Opinioni

L’aforisma di Antonio: «Inclusione è una parola magica. Quando esiste svanisce»

Franco Bomprezzi (a sinistra) e Antonio Giuseppe Malafarina, alla manifestazione di Milano "ReaTech Italia 2013"

«Amico no, non dovevi andartene! – scrive Simone Fanti, ricordando Antonio Giuseppe Malafarina – Troppo presto, lo spettacolo non è ancora concluso. Abbiamo ancora da fare, mille battaglie contro un arretramento dei diritti delle persone (anche quelle con disabilità) erosi nel tempo; mille accese discussioni, come abbiamo fatto per anni, mille riflessioni da chiudersi con una tua frase. Dobbiamo ancora vedere avverarsi la tua profezia e il tuo sogno che avevi sintetizzato in un aforisma, «Inclusione è una parola magica. Quando esiste svanisce». Dovevamo vedere questa magia insieme, ricordi?»

Ti sento nell’aria, Antonio

Silvia Lisena con Anotnio Giuseppe Malafarina

«Antonio – scrive Silvia Lisena, ricordando Antonio Giuseppe Malafarina – vedeva il buono in tutti e in tutto. Ho sempre ammirato questa sua trascendenza e credo che sia la principale eredità che noi tutti dovremmo cogliere. Ti sento nell’aria, Antonio. Fragile e impetuoso come il vento che trascina via. È stato un privilegio essermi fatta trascinare nella tua vita. Un sorriso, eternamente»

Non ci si può improvvisare disability manager

Non ci si può improvvisare disability manager

«Nella Manifestazione di Interesse della Città Metropolitana di Genova per la nomina di un disability manager – scrivono dalla FEDMAN (Federazione Disability Management) – osserviamo che tra i requisiti di partecipazione non è richiesto ai candidati il possesso di titoli di specializzazione in materia di Disability Management, né esperienza e competenza in tema di politiche di inclusione e inoltre che l’incarico sarà svolto a titolo gratuito. Ma non ci si può improvvisare disability manager e questa figura professionale non può essere minimamente equiparata ad un semplice volontario»

Siamo tutti debitori verso qualcosa o verso qualcuno

René Magritte, "Golconda", 1953, Houston (Texas), Menil Collection

«La resilienza non è solo dei campioni e di chi ha successo – scrive Orlando Quaglierini – e soprattutto siamo tutti debitori verso qualcosa o verso qualcuno. E ad ogni buon conto non è necessariamente quello di emergere e primeggiare l’unico modo di esprimere la resilienza e nemmeno è il più importante, è solo quello reso più appariscente dai mass-media e da un’egemonia culturale che predilige il successo»

Abilismo: come riconoscerlo dentro e fuori di noi

Abilismo: come riconoscerlo dentro e fuori di noi

«Pensare alla nostra vita come ad una tragedia – scrive tra l’altro Ivana Palieri – o dire “io non vedo la tua disabilità” oppure “vedi quella persona senza un arto fa cose che tu non fai” è una forma di abilismo perché non è includendoci in una “normalizzazione” che possiamo sentirci all’interno della società o “accettate/i” (che brutta parola). Noi abbiamo una disabilità ma non per questo siamo meno di altri e se facciamo cose come o meglio di altre/i non siamo delle “eroine” o degli “eroi”. Siamo noi e basta»

La “partita” che si gioca è “Indipendenza contro Limitazione della libertà”

«Alla luce dell’approccio alla disabilità basato sui diritti umani, qui la partita non è più “Servizi vs Erogazioni economiche”, ma “Indipendenza vs Limitazione della libertà”»: lo scrive Giovanni Merlo, direttore della Federazione lombarda LEDHA, in questo contributo di riflessione, che aiuta a comprendere ancora meglio perché la stessa LEDHA e numerose altre organizzazioni si stiano battendo contro un provvedimento che rischia di penalizzare migliaia di persone con disabilità della Lombardia, ma che potrebbe presto riguardare anche altre Regioni d’Italia

Non è con un bando del genere che si sceglie il disability manager

«In merito a quanto scritto su queste pagine dalle organizzazioni AIDIMA e SIDIMA – scrive Salvatore Di Giglia – vorrei a mia volta spiegare perché quel bando con cui è stato formalizzato l’Avviso di manifestazione di interesse per ricoprire l’incarico di disability manager presso la Città Metropolitana di Genova, risulta viziato “in radice” per una serie di motivi e va rivisitato»

Daniele Segre, che seppe raccontare al meglio la sindrome di Down

In ricordo del regista Daniele Segre, scomparso in questi giorni, riceviamo il seguente contributo dell’AIPD Nazionale (Associazione Italiana Persone Down), con la quale Segre collaborò proficuamente in più occasioni. «Salutiamo con commozione Daniele Segre – scrivono tra l’altro dall’Associazione -, il regista e l’amico che più volte ha messo la sua professionalità al servizio della nostra Associazione, per offrire un racconto autentico e non ideologico della sindrome di Down»

Gli alunni con disabilità e l’autismo nell’ultimo rapporto ISTAT

«Partendo dai dati contenuti nel recente rapporto ISTAT “L’inclusione scolastica degli alunni con disabilità anno 2022-2023” – scrive Carlo Hanau -, proponiamo una riflessione sugli aspetti positivi e quelli negativi del rilevante aumento della popolazione di studenti con disabilità in generale, e uno specifico approfondimento sugli alunni e le alunne con autismo. Ne emerge, tra l’altro, che la disabilità dovuta a disturbi dello spettro autistico è quella che negli ultimi anni ha avuto la maggiore crescita»

I veri problemi della scuola italiana

«I problemi della scuola italiana – scrivono Giovanni Merlo e Ilaria Sesana – non hanno a che fare con l’inclusione, ma con la carenza di risorse economiche, lo scarso impegno sulla formazione degli insegnanti, la mancanza di materiale e la deplorevole condizione di molti edifici scolastici, l’eccesso di burocratizzazione del mestiere di dirigente e di insegnante. Tra i meriti che invece la scuola italiana può vantare c’è proprio quello, pur tra mille difficoltà, di garantire uno spazio insieme a ragazzi con differenti caratteristiche, fisiche, intellettive, mentali e sociali»

Una pericolosa cesura tra chi è degno o indegno di partecipare alla società

«Definire come “ciò che è diseguale” gli alunni con disabilità – scrive Domenico Massano, a proposito dei recenti interventi sulla scuola di Ernesto Galli della Loggia -, proporne l’istituzionalizzazione e contrassegnare come “mito” il diritto all’inclusione, presentandolo anche come una penalizzazione per la scuola e i percorsi scolastici degli altri studenti, non solo alimenta pregiudizi e contrapposizioni, ma sembra proporre surrettiziamente una pericolosa cesura tra chi si ritiene sia degno o indegno di partecipare e portare il suo contributo nella società, a partire da uno dei suoi primi e principali àmbiti di vita e socialità, ossia dalla scuola»

Quei numeri sull’inclusione che devono far riflettere

«Nei giorni scorsi – scrive Gianluca Rapisarda – l’ISTAT ha pubblicato il consueto report annuale sugli alunni/alunne con disabilità e sui docenti per il sostegno dai cui dati si possono ricavare informazioni preziose e molto utili per scattare una “fotografia” dell’attuale stato di  salute del modello italiano d’inclusione scolastica che, da quanto emerge da quel rapporto, a 47 anni dall’avvio di essa, con la Legge 517/77, presenta indubbiamente dei punti di debolezza e criticità sui quali riflettere e da cui bisogna partire per individuare strumenti e modalità per migliorarli»

Quel bando per disability manager proprio non va!

«In un recente bando di ammissione per la nomina del disability manager nella Città Metropolitana di Genova – denunciano l’AIDIMA (Associazione Italiana Disability Manager) e la SIDIMA (Società Italiana Disability Manager) – le autorità competenti hanno omesso una serie di requisiti fondamentali, apparendo anche in contraddizione con quanto stabilito da uno dei Decreti Attuativi della Legge Delega in materia di disabilità»

La memoria non è solo un’informazione: serve anche quel “timbro emotivo”

«La sola informazione – scrive Orlando Quaglierini a proposito del recente Giorno della Memoria -, pur essendo importante e necessaria, non modifica il comportamento, perché prima di essere elaborata da specifiche aree del nostro cervello, passa dall’amigdala, che mette un “timbro emotivo” alla nostra vita… È anche con quel “timbro emotivo” che bisogna fare i conti tutte le volte che vogliamo cambiare il comportamento nostro e altrui»

Inclusione scolastica: un gelido clima e un clamoroso caso di discriminazione

«In questi ultimi mesi – scrive Salvatore Nocera – si sta diffondendo un gelido clima culturale e sociale contrario all’inclusione scolastica degli alunni e delle alunne con disabilità e una vicenda paradigmatica è quella accaduta in Umbria, a Foligno, dove un’alunna con disabilità certificata “non grave”, frequentante la scuola media, è stata esclusa dalla partecipazione alla visita di istruzione in Spagna. Un caso veramente grave, questo, per il reiterato diniego della scuola ad ogni “accomodamento ragionevole” proposto»

“Tertium non datur”… anzi no, se si parla di insegnamento

“Tertium non datur” (“Una terza cosa non è data”), recita un noto motto latino, «ma ci sono casi – scrive Orlando Quaglierini -in cui “tertium è dato”: ci sono infatti attività che richiedono vocazione, mentre altre richiedono professionalità, intesa come patrimonio di conoscenza. E poi ci sono anche attività che richiedono sia professionalità che convincimento. L’insegnamento è una di queste»

Come ovviare agli attuali “mali” del nostro modello inclusivo

«Ho seguito con interesse – scrive Gianluca Rapisarda – la proposta presentata recentemente sulla cosiddetta “cattedra inclusiva” o “mista”, in riferimento all’inclusione degli alunni e alunne con disabilità. Nello spiegare perché non la ritengo né utile né praticabile, colgo anche l’occasione per un’analisi a trecentosessanta gradi dell’attuale sistema di inclusione scolastica del nostro Paese, ad ormai quarantasette anni dall’avvio di essa, con l’emanazione della Legge 517/77»

A proposito della “cattedra inclusiva” (o meglio “cattedra mista”)

«Dopo la presentazione al tradizionale convegno Erickson di Rimini – scrive Salvatore Nocera – e la recente presentazione a Roma della “cattedra inclusiva”, o più correttamente “cattedra mista”, si è aperto – come è giusto che sia – un ampio dibattito su questa ipotesi didattica. Stimo molto i proponenti della novità, con i quali collaboro da decine d’anni, ma devo pubblicamente dissentire da questa proposta, poiché, a mio sommesso avviso (e non solo), essa non è concretamente realizzabile per una serie di ragioni che provo ad elencare»

Serve la bussola, per non fare… “pessime saldature” sull’inclusione scolastica

A partire dall’ingegneria navale e dalle “saldature che non vengono eseguite a regola d’arte”, un’attenta disamina e una riflessione sulle recenti “esternazioni” di Ernesto Galli della Loggia riguardanti la scuola e l’inclusione scolastica di alunni e alunne con bisogni educativi speciali, che tanto hanno fatto discutere anche sulle nostre pagine. «Se il criterio di cancellazione di un principio – scrivono tra l’altro dalla Famiglia Quaglierini – fosse quello della sua mancata o della sua carente realizzazione, l’elenco delle cose da abolire sarebbe molto lungo…»

Tutela anche per chi è colpito nel funzionamento del sistema neurologico centrale

«I professionisti indicati come referenti dei gruppi di lavoro del nuovo Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità – scrive Giovanni Marino, presidente dell’ANGSA (Associazione Nazionale Genitori di perSone con Autismo) – sono estremamente competenti nella materia che sono chiamati a trattare, a garanzia di una visione inclusiva della disabilità, capace di assicurare finalmente pari opportunità e tutela anche ai bisogni delle persone colpite nel funzionamento del sistema neurologico centrale, fino ad oggi ai margini»