indipendente

Mentre in una sala accessibile di Lamezia Terme (Catanzaro) veniva presentato il libro “Respirare”, vero e proprio inno alla vita indipendente, scritto insieme a Salvatore D’Elia da Antonio Saffioti, persona con una grave forma di distrofia muscolare, al di fuori di quella sala Nunzia Coppedé, persona con disabilità motoria in carrozzina e presidente della FISH Calabria (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), doveva subire le conseguenze dell’inciviltà e della noncuranza e vivere un’ordinaria storia di discriminazione, che l’ha costretta a rinunciare all’evento…

Un incerto futuro lavorativo per la disabilità mentale

«Per superare le preclusioni soggettive e oggettive frapposte fra le persone con disabilità mentale e il lavoro – scrive Marino Bottà -, è necessario un cambiamento culturale. Bisogna cercare nuove strategie e buone prassi, e promuovere servizi adeguati, in grado di usare un linguaggio comprensibile alle aziende. Serve un aggiornamento culturale che coinvolga tutti (enti preposti, associazioni, imprese, servizi), ricominciando ad agire e uscendo dal disorientamento e dal torpore attuale, senza dimenticare che troppe persone e troppe famiglie attendono ormai da anni una proposta occupazionale»

La rete può farci “sentire” più uniti in una nuova agenda per la sordità

«Sta crescendo una rete di importanti esperienze sul territorio italiano – scrive Raffaele Puzio – che ci indica come sia possibile creare un’agenda importante sulle priorità che bisogna valorizzare in tema di sordità, ovvero su tutto quanto riguarda l’organo dell’udito. Si tratta infatti di azioni che offrono uno straordinario stimolo ad accrescere l’empowerment, ovvero l’autoconsapevolezza, delle persone che affrontano i problemi di udito in qualunque età»

Chi siamo noi? Siamo come tutti!

«La società, le persone che la compongono e i media – scrive Antonio Giuseppe Malafarina – piazzano le persone con disabilità “prime” o “ultime” a seconda delle convenienze: se siamo bravi scaliamo i vertici dell’apprezzamento – quanto meno formale – per le nostre abilità, ben oltre quanto sia obiettivamente realistico; se manifestiamo bisogni, scaliamo la classifica a ritroso e diventiamo “quelli che chiedono”, “quelli che pretendono” e “che danno fastidio”. Ma chi siamo noi? Siamo come tutti. Fra eccessi in più e in meno siamo persone normali»

Ogni membro della famiglia è una risorsa, per un bambino con disabilità

«Se è vero che lo sviluppo personale, emotivo, cognitivo e socio-affettivo di ogni bambino è strettamente dipendente dal contesto di appartenenza – scrive Federica Aventaggiato, psicologa dello “Spazio Famiglie” dell’Associazione L’abilità -, è fondamentale non escludere i genitori, i fratelli, le sorelle e tutta la famiglia allargata dalle valutazioni e dalle scelte che riguardano il bambino con disabilità. Perché ogni membro della famiglia può essere una risorsa fondamentale per quel bambino»

Disabilità e lavoro: mai perdere il contatto con la realtà

«Quando mi si dimostrerà che il lavoro – scrive Paolo De Luca, riflettendo su un articolo di Daniele Regolo pubblicato dal nostro giornale -, o se si preferisce “le opportunità”, sono tali per tutte/i, allora sarò felice di non usare più l’espressione “inclusione lavorativa”! Ma oggi si dovrebbe evitare di pensare che la nostra società stia andando verso un reale cambiamento in meglio e che ci si possa permettere una reale inclusione, a tutti i livelli, basandosi sulle nostre capacità, sulle nostre aspirazioni, senza mettere in campo un percorso in qualche modo protetto e in parte garantito»

Ai tempi in cui nascondevo la mia laurea…

«Perché – scrive Daniele Regolo – dovremmo mortificare il nostro curriculum vitae, togliendo ad esempio una laurea, quando di solito si cerca di valorizzarlo in ogni modo, talora perfino esibendo competenze o esperienze non del tutto vere? Perché la persona con disabilità deve uscire ancor più indebolita di quanto sia nella realtà? È un fenomeno del tutto dannoso, per i candidati così come per le aziende, passando anche per gli addetti ai lavori, che si spera possa presto venire meno»

Le soluzioni accessibili non riguardano “qualcun altro”, riguardano tutti

«È necessario – scrive Simona Petaccia – che i professionisti della comunicazione diffondano un concetto tanto banale quanto taciuto: un servizio o un prodotto accessibile è usabile da tutti. Si tratta infatti di insistere a ogni livello per comunicare questa visione affinché, finalmente, si comprenda che queste soluzioni non riguardano “qualcun altro”. Si pensi solo, per fare un esempio, a quanti strumenti informatici nati per ovviare a una difficoltà vengono ormai usati da tutti: touch screen, comandi vocali, smart speaker ecc.»

«Non è mia competenza!»: e così si bloccano i servizi essenziali per 40 persone

«Dal punto di vista culturale – scrive Daniele Romano – la Convenzione ONU ha certamente introdotto una visione diversa delle persone con disabilità, passate da “malati” a “cittadini”, ma questo non basta, perché lottare contro le discriminazioni create dalle stesse Istituzioni sta diventando una vera e propria lotta contro i mulini a vento. Come accade ad esempio a Piedimonte Matese (Caserta), dove per questioni di competenze, quaranta persone con disabilità vengono tenute in scacco, bloccando loro gli Assegni di Cura destinati a servizi essenziali»

Cristina Magrini ci indica la strada del diritto all’assistenza

«Cristina ci lascia nel vuoto, nel dolore per la sua perdita, ma al tempo stesso ci indica gli altri casi come lei sparsi per l’Italia e che ci pongono con urgenza il problema dell’assistenza alle persone in stato vegetativo e minima coscienza. Un tema che si ferma prima della soglia del “fine vita”, per indicarci quell’impegno nel diritto di cura e nel sostegno da parte di famiglie che non possono farcela da sole»: lo scrive Fulvio De Nigris, ricordando Cristina Magrini, donna bolognese scomparsa nei giorni scorsi, dopo avere vissuto per trentotto anni in stato di minima coscienza