Opinioni

Diffondere il Manifesto sui diritti delle donne con disabilità

Diffondere il Manifesto sui diritti delle donne con disabilità

Si tratta esattamente del “Secondo Manifesto sui diritti delle Donne e delle Ragazze con Disabilità nell’Unione Europea. Uno strumento per attivisti e politici”, di cui è disponibile la traduzione italiana ufficiale, approvata in questi giorni dal Forum Europeo sulla Disabilità. «Esso – scrive Simona Lancioni – dev’essere diffuso capillarmente dalle Associazioni e Federazioni che si occupano di disabilità, così come dai movimenti femminili e femministi. Perché è necessario richiamare con forza l’attenzione sull’urgenza di contrastare la discriminazione multipla delle donne con disabilità»

Quella “sbarra dei privilegi” davanti al parcheggio

Quella “sbarra dei privilegi” davanti al parcheggio

«A Pescara – scrive Claudio Ferrante – i politici locali si contendono i parcheggi preclusi da una sbarra, riservati agli Amministratori e ai Consiglieri Comunali. Queste categorie parlano sin troppo spesso di sensibilità, senza però che a nessuno venga in mente che quei parcheggi potrebbero essere messi a disposizione di chi è titolare del contrassegno invalidi e quindi delle persone con gravi disabilità. Anche perché in quell’area ci sono tante sedi istituzionali e per chi ha gravi problemi fisici o è non vedente, è quasi impossibile trovare parcheggi per recarsi negli uffici pubblici…»

Un Osservatorio che non dovrà restare solo sulla carta

Un Osservatorio che non dovrà restare solo sulla carta

«L’auspicio – scrive Gianluca Rapisarda – è che l’Osservatorio Permanente per l’Inclusione Scolastica, per la cui costituzione la ministra Fedeli ha firmato nei giorni scorsi il relativo Decreto, non resti solo “sulla carta”, ma che, al contrario, possa contribuire concretamente a rafforzare il ruolo delle Famiglie e delle Associazioni nei processi di inclusione, coinvolgendo, attraverso la formazione in servizio, anche tutte le componenti del personale scolastico e costituendo, pertanto, un forte ed efficace strumento di partecipazione»

Terapisti occupazionali: quarant’anni di storia, per proiettarsi nel futuro

Un'elaborazione grafica realizzata dall'AITO per i propri quarant'anni

Il 30 agosto l’AITO (Associazione Italiana Terapisti Occupazionali) ha compiuto i suoi primi quarant’anni, vissuti tra momenti belli e momenti meno entusiasmanti. «La nostra Associazione – scrive Michele Senatore – è cresciuta continuamente, e tuttavia la strada per garantire ai terapisti occupazionali da una parte una maggiore presenza e integrazione nell’équipe riabilitativa, dall’altra una migliore conoscenza di questa professione al cittadino, è ancora lunga e passa attraverso l’educazione terapeutica, la prevenzione, la formazione aperta o, più banalmente, il semplice passaparola»

Un ospedale da salvare

L'Ospedale di Malcesine (Verona), sul Lago di Garda

«Centro di riferimento nazionale per lo studio e la cura degli esiti tardivi della poliomielite, l’Ospedale di Malcesine (Verona) è stato un punto di riferimento per i pazienti poliomielitici e anche per tutti i residenti e non dell’Alto Garda. Da diverso tempo, però, sta vivendo una situazione di degrado e abbandono»: la denuncia proviene da Denis Montagnoli, presidente dell’AIDM (Associazione Interregionale Disabili Motori), organizzazione che sta lavorando per poter salvare e riqualificare una struttura che per anni è stato un vero centro d’eccellenza

Un altro anno di emergenza e precarietà?

«Sebbene la normativa italiana per l’inclusione scolastica sia oggi riconosciuta come una delle più avveniristiche e all’avanguardia nel mondo – scrive Gianluca Rapisarda – non si può non rilevare che l’attuale nostro modello di inclusione presenti diverse criticità strutturali. E se queste, come sembra, saranno affrontate ancora una volta dal Ministero con i soliti “interventi tampone”, quelle criticità sono destinate a rimanere tali e nemmeno nel nuovo anno scolastico si riuscirà a garantire un’inclusione realmente di qualità agli alunni e studenti con disabilità»

Per una settimana ci siamo dimenticati dei suoi bisogni speciali

«Come molte mamme di ragazzi “speciali” – scrive Rosa Mauro, raccontando la prima vacanza senza la famiglia del figlio con autismo – avevo la convinzione che io e solo io potevo servire alla vita di Giovanni, ma mi sbagliavo. Hanno bisogno anche loro, come tutti, di indipendenza, di vita e memorie, di straordinaria, assoluta, normalità e di chi ha la possibilità di regalargliela, facendo un buon lavoro e non comparendo mai sui giornali. Giovanni sarà sempre un ragazzo con bisogni speciali, ma per una settimana ce ne siamo dimenticati tutti. Anche lui»

E i bagni attrezzati erano nell’area inaccessibile…

«Quel che mi ha fatto veramente infuriare – scrive Adele Fiorenza, persona con disabilità motoria in carrozzina, che ha toccato con mano la parziale inaccessibilità del Museo Archeologico Nazionale del Melfese – è che i servizi igienici per disabili sono siti proprio nell’area inaccessibile! Vorrei dunque sapere chi ha messo la propria firma per attestare l’agibilità di quella struttura: sarebbe bastato infatti un po’ di comune buon senso per rendersi conto del problema e risolverlo, con un semplice scivolo su ognuna delle rampe di tre gradini presenti nel secondo piano»

Senza assistenza personale non c’è vita indipendente

Secondo ENIL Italia, che guarda con grande interesse ai passi legislativi sulla materia in Umbria, «per le persone con gravi disabilità l’assistenza personale continua ad essere l’elemento principale per la realizzazione della vita indipendente. Senza di essa, infatti, serve a poco abbattere le barriere, rendere accessibili i mezzi pubblici, adattare le case, le scuole, i luoghi pubblici o quelli di lavoro: ci sarà sempre chi non potrà fruirne per mancanza di assistenza personale o che potrà farlo solo con modalità discriminanti, specie se quell’assistenza non sarà autogestita»

Coraggio, venite a conoscerci: abbiamo tante cose da raccontarvi

«Coraggio, aprite quel cancello – scrive Giovanni Merlo rivolgendosi alla Scuola Svizzera di Milano, che aveva escluso dai propri corsi le persone con disabilità, salvo poi fare marcia indietro, su sollecitazione delle autorità elvetiche -, venite a conoscerci, abbiamo un sacco di cose da raccontarvi. Tutti impegnati a imparare tante lingue straniere, non avete avuto il tempo e l’occasione di scoprire che ci sono tanti e diversi modi di comunicare e di insegnare anche concetti difficili e che in una scuola le differenze rappresentano una fonte inesauribile di conoscenza e crescita reciproca»

Riflessioni sulla bruttezza, la disabilità e altro

«La cultura non nasce in un giorno – scrive Antonio Giuseppe Malafarina, riflettendo sui concetti di bruttezza e disabilità, tra passato e presente – e quella collettiva si forma dalla stratificazione del passato. A tutt’oggi l’equazione persona disabile uguale brutto persiste e il brutto continua a suscitare repulsione, anche se il suo significato è in tumultuosa evoluzione. Perché la modernità sta nella conoscenza. Ovvero, ciò che è brutto è brutto, ma ciò che è brutto non sempre è ciò che lo era un attimo prima»

Non si “difendono” così le persone con disabilità!

«Tra le tante reazioni di indignazione e condanna nei confronti del cartello realizzato in Lombardia da quell’automobilista multato per avere occupato abusivamente il parcheggio riservato alle persone con disabilità, ne sono circolate alcune in rete – rileva Simona Lancioni – convinte di difendere la causa delle persone con disabilità. Ma in realtà, usando la disabilità mentale come un insulto, rafforzano esse stesse lo stigma contro le persone con disabilità»

Nuovo anno scolastico, vecchi problemi?

«Ha suscitato particolare preoccupazione – scrive Salvatrice Cilia, presidente di Pro Diritti H, il Coordinamento Provinciale di Ragusa delle Associazioni Disabili – la notizia secondo cui la nostra Provincia disporrebbe di fondi sufficienti a garantire la frequenza degli alunni con disabilità per soli venti giorni. Che ne sarà dunque del resto dell’anno? E le Istituzioni preposte pensano di garantire continuità all’istruzione degli alunni con disabilità o ancora una volta si riproporranno le stesse problematiche degli anni scorsi?»

L’Islanda e i bimbi con sindrome di Down

«Se quella psicologa inviterà in Islanda mia figlia con sindrome di Down – scrive Francesco Giovannelli, commentando un articolo di giornale riguardante le (non) nascite dei bimbi con sindrome di Down in quel Paese – potrà vedere da vicino una persona con sindrome di Down (rarità assoluta nel suo Paese), accorgendosi che i tempi si evolvono e che le persone Down (con tutte le difficoltà del caso) vanno a scuola, lavorano, praticano sport e, come tutti gli altri, possono anche essere felici»

L’inclusione di tutti e di ciascuno è una conquista di civiltà!

«Nonostante le attuali difficoltà e criticità – scrive Gianluca Rapisarda, prendendo spunto da una recente polemica che ha coinvolto la Scuola Svizzera di Milano -, è opinione comune e generalizzata che il principio dell’inclusione di tutti e di ciascuno continui a rappresentare una conquista di civiltà e una svolta storica della moderna pedagogia italiana, che ci viene invidiato e anche copiato in Europa e nel mondo. Pertanto, qualsiasi tentativo di ritornare ad anacronistiche “classi differenziali” mi sembra costituire una semplice scorciatoia antipedagogica e diseducativa»

Torna a casa imbufalito e apre lesto il suo PC…

Oltre alla mancanza di senso civico, di pudore e di rispetto per le leggi della comunità, com’è stato scritto in questi giorni, appare anche assai carente in lingua italiana, quell’automobilista multato per occupazione abusiva di un parcheggio riservato alle persone con disabilità, che ha pensato bene di manifestare tutto il proprio livore, rivolgendosi «al povero handiccappato», con tanto di doppia C! Piuttosto che spendere troppe parole di esecrazione – ci ha già pensato da sé, a presentarsi al mondo – preferiamo dedicargli alcuni gustosi versi di Francesco Giovannelli

Quante tragedie ancora?

«Mi auguro – scrive Vincenzo Gallo – che la morte in seguito ad un incendio in un palazzo del centro storico di Cosenza di tre persone che pare soffrissero di malattie mentali e che fossero state in passato sottoposte a trattamenti sanitari obbligatori, possa sollecitare le autorità in Calabria e sull’intero territorio nazionale a chiedersi quante siano, dove e in quali condizioni e rischi vivano le persone con disabilità, prevedendo interventi per evitare altri casi simili»

Parcheggio abusivo: quanti i casi sanzionati a Roma?

«Come persona con disabilità dotata di contrassegno per il parcheggio e il transito – scrive Claudio Conforti -, devo purtroppo ammettere che non sono infrequenti i casi in cui il posto riservato è occupato da veicoli senza contrassegno, ovvero reso inaccessibile a causa della sosta in seconda fila. A tal proposito, apprendo che le multe comminate a Milano nei primi sei mesi del 2017 sono state 2.928 e spero sia possibile disporre anche del dato riguardante i casi sanzionati a Roma, tenuto conto che il territorio comunale della Capitale è più esteso di quello di Milano»

A quarant’anni dalla 517, quale futuro per l’inclusione?

Compie 40 anni in questi giorni la legge 517, una disposizione che ha segnato una svolta profonda per il diritto allo studio di tutti e che ha formalizzato la volontà di costruire e garantire l’inclusione scolastica anche per le persone con diverse disabilità. Ma a quarant’anni di distanza quel percorso appare ancora incompleto e discontinuo, conserva dei coni d’ombra e, anche grazie a buone prassi, lancia nuove sfide non ancora compiutamente raccolte.

Ma l’inclusione vera è ancora lontana

«A proposito di quanto dichiarato recentemente dal ministro Fedeli – scrive Gianluca Rapisarda -, durante un incontro a Lodi promosso dalle Associazioni lombarde di persone con disabilità, è apprezzabile l’impegno a voler far partire regolarmente il nuovo anno scolastico per gli alunni con disabilità e tuttavia, se veramente si vuole una scuola che sia inclusiva per tutti e per ciascuno, essa dovrebbe essere completamente e urgentemente ripensata, a partire dalla negativa e più volta sottolineata delega dell’alunno con disabilità al solo insegnante di sostegno»