Opinioni

I nuovi emoji sulla disabilità

Alcuni dei nuovi emoji dedicati alla disabilità (fonte: World News Standard)

Il Consorzio Unicode – organizzazione non profit che si occupa dell’interscambio dei testi informatici tra lingue diverse – ha approvato l’ultimo elenco per il 2019 degli emoji, le “faccine” colorate che, per esprimere i toni e le emotività, si usano quotidianamente nelle comunicazioni attraverso sistemi operativi, applicazioni e piattaforme web. E tra di esse ve ne sono anche un gruppo dedicato a diverse forme di disabilità. «La via verso l’inclusione sociale e l’autonomia – scrive Simona Petaccia – è ancora impervia e anche questo tipo di comunicazione può aiutare ad agevolare il percorso»

La spiaggia come simbolo dei diritti da conquistarsi

La spiaggia come simbolo dei diritti da conquistarsi

«Dietro la lista delle spiagge e degli stabilimenti accessibili alle persone con disabilità – scrive Anna Maria Gioria – proposta dal blog “InVisibili” del “Corriere della Sera.it” e aggiornata nei giorni scorsi, c’è molto più di un desiderio: c’è la volontà di far godere i benefìci (e il senso di libertà) offerti dal mare a un numero sempre maggiore di persone che hanno qualche impedimento. La spiaggia come simbolo (di stagione) dei diritti da conquistarsi, a partire dalla visibilità»

L’inclusione scolastica e alcune osservazioni su quel testo correttivo

Un'educatrice insieme a una bambina con disabilità visiva

Certificazione di disabilità, scuola e tessuto territoriale, accomodamento ragionevole e riduzione necessaria del numero di alunni per classe: sono i temi affrontati da Salvatore Nocera, in questa sua riflessione, che si inserisce nell’ampio dibattito proposto in queste settimane dal nostro giornale, sul testo correttivo al Decreto Legislativo 66/17, riguardante l’inclusione scolastica, recentemente approvato dal Consiglio dei Ministri

Solo una comunicazione senza stereotipi può contrastare certe truffe in rete

Disegno di Sergio Staino, realizzato in esclusiva per «DM», giornale della UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare). Per gentile concessione

«È indispensabile – scrive Simona Petaccia – la formazione di un pubblico informato sulla disabilità, in tutti gli àmbiti della vita sociale e può garantirla soltanto una comunicazione senza stereotipi che racconti le persone e non più le “categorie”. Ogni individuo è diverso dall’altro e anche le persone con disabilità lo sono. Bisogna comunicare questo, per “umanizzarle”, uscendo dai cliché. Se si riuscisse a farlo capire davvero a tutti, si potrebbe contrastare anche la discriminazione celata dietro a quelle frasi zuccherose e condizionanti che tanto favoriscono certe truffe in internet»

Aeroporto di Bologna dietro alla lavagna!

Maria Chiara Paolini in (vana) attesa all'Aeroporto di Bologna, poco prima di un check-in che non c'è stato

«Due voli persi, ore di attesa e la testa riempita di motivazioni confuse e contraddittorie. Siamo state trattate con paternalismo e arroganza, come “casi medici”, facendo passare molto chiaramente il messaggio che se sei disabile tu con il tuo corpo sei un problema, un cliente di serie B al quale puoi dire qualunque cavolata senza conseguenze. E pensare che, ironia della sorte, stavamo andando in Irlanda per una Summer School sul tema “Legge e disabilità”! Ma ce la siamo persa…». Così Elena Paolini racconta la disavventura vissuta all’Aeroporto di Bologna con la sorella Maria Chiara

Le modifiche al Decreto sull’inclusione scolastica: altre riflessioni

«Il dibattito concernente le modifiche al Decreto sull’inclusione scolastica – scrivono i componenti del Laboratorio di Ricerca Disability Studies (GRIDS) e Inclusione Scolastica e Sociale nel Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università Roma 3 – evidenzia aspetti positivi e negativi. Indubbiamente, nello schema del nuovo Decreto ci sono passaggi condivisibili, ma anche contraddizioni e passaggi critici». Tra questi ultimi, particolarmente degni di nota appaiono quelli proposti dagli Autori delle presenti riflessioni in àmbito di “accomodamento ragionevole”

Cura dei denti e disabilità: i princìpi sono chiari, non resta che applicarli…

«Ma chi ti cura, se sei una persona con disabilità con il mal di denti? Il dentista comune – scrive Antonio Giuseppe Malafarina – quasi mai è accessibile e un servizio pubblico attrezzato è raro più di un dentista a buon prezzo. Se n’è accorto il Ministero della Salute, che quest’anno ha prodotto un documento che lascerà il mal di denti, facendo però sperare che presto si possa blandire più celermente. Che i vari Enti, dunque, si apprestino a concretizzare rapidamente ciò che di ideale è stato accomodato!»

Uno strumento libero per creare Comunicazione Aumentativa e Alternativa

Si chiama SimCAA, è stata sviluppata dalla Cooperativa Sociale OpenLab Asti, ed è una libera applicazione web che evolve le funzioni di Araword, vecchio programma nato per creare CAA (Comunicazione Aumentativa e Alternativa), e che permette di scrivere per immagini testi, tavole comunicative e documenti che si appoggiano al sistema simbolico ARASAAC. Nei giorni scorsi Italian Linux Society ha lanciato una raccolta fondi, per sostenere e implementare SimCAA, allo scopo di mantenere questa piattaforma libera da condizionamenti e aperta alle necessità degli utenti

È sempre meglio costruire contesti di fiducia

Un ulteriore arricchimento al confronto da noi auspicato sul recente emendamento approvato al Senato, riguardante l’installazione delle videocamere in luoghi che ospitano bambini, anziani e persone con disabilità, arriva da Simona Lancioni, che scrive tra l’altro: «La violenza ha una matrice culturale ed è questo il terreno sul quale dobbiamo lavorare. Non ci sono scorciatoie, qualsiasi Centro Antiviolenza lo può confermare. Credo dunque che la videosorveglianza non sia un deterrente efficace, né serva a prevenire la violenza. Per farlo, invece, è necessario costruire contesti di fiducia»

Siamo sicuri che a Roma le scuole inizieranno per tutti in settembre?

L’assessore di Roma Capitale Laura Baldassarre tranquillizza le famiglie, dicendo che «gli alunni con disabilità a Roma avranno un servizio di assistenza scolastica garantito», e tuttavia i dubbi restano, secondo Stefania Stellino, che oltre a rilevare una serie di criticità nelle stesse dichiarazioni dell’Assessore, scrive: «Se ad oggi ancora non vi è traccia del bando in base al quale dovranno essere assegnati i servizi di assistenza agli alunni con disabilità, non vedo come potrebbe mai essere tutto pronto, in settembre, per un’adeguata accoglienza al suono delle campanelle in tutta Roma!»

Mai più persone sole e isolate

«La vicenda di quell’anziana madre – scrive Agostino Squeglia – che viveva sola e isolata in casa con il figlio disabile accudito anche da morto per quattro mesi, fa da “pendant” alla storia, apparentemente inversa, del figlio con disabilità che tre anni fa, sempre a Treviso, aveva vegliato la madre morta per due settimane. Chi ha pensato o valutato in tempo, e in entrambi in casi, il dolore di quell’isolamento? Una comunità è tale solo se conosce, approfondisce e costruisce insieme iniziative nel fondamentale settore sociale, ciò che riguarda tutti e non solo le persone con disabilità»

I Centri Diurni devono riabilitare e non diventare spazi/parcheggio

«Vogliamo essere considerati al pari di tutti i cittadini – scrive Elena Improta – e poi chiediamo che i nostri cari con disabilità continuino a frequentare i Centri Diurni? Questi ultimi, infatti, hanno una precisa finalità, che è quella di riabilitare e non dovrebbero certo diventare degli spazi/parcheggio. Se il progetto riabilitativo ha funzionato, sarebbe meglio vi fosse un’evoluzione verso nuovi progetti idonei alla fascia di età e alle abilità raggiunte»

Decisi a combattere la latitanza colpevole sul tema della disabilità

«Nel novembre dello scorso anno, di fronte al Parlamento, abbiamo gridato “Basta alle offese, Basta alla latitanza colpevole sul tema della disabilità” e oggi ripetiamo ancora quel grido, decisi a combattere i fattori di esclusione sociale che persistono nella scuola, nella mobilità, nel lavoro, nell’involuzione culturale, nell’ignoranza diffusa»: è questo uno dei passaggi più caratterizzanti della mozione conclusiva approvata nei giorni scorsi all’unanimità dall’Assemblea dell’ANIEP (Associazione Nazionale per la Promozione e la Difesa dei Diritti delle Persone Disabili)

L’antidoto alla violenza non è più sorveglianza, ma più vita

«Nei posti dove si è meno persone e più oggetti di lavoro – scrive la Federazione LEDHA -, la violenza rischia di essere considerata un’opzione possibile. E tuttavia, l’antidoto alla violenza non è più sorveglianza, ma più ascolto, non è più sicurezza, ma più apertura, non è più assistenza, ma più compagnia, non è più cura, ma più vita. La videosorveglianza, nel migliore dei casi, non servirà a nulla, se non a rendere ancora più disumani luoghi a cui già oggi viene chiesto di dedicare più tempo a rispettare procedure e protocolli che a guardare negli occhi le persone»

Marilena, che sente con il cuore e con il tatto

«Scoprire la storia di Marilena Abbatepaolo – scrive Simona Petaccia – donna sorda autrice di poesie, dirigente scolastica e amministratrice pubblica, che sente con il cuore e con il tatto, mi ha regalato la sensazione di una boccata d’aria fresca, ridandomi la speranza in una scuola buona, specie dopo il disgusto provato qualche tempo fa, nel leggere di quei dirigenti scolastici che prendevano in giro la disabilità dei loro docenti»

La beffa di avere 65 anni

«Chi arriva ai 65 anni – scrive Maria Pia Amico, riprendendo un tema recentemente denunciato anche dall’Associazione ANFFAS – non viene più considerato come “disabile”, ma come “anziano”, quasi che la sua condizione di prima cessasse di colpo e non avesse più bisogno di certi servizi, per altro indispensabili. E il dato forse più curioso è che nessuna legge o documento istituzionale stabilisce che una persona con disabilità debba considerarsi anziana dopo i 65 anni e, di conseguenza, che le vengano interdetti i servizi di cui usufruiva fino al giorno prima»

Riflessioni sulla videosorveglianza

Il confronto da noi auspicato dopo la pubblicazione delle riflessioni di Mario Paolini sull’emendamento approvato nei giorni scorsi, riguardante l’installazione delle videocamere nei luoghi che ospitano bambini, anziani e persone con disabilità, vive oggi un ulteriore passaggio, con le opinioni di Giovanni Marino, primo firmatario di una mozione approvata nel 2018 al Congresso Nazionale della Federazione FISH, con la quale si chiedeva «l’obbligatorietà delle telecamere di videosorveglianza come requisito per tutte le strutture che ospitano disabili mentali»

È ora che voglio vivere!

«Si dovrebbe partire prima di tutto dal quotidiano – scrive Tonino Urgesi, riflettendo sul corpo della persona con disabilità -, ad esempio dall’alzarsi dal letto. Perché per il disabile c’è sempre un prima e un dopo con cui fare i conti. Un prima, dove deve decidere chi lo alza e a che ora, un dopo per decidere chi lo lava e a che ora. Dovrebbe esserci invece solo “un adesso”: ora mi voglio alzare e adesso mi voglio lavare! Ora voglio vivere e adesso vivo! Ogni azione che voglio in ogni momento devo poterla vivere, e solo così potrò capire la meraviglia del mio corpo e non più il suo peso»

Non nel mio nome

L’approvazione di un emendamento che stanzia specifiche risorse, rilancia forse il dibattito sull’opportunità o meno dell’installazione delle videocamere nei luoghi che ospitano bambini, anziani e persone con disabilità. I temi dei diritti umani tornano ad essere centrali e meritevoli di raccogliere contenuti e prospettive anche radicalmente differenti. Volentieri ospitiamo questa riflessione di Mario Paolini, augurandoci che, come auspicato dall’Autore, possa favorire un proficuo confronto

Le formiche e la responsabilità sociale nei confronti della disabilità

«Essere disabile – scrive Giuseppe Fornaro – non significa essere meritevole di compassione e sussidi, significa essere persona meritevole di interventi (economici e non) che aiutino a superare le barriere. Le “fasce deboli”, quali gli anziani, i bambini e le persone con disabilità, non possono essere una responsabilità relegata alle sole famiglie, ma sono una responsabilità sociale che fa la crescita di un Paese civile, degno di essere considerato tale». E conclude così: «Non possiamo vivere come una fila di formiche, la diversità fa parte della vita umana»