Forse qualcosa sta cambiando davvero?

La condanna della Croazia da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo, per non aver saputo o voluto tutelare due propri Cittadini da ripetute minacce e violenze, basate sia sulla disabilità che sull’etnia, può infatti davvero aprire un capitolo nuovo per le persone con disabilità di molti altri Stati dell’Unione Europea

Ombra di giovane uomo fotografat di spalle, di fronte a un sole che nasceSi può parlare realmente di “Sentenza storica”, in riferimento al provvedimento adottato il 24 luglio scorso dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo, che per la prima volta in assoluto ha stabilito che la carenza di tutela da parte di uno Stato, nei confronti di una persona con disabilità e della madre, vittime di una serie di violenze – basate nella fattispecie sia sulla disabilità che sull’etnia – costituisce una violazione dei diritti umani. “Storica” soprattutto per il significativo impatto legale che essa potrà avere in tutti i Paesi dell’Unione Europea, dove d’ora in poi le persone con disabilità potranno chiedere a pieno titolo, alle Istituzioni del loro Paese, di essere difese e tutelate in situazioni analoghe.

La vicenda riguarda una persona croata di origine serba, con disabilità fisica e intellettiva, vittima per molti anni, insieme alla madre, di numerose molestie, sfociate in alcuni casi perfino in atti di violenza fisica, da parte di un gruppo di giovani teppisti: irruzioni in casa, con danni al mobilio e all’arredamento, sputi, urla, minacce, spintoni – tanto da provocare la caduta della persona con disabilità – e addirittura sigarette spente sulle mani.
Sin dagli inizi dell’odiosa vicenda, le due persone si erano rivolte alle forze dell’ordine, ai servizi sociali, alla scuola e all’ombudswoman – figura di garante dei diritti – senza però che nulla venisse fatto per far cessare le violenze e per prevenire nuove vessazioni. Tutelate dunque da un legale – che si è avvalso della consulenza di Interights, organizzazione internazionale che lotta per i diritti umani – si erano rivolte alla Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo.
Quest’ultima, quindi, con la decisione del 24 luglio, ha stabilito che lo Stato della Croazia ha mancato nel:
– tutelare la persona con disabilità da «un prolungato e ripetuto trattamento disumano e degradante», riferendosi all’articolo 3 della Convenzione Europea per la Salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà Fondamentali (Divieto della tortura: «Nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti»);
– proteggere i diritti della madre riguardo alla propria privacy e alla vita familiare (articolo 8 della citata Convenzione).
– mettere in atto soluzioni concrete, per far cessare «un crimine tanto odioso, basato sulla disabilità della vittima».

Anche l’EDF (European Disability Forum), l’organizzazione-ombrella che tutela i diritti di almeno ottanta milioni di persone con disabilità in Europa, è “entrata” nella vicenda, come “parte terza interessata”, dopo avere sottolineato che questo tipo di reati nei confronti delle persone con disabilità sono purtroppo «un fenomeno crescente», ma che rimane ancora «poco conosciuto e di conseguenza sin troppo sottovalutato».
«Ogni Governo – ha commentato il presidente dell’EDF Yannis Vardakastanis, dopo avere anch’egli definito come “storica” la Sentenza di Strasburgo – avrà ora l’obbligo di difendere i propri Cittadini con disabilità da violenze, vessazioni e discriminazioni, senza per altro considerarle come reati comuni, ma come crimini odiosi, aggravati dall’ostilità basata sulla disabilità».
Come già accennato, tale provvedimento, infatti – pur essendo rivolto specificamente alla Croazia – potrà avere un importante impatto legale su tutti gli altri Stati dell’Unione Europea, incoraggiando altresì le persone con disabilità e le organizzazioni che ne tutelano i diritti ad agire a livello nazionale, in casi di reati basati sulla disabilità.
In tal senso, un dato, riferito sempre dall’EDF, parla da sé: le persone con disabilità sono quattro volte più dei loro pari senza disabilità esposte a minacce verbali e violenze fisiche; cifre, queste, che dovrebbero sin d’ora portare tutti i Governi dell’Unione a modificare le loro leggi penali – inserendo cioè l’aggravante specifica delle discriminazioni e delle violenze basate sulla disabilità – oltre ad assicurare un’effettiva tutela alle potenziali vittime di tutto ciò.
E del resto, non solo la Convenzione Europea per la Salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà Fondamentali, ma anche la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità – già ratificata dalla maggior parte dei Paesi Europei e quindi Legge dei vari Stati – sancisce chiaramente (articolo 15) che «nessuno può essere sottoposto a trattamenti crudeli, inumani o degradanti» e a obbligare «gli Stati Membri ad adottare tutte le misure legislative, amministrative, giudiziarie o di altra natura idonee ad impedire che persone con disabilità, su base di uguaglianza con gli altri, siano sottoposte a tutto ciò». (S.B.)

Ringraziamo Giovanni Padovani per la segnalazione.

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