Il vero e il verosimile nel dibattito sull’assistenza sessuale

«Un recente articolo del settimanale “Vita” – scrive Andrea Pancaldi – torna per l’ennesima volta sul tema dell’“assistente sessuale” per le persone con disabilità, non riportando nulla di nuovo, in termini di contenuti, rispetto a quanto è già stato ampiamente dibattuto in materia e, almeno in “Superando.it”, con dovizia di documenti e pareri. Lo commentiamo perché ci permette di fare alcune osservazioni su come, dentro e fuori dal mondo specifico della disabilità, questo tema venga gestito»: e in tal senso, tra vero e verosimile, il quadro tratteggiato da Pancaldi fa quanto meno riflettere

Realizzazione grafica di un omino davanti a un punto interrogativo bluCompare sul settimanale «Vita» del 19 maggio scorso un articolo intitolato I disabili: «Basta tabù, il sesso è un diritto», che torna per l’ennesima volta sul tema dell’“assistente sessuale” per le persone con disabilità. Il pezzo non riporta nulla di nuovo, in termini di contenuti, rispetto a quanto è già stato ampiamente dibattuto in materia e – almeno su questa testata che state leggendo – con dovizia di documenti e pareri. Lo commentiamo perché ci permette di fare alcune osservazioni su come, dentro e fuori dal mondo specifico della disabilità, questo tema venga gestito.

Un primo aspetto è che il pezzo di «Vita», rispetto ad altri, riporta, potremmo dire, due “mezze novità” che, nella logica dei media, sono presentate come due “novità intere”. Vediamole.
La prima è l’interessamento dell’ANMIL (l’Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro) al tema dei Progetti di Legge sull’assistenza sessuale, o meglio della Fondazione Sosteniamoli Subito promossa dal’ANMIL stessa, allo scopo di realizzare iniziative assistenziali e di ricerca nell’àmbito della medicina legale e del lavoro a cui, per la proprietà transitiva, vengono trasferiti nell’articolo anche i 400.000 soci della varie Sezioni Provinciali di ANMIL Associazione. Questo per dar conto di una massa critica di persone disabili potenzialmente favorevoli, almeno nel senso dell’articolo, all’ipotesi della assistenza sessuale, anche se – come per tutti i temi fortemente etici – non c’è appartenenza associativa né partitica, che tenga e il fronte inevitabilmente si spaccherebbe in due.

La seconda “mezza novità” spendibile nei media è l’annuncio «che la campagna della Fondazione Sosteniamoli Subito sull’assistenza sessuale avrà il supporto di un big della comunicazione come Oliviero Toscani», anche se, andando a consultare i documenti dell’ANMIL precedenti all’uscita di «Vita», e che lo stesso settimanale cita linkandoli, il coinvolgimento di Toscani appare molto più sfumato e ancora allo stato di idea/ipotesi («…a quanto pare anche un fotografo di grido, come Oliviero Toscani, ha manifestato interesse per questo tema che mette insieme i concetti di amore e di solidarietà per favorire il pieno sviluppo di ogni persona»).

Il secondo punto è un interrogativo: ma le Proposte di Legge sono due o tre? Premesso che i testi di legge sono praticamente identici nel delegare ogni decisione alle ASL e alle Regioni, stante l’articolo di «Vita» sono due, mentre per gli Atti della Camera e del Senato ne sono state depositate tre, la prima delle quali a firma del senatore Sergio Lo Giudice (Partito Democratico) e altri, promossa dal Comitato per la Legge sull’Assistenza Sessuale di Maximiliano Ulivieri (Disposizioni in materia di sessualità assistita per persone con disabilità). La seconda, invece (Istituzione della figura dell’educatore al benessere sessuale per le persone disabili) è a unica firma della deputata Elvira Savino (Forza Italia), e a livello di terminologia sfuma di più, parlando di «educatore al benessere sessuale per le persone disabili». La terza, infine, è quella di Ileana Argentin (ed altri), donna con disabilità deputata del Partito Democratico, che riprende in fotocopia la proposta del citato Comitato per l’Assistenza Sessuale (Disposizioni in materia di sessualità assistita per le persone disabili).

La terza sottolineatura solleva alcune perplessita sulle dichiarazioni in materia, presenti nell’articolo di «Vita», rese dalla citata Ileana Argentin, donna con disabilità, come detto, un passato nell’associazionismo romano e oggi deputata.
Sul contributo apparso nel sito ANMIL che viene ripreso da «Vita», Argentin dichiara testualmente «…sto spingendo molto in questa direzione perché ritengo che sia assolutamente ingiusto che madri di 80 anni siano costrette alla masturbazione di figli di 50 con disabilità mentale. Non possono esistere donne che vivono questa violenza per la sola colpa di essere madri. Il 65% degli uomini con ritardo mentale usufruisce della prostituzione, ma sempre di nascosto».
Ma se questo 65% frequenta prostitute di nascosto, come è possibile che venga stimata questa percentuale? A quale fonte tale rilevazione fa riferimento? Esiste un’indagine in tal senso effettuata su un campione statisticamente attendibile? Idem per le mamme che masturberebbero i figli e che, come per la prostituzione (e l’impossibilità a masturbarsi), è il refrain che da sempre viene portato a riprova della “pregnanza” di questo tema e dell’urgenza di affrontarlo, tanto che si chiede aiuto proprio alla Legge, la quale, essendo per definizione la massima incarnazione dell’“istituito”, si può dire sia l’esatto contrario della sessualità, per sua natura antistituzionale, come la storia bene ci insegna.
Anche qui, a quali fonti dobbiamo ricondurre le mamme ottantenni che masturbano figli cinquantenni? A un serio lavoro di ricerca? A una stima esperienziale di qualche operatore di una struttura? Al sentito dire in campo associativo? A una tesi di laurea? Idem dicasi per quanto viene detto circa le donne disabili che frequentano o vivono in strutture socioeducative.
Da più parti si sente ancora dire che «gli zingari rubano i bambini»: tuttavia, dal 1986 al 2007, nei 29 casi in materia assurti agli onori delle cronache, in nessuno è stata provata tale ipotesi di reato

Sorge a questo punto la perplessità che, per stare sui media, a forza di descrivere la sessualità delle persone con disabilità solo attraverso l’evocazione dei temi della prostituzione, della masturbazione, dell’incesto, dell’omosessualità… per arrivare ai cosiddetti “devotee” (coloro che amano fare sesso con persone disabili, amputate in particolare), che anche se raramente ogni tanto fanno capolino nei dibattiti, la società, un po’ “di pancia” e un po’ per “radicalchicchismo”, sdogani l’assistente sessuale e si metta l’anima in pace, evitando di attraversare la complessità del tema, che le richiederebbe anche di farsi alcuni interrogativi sulla propria di sessualità e sui relativi rapporti affettivi, economici e di potere tra uomo e donna.

Il tema dell’assistenza sessuale mediaticamente funziona proponendo due opposti (disabilità e sesso) e assieme la loro soluzione nell’alveo del modello medico, quello ancora più diffuso per interpretare la disabilità (una disabilità = una medicina = un operatore specifico…. = un’associazione, ci permettiamo di aggiungere). Vedremo se anche ANMIL Associazione prenderà una posizione a favore di questa ipotesi e se altre sigle la seguiranno.
Ancora una volta a chi vuole farsi una propria opinione spendendo tempo (ma non denaro, essendo tutto materiale citato online) e assumendosi la fatica del documentarsi, rimandiamo al nostro contributo La disabilità, il dibattito sull’assistente sessuale e oltre, pubblicato sempre da «Superando.it», e ai tanti ulteriori articoli apparsi su questa testata o ai link esterni in essi presenti.

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