L’“Isola Formativa”, opportunità poco sfruttata

«È nel 2016 – scrive Marino Bottà – che negli atti ufficiali della Regione Lombardia si parla per la prima volta di “Isola Formativa”, azione con la quale si riconoscono alle aziende (soggette e non agli obblighi della Legge 68/99) i costi per la creazione di ambienti formativi al lavoro, integrati con i processi produttivi. Si tratta di una buona prassi che non ha avuto finora un’adeguata diffusione, ma ora ci sono alcuni soggetti sociali privati e del privato sociale che hanno deciso di promuoverla, per creare buone opportunità rivolte in particolare a persone con disabilità complesse»

Persona con sindrome di Down al lavoro in un centro commerciale

Una persona con sindrome di Down al lavoro in un Centro Commerciale

È nel 2016 che negli atti ufficiali della Regione Lombardia si parla per la prima volta di “Isola Formativa”, azione con la quale si riconoscono alle aziende – soggette e non agli obblighi della Legge 68/99 (Norme per il diritto al lavoro dei disabili) – i costi per la creazione di ambienti formativi al lavoro, integrati con i processi produttivi.
Così se ne legge nei documenti ufficiali: «Presso l’Isola vengono gestiti brevi percorsi di osservazione, con scopo di orientamento al lavoro e inserimento lavorativo delle persone con disabilità in carico ai servizi e iscritti al Collocamento Mirato. […] L’isola dovrà configurarsi come ambito idoneo a realizzare una condizione di “Formazione in situazione” ad alta intensità formativa ed esperienziale, particolarmente adatta al recupero professionale di persone disabili che presentino bassi livelli di competenze comportamentali e professionali trasversali. […] La realizzazione di tale ambiente deve garantire percorsi formativi orientati al potenziamento dell’identità personale di medio/lungo periodo e di livelli prestazionali e comportamentali tali da rendere perseguibile un successivo percorso di inserimento lavorativo sia nella stessa azienda che in altri contesti lavorativi. La sua creazione da parte delle aziende realizzata nell’ambito di una convenzione con il Collocamento Mirato ai sensi della disciplina prevista dalla legge 68/99,  concorre ad ottemperare agli obblighi della stessa, sia attraverso l’attivazione di tirocini formativi che attraverso assunzioni dirette dei tirocinanti dopo il periodo di formazione, ovvero attraverso l’esternalizzazione di processi produttivi nelle modalità di cui all’art. 14 D.Lgs n°276/2003».
Tecnicamente, dunque, sono previsti cinque anni di attività, per non meno di cinque persone con disabilità. L’azienda può ridurre l’obbligo di cinque unità previste nella “quota di riserva” di cui alla Legge 68/99, e beneficia di un finanziamento pari a 4.000 euro per le attività di consulenza, 15.000 per l’adattamento del posto di lavoro e l’acquisto di ausili tecnici, 30.000 per azioni di tutoraggio e formazione.

Purtroppo questa buona prassi non ha avuto un’adeguata diffusione. In questi anni, infatti, solo tre aziende hanno fatto ricorso al finanziamento.
Lo scarso interesse è riconducibile alla complessità delle regole  e delle procedure, ma soprattutto all’indifferenza dei Servizi del Collocamento Disabili, ai quali era demandato il compito di promuoverle.
Ora, soggetti sociali privati e del privato sociale hanno deciso di farsi carico della promozione delle Isole Formative, al fine di farle diventare parte di un “arcipelago di opportunità”, per soggetti con disabilità complesse, che necessitino di un graduale percorso di formazione al lavoro in situazione.

Una prima disponibilità in tal senso è stata offerta dalla ditta milanese TXT, che grazie alla collaborazione fra la Società Cooperativa Value People, l’Azienda Specialisterne, l’Agenzia Umana e alcune Associazioni locali impegnate sulla disabilità, ha reso possibile attivare una nuova esperienza, ma soprattutto un’occasione per rivisitare parametri, procedure ecc.; per questo si è deciso di fornire un costante aggiornamento al Collocamento Disabili milanese, oltreché alle Politiche Attive della Città Metropolitana di Milano e alla Regione Lombardia.
Il progetto prevede che TXT si renda disponibile a promuovere un’Isola Formativa a favore di persone con disabilità iscritte al collocamento mirato, in particolare rivolgendosi a persone con  sindrome di Asperger. I candidati saranno proposti dalle Associazioni di persone con disabilità, dai Servizi Socio-Sanitari, e da altri soggetti sociali interessati. Verranno quindi selezionati e inseriti in azienda attraverso un progetto di tirocinio personalizzato e viste le complessità di cui sono portatori, ci si avvarrà di figure professionali altamente specializzate e formate. Dal canto suo, l’azienda metterà a disposizione un proprio disability buddy (“compagno di disabilità”), allo scopo di favorire l’integrazione nel contesto lavorativo, e un disability mentor (“mèntore di disabilità”) con finalità formative. Il progetto, inoltre, si avvarrà della supervisione di un esperto del mercato del lavoro per persone con disabilità. Specialisterne e Umana, infine, si impegneranno nella ricerca di aziende disponibili all’assunzione dei tirocinanti, attraverso rapporti di lavoro in somministrazione. Interesse comune sarà la cura del turnover , in modo da consentire l’inserimento di  altri candidati: il progetto, infatti, prevede l’inserimento iniziale di cinque giovani, a cui, nel corso degli anni, se ne aggiungeranno altri.

In conclusione si può dire che le Isole Formative – pratica che ritengo utile soprattutto in riferimento alle persone con disabilità intellettiva e sensoriale – portino ad attuare servizi e azioni che favoriscono un efficace sviluppo del progetto di inserimento al lavoro, curando in particolare la valutazione del potenziale lavorativo dei candidati, quella della distanza dal mercato del lavoro, la formazione in situazione, la ricerca del lavoro e il collocamento allo stesso.
Riassumendone rapidamente le caratteristiche, il progetto prevede in sequenza: la creazione di un’Isola Formativa; un’opportunità formativa per n. 5/15 tirocinanti; la collocazione al lavoro di non meno di cinque persone; la sperimentazione di un modello di collaborazione fra pubblico, privato e privato sociale; l’offerta di un servizio e una proposta di integrazione socio lavorativa per persone disabili con complesse problematicità di inserimento; l’opportunità di verificare e ridefinirne i parametri normativi; l’utilizzo del rapporto di lavoro in somministrazione, a tempo determinato (Staff Lising) come buona prassi per le disabilità complesse.

Già responsabile del Collocamento Disabili e Fasce Deboli della Provincia di Lecco.

Per ulteriori informazioni e approfondimenti sulla materia trattata nel presente testo: marino.botta@umana.it.

 

Articolo raccolto e pubblicato in relazione al progetto JobLab – laboratori, percorsi e comunità di pratica per l’occupabilità e l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità” (Progetto finanziato ai sensi dell’articolo 72 del decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117. Annualità 2017.)

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