Opinioni

Il rispetto dei Diritti Umani è fatto di ponti che abbattono ogni barriera

Il rispetto dei Diritti Umani è fatto di ponti che abbattono ogni barriera

«Oggi – scrive Salvatore Cimmino – è il 10 dicembre e si celebra la Giornata Mondiale dei Diritti Umani a settantun anni esatti da quando fu proclamata alle Nazioni Unite la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Credo sia arrivato il momento di trasformare le parole di quella Dichiarazione in atti concreti, edificando ponti funzionali ad abbattere ogni barriera fisica e sociale»

La drammatica solitudine di noi caregiver familiari

Persona sola davanti al mare, in fondo a unqa passerella

«Il problema principale per noi famiglie di caregiver, che assistiamo un familiare, è la solitudine in cui ci troviamo»: lo scrive Alessandra Corradi, presidente dell’Associazione Genitori Tosti in Tutti i Posti, riflettendo sulla tragica vicenda accaduta in Piemonte, che ha visto una madre uccidere la figlia di 42 anni, persona con disabilità intellettiva e fisica. Per ottenere il riconoscimento del caregiver familiare come lavoratore, con reddito, tutele e pensione, l’Associazione Genitori Tosti in Tutti i Posti ha attivato recentemente la campagna “#UnaleggebuonaXtutti”

A proposito di autismo, comunicazione e indicazioni razionali

Un giovane adulto con disturbo dello spettro autistico

«Per non creare fallaci illusioni – scrive Carlo Hanau – occorre fare una prova del reale miglioramento ottenuto nei confronti di una persona con disturbo dello spettro autistico, dopo un determinato intervento. Ad esempio lo si può fare rispondere con la comunicazione facilitata o con la WOCE (“scrittura per lo sviluppo della comunicazione”) ad un quesito la cui risposta sia nota soltanto al facilitato e non al facilitatore. In questo modo si può affinare sempre più la classificazione – che per l’autismo e la psichiatria è in genere molto poco precisa – e la terapia di prima istanza»

Al “Torino Film Festival” nemmeno l’ombra di un film a resa accessibile

Al “Torino Film Festival” nemmeno l’ombra di un film a resa accessibile

«Non è accettabile – scrive Paolo De Luca – che al recente “Torino Film Festival”, nell’àmbito del quale, tra l’altro, è stato presentato il “Manifesto per l’accessibilità e la fruizione in autonomia del patrimonio culturale cinematografico”, tra 149 film in programma non ve ne sia stato nemmeno uno a resa accessibile. Ma non era stato proprio il “Guest Director” di tale manifestazione, Carlo Verdone, a dire due anni fa, sempre a Torino, che si sarebbe “impegnato personalmente, anche con colleghi e produttori, perché i film vengano resi accessibili alle persone con disabilità sensoriale”?»

Un punto di riferimento, per rendere accessibile a tutti l’offerta culturale

Persone non vedenti in sala, durante la proiezione di un film audiodescritto

«Il nostro “Manifesto per l’accessibilità e la fruizione in autonomia del patrimonio culturale cinematografico” – scrivono da +Cultura Accessibile-Cinemanchìo – tratteggia linee guida per arrivare all’accessibilità del cinema ed è un punto di riferimento per tutti gli altri settori dell’offerta culturale. Milioni di famiglie sanno che l’esperienza culturale condivisa consente di raggiungere traguardi importanti su altri fattori di benessere (qualità dei servizi, intervento sociale, scuola). Sul diritto all’inclusione culturale si gioca quindi una partita decisiva per l’inserimento sociale»

Per un’informazione corretta e plurale sull’autismo

«Mai come in questo momento storico – scrive Gianfranco Vitale – la comunicazione rappresenta un vero e proprio nervo scoperto. Dobbiamo esserne consapevoli anche quando parliamo di autismo, di una problematica – cioè – dove innegabile è il bisogno di contare su un’informazione corretta e plurale, senza la quale non può esserci conoscenza». «E senza mai dimenticare – aggiunge – che l’autismo non è un unicum e che ciascuna Persona autistica è diversa, per caratteristiche e funzionamento, dall’altra»

La chimera del posto pubblico

«Come può essere credibile un Legislatore – scrive Marino Bottà – quando egli stesso non ottempera agli obblighi di legge? È quanto avviene nei confronti della Legge 68/99 (“Norme per il diritto al lavoro dei disabili”), rispetto alla quale i maggiori evasori sono state proprio le Istituzioni e gli Enti Pubblici (Ministeri, Regioni, Province, Comuni, Aziende Ospedaliere, ASL). Alle imprese private si è chiesto di essere sensibili e di farsi carico di parte del welfare, mentre lo Stato è rimasto spettatore, in coerenza con il detto popolare «fate quel che dico, ma non quello che faccio!»

Quel che dev’essere la Giornata del 3 Dicembre

«Il 3 Dicembre – scrive Giovanni Laiolo, presidente dell’UICI di Torino – la comunità umana è chiamata a riflettere sulla condizione delle persone con disabilità. Si tratta certamente di un prezioso momento di incontro e di dialogo. Guai, però, se tutto si riducesse a qualche discorso celebrativo e a un paio di interventi di facciata. Una giornata come questa ha davvero valore solo se riesce a lasciare un segno, contribuendo ad abbattere le barriere di ogni tipo che ancora ostacolano il pieno inserimento delle persone con disabilità nel tessuto sociale»

Sempre più determinati a richiedere la giusta formazione degli insegnanti

«Sentenze come quella prodotta dal Consiglio di Stato lo scorso anno – scrive Claudia Nicchiniello, presidente dell’ANGSA Campania – o quella più recente del TAR Campania, che ha sancito l’assegnazione a un bambino autistico di un docente di sostegno specializzato in possesso anche di competenze tecniche professionali specifiche sulla metodologia ABA (Analisi Comportamentale Applicata), ci rendono ancora più determinati a richiedere la giusta formazione e preparazione degli insegnanti di sostegno, oltre che di quelli curricolari»

Inclusione scolastica: è fondamentale allargare lo sguardo

«Abbattere muri è il filo conduttore del nostro impegno. Che per noi è superare opacità, incertezze, ritardi che rischiano di rendere fragile la nostra esperienza inclusiva e di riprodurre ritorni al passato di pratiche educative, selettive e separative. Per questo dobbiamo allargare lo sguardo dalla scuola al mondo, riconoscendo che tra i due è in gioco, oggi, una scommessa di civiltà e di democrazia»: lo si legge nella mozione finale del 12° Convegno Erickson “La Qualità dell’inclusione scolastica e sociale” di Rimini, che proponiamo integralmente ai Lettori

Le urgenze non più rinviabili, secondo l’ENS

«Il nostro augurio – scrive Giuseppe Petrucci, presidente dell’ENS (Ente Nazionale Sordi) – è che l’esame della Legge di Bilancio avviato in questi giorni possa provvedere a risolvere alcune urgenze per noi non più rinviabili, come la questione delle rette dei Convitti per Sordi, la destinazione di un fondo concreto per la realizzazione dei GIT (Gruppi per l’Inclusione Territoriale), come previsto dalla Legge sulla cosiddetta “Buona Scuola” e l’equiparazione delle provvidenze economiche delle persone con disabilità sensoriale, ponendo fine ad un’ingiusta discriminazione»

Un nuovo Centro, per offrire sempre più servizi e sostegni

«Stiamo cercando sostegno per una nuova “sfida” – scrivono dall’ANFFAS di Modica (Ragusa) – che è quella di ristrutturare il nostro Centro Diurno. Vincerla, infatti, ci consentirebbe di offrire alle famiglie, ma soprattutto alle persone con disabilità cognitiva che a noi fanno riferimento, servizi sempre migliori e sostegni sempre più adeguati, in ogni fase del loro ciclo di vita»

Legge Finanzaria, mobilità e disabilità: un appello dell’ANGLAT

«Il tema della mobilità per le persone con disabilità dev’essere centrale nelle politiche del Governo. È per questo che come Associazione Nazionale di tutela del diritto alla mobilità delle persone con disabilità stesse, auspichiamo che nella Legge Finanziaria ora in discussione vengano stanziati fondi che sostengano realmente la libertà di movimento, l’accessibilità delle città e dei servizi di trasporto pubblico»: lo dichiara Roberto Romeo, presidente dell’ANGLAT, in un appello rivolto al presidente del Consiglio e ai Parlamentari tutti, in vista della prossima Legge di Bilancio

Prima di tutto il diritto all’autodeterminazione e ad un abitare dignitoso

Le riflessioni di Veronica Asara, presidente dell’Associazione SensibilMente di Olbia, riferite al progetto interregionale “Meglio accogliere, accogliere meglio: qualificare la rete di strutture residenziali e semiresidenziali per le persone con disturbo dello spettro autistico”, appaiono come un vero e proprio “vademecum” di come dovrebbero essere le strutture residenziali e semiresidenziali rivolte alle persone con disturbo dello spettro autistico e in generale con disabilità, dando spazio, prima tutto, all’autodeterminazione di queste ultime e a un abitare in ogni caso dignitoso

Saremo per sempre grati a Giovanni Piani

Presidente per anni dell’UICI di Modena (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), Giovanni Piani, scomparso nei giorni scorsi, ha fatto moltissimi per tante persone cieche come lui. «Dotato di una lungimiranza innata – scrivono dal Consiglio Direttivo dell’UICI di Modena – sosteneva sempre che nessuna persona con disabilità visiva doveva rimanere indietro e che tutti dovevano potersi mantenere e mantenere la loro famiglia con dignità e soddisfazione. Ha lasciato a Modena e ai non vedenti un patrimonio umano e una struttura organizzata di servizi di cui gli saremo per sempre grati»

Cerchiamo di non essere mai lo sguardo dell’altro

«Inutile mostrare grandi paratleti, fantastici modelli di vita – scrive Rosa Mauro, prendendo spunto da chi continua a chiedere di suonare il pianoforte ad Ezio Bosso, nonostante le sue difficoltà -, se quando il cambiamento riguarda qualcuno che consideriamo “uno di noi” non lo accettiamo davvero. Che tu sia un artista, una casalinga, un giornalista o un attore, devi essere accettato per come sei, non per come gli altri vogliono che tu sia. Tutti siamo Unici, su una sedia, a un pianoforte, o senza di esso, senza mai dover cercare di essere lo sguardo dell’altro»

Il buio del pregiudizio è il più duro da vincere

«Ho fatto diverse esperienze di “buio” – scrive Anna Ferraiolo, volontaria dell’UNIVOC (Unione Nazionale Italiana Volontari Pro Ciechi) – sempre chiedendomi: come fanno i non vedenti a muoversi con quella sicurezza che riconosco loro? Quei percorsi al buio, dunque, hanno mutato il mio modo di considerare le cose quotidiane, facendomi sperimentare quanto il limite sia sempre punto di partenza di una nuova opportunità. E invito tutti a non avere paura del buio, perché quello fisico è superabile, ma quello dell’indifferenza, dell’ignorare, del pregiudizio è certamente più duro da vincere»

I diritti degli studenti caregiver familiari (e quelli di tutti i caregiver)

«Fino a poche settimane fa – scrive Alessandra Corradi -, dei diritti degli studenti caregiver familiari non parlava nessun organo d’informazione. Poi, grazie alla studentessa Erika Borellini, la problematica della figura del caregiver familiare, in quanto studente, è emersa con la forza e la genuinità che solo la giovinezza rende. In poche settimane Erika è riuscita ad ottenere molto di più che comitati e organismi vari in oltre vent’anni anni di dialogo e interazione con le Istituzioni, per arrivare a una legge che riconosca la figura del caregiver come lavoratore. Proviamo a capire perché»

Se i diritti umani sono in pericolo, cresce la voglia di eliminare la diversità

«Oltre a una serie di altri gruppi sociali storicamente discriminati – scrive Silvia Cutrera – i cosiddetti “discorsi di odio” riguardano anche le persone con disabilità, che sono sempre più oggetto di discriminazioni, diffamazione e offese». E conclude così: «La tentazione di eliminare la diversità si fa più forte quando i diritti umani sono in pericolo»

Il nostro lavoro di assistenti educativi divenuto insostenibile

«Com’è possibile, in condizioni di lavoro proibitive come le nostre, lavorare sull’inclusione dei bambini e dei ragazzi con disabilità? Come può essere una priorità educativa, se la questione degli operatori stessi che la rendono possibile non è al centro dell’attenzione delle Istituzioni?»: il Comitato Romano AEC, composto da coloro che oggi si chiamano OEPA (Operatori Educativi per l’Autonomia e la Comunicazione), si rivolge direttamente ai genitori di persone con disabilità, per denunciare condizioni di lavoro divenute ormai insostenibili e preannuncia alcune prossime azioni dimostrative