Bebe, la storia di una campionessa
«Bebe tedofora alle Paralimpiadi di Londra»: in questi giorni ne scrivono i giornali, ne parla la TV. La sua storia piace, il suo carisma contagia. Superando incontra Beatrice “Bebe” Vio, la campionessa mondiale di scherma per persone con disabilità under 18, l’unica al mondo a tirare senza le braccia. Per lei è stata preparata una protesi speciale
Capaci di apprezzare la bellezza di un corpo diverso
«Se trattiamo il corpo come una cosa – scrive Simona Lancioni – stiamo trattando come una cosa anche la persona incarnata in esso: questo non può e non dev’essere accettato». Tra moda e disabilità, corpo della donna (disabile e non) e bellezza, un’ampia riflessione che prende spunto da alcuni contributi apparsi in queste settimane nel nostro sito. «Il giorno in cui – conclude Lancioni si sarà capaci di riconoscere e apprezzare la bellezza di un corpo diverso e quella della persona che ci abita dentro, quel giorno saremo tutte un po’ più libere»
Tiriamo fuori la verità, raccontiamola!
«È la solitudine la vera condanna che spesso si accompagna alla disabilità», commenta Franco Bomprezzi, pensando alla tristissima vicenda di Manfredonia (Foggia), ove un insegnante con disabilità è stato ricattato da un gruppo di minorenni, versando loro somme di denaro, dopo la minaccia di vedersi bruciare l’auto. E aggiunge: «Tiriamo fuori la verità, raccontiamola, possiamo reagire, insieme»
Il sesto Handifilm Festival di Rabat in Marocco
Si terrà dal 28 al 31 marzo, sarà dedicato quest’anno al tema del lavoro e della formazione professionale – come fattori di integrazione della disabilità – e costituisce certamente un prezioso “fiore all’occhiello” del Paese nordafricano, per migliorare la cultura sulla disabilità. A organizzarlo è Handifilm, associazione partner di un progetto finanziato dall’Unione Europea e curato dall’organizzazione italiana OVCI (Organismo Volontariato per la Cooperazione Internazionale)-La Nostra Famiglia, tramite la Fondazione FONOS Orizzonti Sereni, in favore dei bambini con disabilità. In programma al Festival vi è anche un noto film italiano, “Si può fare”, diretto da Giulio Manfredonia e interpretato da Claudio Bisio
Il torneo di tennis a Cuneo: tredici anni di grande passione
Dal 22 al 25 marzo una trentina di tennisti comporranno il tabellone del Torneo Internazionale di tennis in carrozzina “Alpi del Mare” di Cuneo, manifestazione organizzata dalla locale Associazione P.A.S.S.O. (Promozione Attività Sportiva Senza Ostacoli) e che alla sua tredicesima edizione continua sempre ad essere un appuntamento di grande livello e fascino. «Sedici anni fa a Cuneo – ricorda Mario Rosso, presidente di P.A.S.S.O. – non si parlava di sport dei disabili e dopo pochi anni questo torneo ha assunto un carattere internazionale. Si tratta di un risultato eccezionale, soprattutto perché chi ha lavorato lo ha fatto in modo disinteressato e merita una medaglia»
Grazie a voi, che ce la fate, giorno dopo giorno
«Grazie a voi, donne invisibili in carrozzina, o con la disabilità nascosta in un “DNA impazzito”, che vivete una doppia discriminazione, come disabili e come donne, eppure, quasi sempre, con fatica immensa, ce la fate e vincete, giorno dopo giorno, riscattando il destino con la grinta e il sorriso, con la rabbia e con l’allegria. Meravigliose compagne di un mondo ricco di storie che pochi conoscono, che quasi nessuno vuole conoscere»
L’uguaglianza di genere è un diritto umano fondamentale
«In occasione di questa Giornata Internazionale della Donna – scrive il segretario generale delle Nazioni Unite Ban ki-moon, in un messaggio diffuso in occasione dell’evento – esorto i governi, la società civile e il settore privato a impegnarsi per l’uguaglianza di genere e per il rafforzamento delle prerogative delle donne, come diritto umano fondamentale e in quanto forza dalla quale tutti possano trarre beneficio. L’energia, il talento e la forza delle donne e delle ragazze rappresentano infatti la più grande – e non sfruttata – risorsa del genere umano». Senza nemmeno mai dimenticare – aggiungiamo – le donne con disabilità, sempre vittime di una discriminazione multipla, in quanto donne e in quanto disabili
Da seppellire nel «cimitero del pensiero stupido»
In tempi di crisi economica, sommare le ragioni del dolore di fronte a una vita difficile che è appena nata, o che potrebbe nascere, alle difficoltà oggettive che le famiglie, per anni, dovranno affrontare per garantire cure e dignità di persona ai figli “sbagliati” o non voluti, è un esercizio meno infrequente di quanto si pensi. Altrimenti non si spiegherebbe perché riviste seria e certamente autorevoli non esitino a pubblicare senza riserve articoli tanto aberranti, come quello recentemente elaborato da due “ricercatori” italiani, intitolato “Aborto post-natale: perché il neonato dovrebbe vivere?”
E per gli spettatori calvi c’è ancora posto?
Una premessa “di pura fantasia” per rendere subito evidente quanto sarebbe assurdo lasciare fuori da un cinema le persone troppo alte, o grasse, o calve. Ma se la questione riguarda le persone con disabilità? Come mai non scatta la medesima sorpresa? Come mai si ritiene del tutto normale adottare un criterio selettivo, fortemente discriminatorio, nei confronti di spettatori che hanno il solo torto di essere in sedia a rotelle? E il “bello” è che tutto ciò si verifica dopo le varie norme “di tutela” approvate negli anni scorsi, come se tutti volessero prendersi cura della sopravvivenza delle persone con disabilità, ma quasi nessuno della loro possibilità di vivere normalmente
Parlerei più volentieri di «destini rari»
Le riflessioni sulle Malattie Rare e sulla Giornata Mondiale del 29 febbraio di Franco Bomprezzi, giornalista affetto da osteogenesi imperfetta, ovvero uno che “fa parte della categoria” e che pur constatando una situazione decisamente diversa, rispetto a qualche anno fa, scrive: «Vorrei meno convegni, meno premiazioni, meno bandiere, e forse un po’ più di lotta assieme agli altri, a quelli che sembrano più forti e grossi, ma che semplicemente da tempo hanno capito che in questi tempi così difficili solo una unione più larga, basata sui diritti di cittadinanza, può salvarci dal peggio». «Anche per questo – aggiunge – parlerei più volentieri di “destini rari”, più che di malattie, perché la malattia è la premessa della disabilità, non la sostanza»
Tutta la grinta di Silvia!
Trentacinquenne medico anestesista, Silvia Distefano, genovese, è diventata paraplegica in seguito a un’infezione al midollo spinale e in questo nostro incontro racconta le sue tante “passioni”, tra le quali, in primo luogo, il teatro e lo sport. Una donna tenace e grintosa, che pian piano ha imparato a convivere – anche sul lavoro – con la sua nuova vita “da disabile”, cercando sempre di essere considerata “uguale a prima”
Posso vivere o no?
E alla fine, conti alla mano, sommando le varie entrate e uscite, fino all’ultimo centesimo, il quesito da rivolgere alle Istituzioni è tutto sommato drammaticamente semplice: posso continuare a scegliere come condurre la mia vita, con le assistenti pagate da me, svolgendo le mie varie attività professionali, educative e sociali oppure devo “rinunciare alla vita”, all’interno di una struttura dove altri decidono per me e dove oltretutto “costerei” anche di più? Ed è proprio questa la domanda che Cinzia Rossetti, donna con disabilità lombarda, pone ai rappresentanti istituzionali in questa sua lettera aperta che riceviamo e ben volentieri pubblichiamo
Chiediamo il riconoscimento del lavoro di cura dei familiari assistenti
È questa la principale istanza dell’Associazione Co.Fa.As. “Clelia” (Coordinamento Familiari Assistenti “Clelia”), componente della Confederazione delle Organizzazione di Famiglie con Persone Disabili dell’Unione Europea (COFACE), la cui presidente Anna Maria Comito spiega perché ciò «permetterebbe di migliorare la qualità di vita della persona aiutata e di preservare quella di tutta la famiglia, di tutelare la salute fisica e psichica dei familiari assistenti, di mantenere i legami familiari normali tra genitori e figli e all’interno della coppia, di prevenire l’impoverimento economico e l’isolamento, di favorire la conciliazione “vita familiare/vita professionale” e di salvaguardare i diritti di ognuno dei suoi membri». Riceviamo e ben volentieri pubblichiamo
«Mamma, io sono adulto?» (Enrico, 45 anni)
Si chiama così il convegno che si terrà il 17 febbraio a Padova, per aprire una riflessione sul riconoscimento dei bisogni e dei diritti della persona adulta con disabilità intellettiva, fornendo elementi utili a realizzare progetti di vita che tengano maggiormente conto delle esigenze di questa fase della vita. In particolare, ci si soffermerà sull’analisi delle risorse da attivare e sui processi che favoriscono l’incontro con i bisogni della persona e della sua famiglia anche in questo momento dell’esistenza
La lebbra nel XXI secolo: il peso determinante dello stigma
Esiste ancora, ai giorni nostri, la lebbra, e la sua diffusione in alcune zone povere del mondo è causa di nuove disabilità. Ne parliamo con Sunil Deepak, responsabile del Dipartimento Medico-Scientifico dell’AIFO (Associazione Italiana Amici di Raul Follereau), per capire qual è la situazione nel mondo oggi e cosa si può fare
Il mondo di tutti: dietro le quinte
Proponiamo oggi un’ntervista con il regista Francesco Boschetti, autore del cortometraggio “Il mondo di tutti”, dedicato al tema della disabilità – in particolare riguardo all’inclusione scolastica – e rispetto al quale di recente si è scritto anche nel nostro sito. Boschetti parla di sé, racconta com’è nata l’idea e come è stato possibile realizzarla
Nulla è più vitale e paritario della libertà di autodeterminarsi
«Sono ignorante di teorie economiche – scrive Ida Sala di ENIL Italia (European Network on Independent Living), nella sua lettera aperta a Elsa Fornero, ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali – ma cosa c’è di più economicamente reale, vitale e paritario di una relazione come quella in cui io, donna o uomo con disabilità, retribuisco qualcuna/o di mia scelta perché, attraverso il suo lavoro, condizione necessaria per la vita di ognuno, assicuri la mia libertà di autodeterminare le mie scelte di vita, condizione necessaria per la mia dignità e integrità fisica e mentale?». Riceviamo e ben volentieri pubblichiamo
Parliamo di «persone che necessitano di maggiori sostegni»
Questo infatti – ribadisce Giampiero Griffo, tornando a intervenire sulla discussione aperta dal nostro sito, riguardante la definizione di “disabilità gravissima” – dev’essere l’unico linguaggio possibile, oltreché «coerente con le nostre strategie e con le nuove prospettive che la Convenzione ONU ci ha aperto». Riceviamo e ben volentieri pubblichiamo
Anche in India «vince» l’auto-mutuo aiuto
Incontriamo per la seconda volta Sunil Deepak, responsabile di un progetto emancipativo rivolto alle persone con disabilità di un distretto rurale indiano vasto più di 5.000 chilometri quadrati. In un’area tanto ampia, dove i villaggi sono anche parecchio distanti l’uno dall’altro, l’attivazione di gruppi di auto-mutuo aiuto diventa una risorsa fondamentale per coinvolgere, aiutare e informare il più alto numero di persone possibile
Quando Mazzoni diventa Jonha
Il poeta Stefano Mazzoni – persona affetta da distrofia muscolare, che vive con il respiratore e che scrive al computer tramite un sistema informatico oculare – debutta a teatro con un monologo di cui è attore e interprete. Si intitola “Jonha” e presenta un personaggio che riassume su di sé tutti i principali motivi di emarginazione sociale. La regia è della compagnia teatrale degli Scarti