Opinioni

Quell’Olocausto “rimosso” delle persone con disabilità

La lapide installata nel 1979 nella foresta Szpęgawski, vicino a Kocborowo, in Polonia. Vi si ricordano i 500 bambini uccisi e sepolti nell'ospedale locale tra il 1939 e il 1945

«In concomitanza con il Giorno della Memoria – scrive Gianluca Rapisarda – ritengo più che mai fondamentale ricordare l’Olocausto “rimosso” delle persone con disabilità, perché, nonostante gli avanzati strumenti della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, e gli impegni politici previsti nei diciassette “Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile” dell’Agenda ONU 203, la storia contemporanea riporta quotidianamente, ancora e troppo spesso, episodi di esclusione sociale e di discriminazione di cittadini con disabilità»

Non moltiplicare le cose, se non ve n’è necessità!

Un'assistente all'autonomia e alla comunicazione insieme a due bimbi

«Mentre è senz’altro urgente il riconoscimento professionale degli assistenti all’autonomia e alla comunicazione, non ritengo – scrive Salvatore Nocera – che se ne debbano moltiplicare i profili professionali. Il problema, invece, sta nel fatto che i corsi di specializzazione e formazione loro dedicati sono insufficienti, sia per le ore di insegnamento che per i contenuti». E conclude così: «Giustamente i giuristi romani dicevano: “Entia non sunt moltiplicandi sine necessitate”, ovvero “Non si devono moltiplicare le cose, se non ve n’è la necessità”»

Si fa in fretta a distorcere le buone intenzioni in sopraffazione…

Disegno di Osvaldo Cavandoli in esclusiva per «DM», giornale della UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare). Per gentile concessione

«Si fa in fretta – scrive Antonio Giuseppe Malafarina – a distorcere le proprie buone intenzioni in sopraffazione. E ancor più rapidamente si distorce l’opinione, il desiderio e il diritto, dell’altro. Basta non ascoltarlo»: alcune riflessioni, condite con la giusta dose di ironia, su quanto pubblicato in un tweet ampiamente condiviso, da Bronwing Berg, scrittrice, persona con disabilità in carrozzina, spinta contro la sua volontà

Pierluigi Lenzi: una voce oltre tutte le barriere

PierluigiLenzi, autore di "Se solo tu mi vedessi"

«Un grido nella notte – scrive Sandro Montanari -, così si potrebbe definire la poesia di Pierluigi Lenzi. Un grido che, allo stesso tempo, è domanda d’amore, richiesta di presenza, attesa trepidante, esondazione di dolore. “Se solo tu mi vedessi” è il titolo del suo nuovo libro e vedere, secondo l’accezione dell’Autore, significa andare oltre… implica una presa di coscienza, un coinvolgimento profondo dell’osservatore nel soggetto osservato, sottintende una partecipazione, un trasporto emotivo, una comprensione dell’altro»

E alla fine Gimmi ha “trovato casa”!

Il loop portatile Gimmi ringrazia tutti, in questa realizzazione grafica curata dall'APIC (Associazione Portatori Impianto Cocleare)

Costretto a restare chiuso in un armadio per un sacco di tempo, nonostante i tanti apprezzamenti, come aveva raccontato su queste pagine l’APIC di Torino (Associazione Portatori Impianto Cocleare), ha finalmente “trovato casa”, presso una scuola di Torino, il piccolo loop “Gimmi”, amplificatore portatile a induzione magnetica per persone sorde portatrici di impianto cocleare e protesi acustica, frutto di un progetto condotto dalla stessa APIC. E anche in questo caso è l’Associazione a “dargli la voce”, per un doveroso ringraziamento a tutti…

Ma è inclusione oppure esclusione scolastica?

Persistenza di barriere architettoniche e senso-percettive, una rivoluzione informatica che ben poco “si sposa” con la disabilità, inadeguata e scarsa preparazione degli insegnanti di sostegno, continuità didattica ben lungi dall’essere garantita: «Da un’attenta analisi dei dati proposti dal Rapporto ISTAT riguardante l’inclusione scolastica degli alunni e studenti con disabilità nell’anno 2017-2018 – scrive Gianluca Rapisarda -, vien da dire “anno nuovo, ma problemi vecchi!”, visto il persistere delle tradizionali e ataviche criticità del nostro sistema inclusivo»

Non sarà facile, ma la scelta resta nostra

«È ovvio – scrive Nadia Luppi – che in certi casi un limite oggettivo condizioni la nostra libertà di azione. E se vediamo poco o per niente, non sentiamo o non camminiamo, il nostro modo di agire non sarà lo stesso degli altri. Ma se ascoltassimo il desiderio e plasmassimo la sua realizzazione in base a ciò che possiamo fare, piuttosto che assecondare la paura di ciò che ci è precluso?». E conclude: «Le paure vanno ascoltate, non rifiutate. Così le voci dei timori e i volti che quelle paure assumono nelle nostre vite, ricordandoci che non sarà facile, ma che tuttavia la scelta resta nostra»

Mai più di venti in classe, se ci sono alunni con disabilità!

«Nelle scorse settimane – scrive Gianluca Rapisarda – è iniziata in Commissione Cultura alla Camera la discussione su una Proposta di Legge che punta a fissare un tetto massimo di 22 studenti per ogni classe delle scuole primarie e secondarie del nostro Paese, allo scopo di combattere il fenomeno delle cosiddette “classi pollaio”. A tal proposito si può guardare con soddisfazione alle parole della Deputata che l’ha presentata e che sembrano portare alla conferma dell’inderogabilità di un massimo di 20 alunni per classe, in presenza di ragazzi o ragazze con disabilità»

Acquisizione delle autonomie e mondo del lavoro: quale ruolo per il tiflologo?

«È auspicabile – scrive la tiflologa Valeria Tranfa – che ogni scuola dove è inserito un ragazzo con difficoltà visiva possa usufruire di un Servizio di Consulenza Tiflopedagogica, per confrontarsi con uno specialista che aiuti gli insegnanti e tutto il personale scolastico a porre l’accento, tra gli altri aspetti, anche sulle problematiche relative all’autonomia, per crescere ragazzi preparati sul piano degli apprendimenti, ma anche e soprattutto su quello personale, mettendoli in condizione di diventare autonomi, protagonisti appieno della propria vita»

Un salto indietro nel tempo di cinquant’anni?

«260.000 invalidi porteranno la propria pensione di invalidità a 780 euro, se vivono da soli. Se invece vivono in famiglia, noi diamo 1.300 euro al loro nucleo familiare e chi sta vicino a loro non dovrà chiedere di trovare un lavoro»: secondo ENIL Italia, tali recenti dichiarazioni del vicepremier Luigi Di Maio «ci fanno compiere un salto indietro di cinquant’anni in poche frasi, spazzando via il concetto di vita indipendente, il diritto di scegliere dove, come e con chi vivere nonostante la disabilità, di essere soggetti attivi e di decidere per la propria vita in quanto liberi individui»

Bambini, adolescenti e adulti con autismo sempre più indifesi: perché?

«Perché certi fatti accadono e si ripetono con puntualità?»: a chiederlo è Gianfranco Vitale, riflettendo sul caso di ripetuti maltrattamenti – solo l’ultimo di una lunga serie – riguardante alcuni minori con autismo o altre disabilità intellettive in un Istituto della Puglia. «Molto dipende – scrive – dalla formazione scadente e dalla mancanza di controlli e vigilanza da parte delle Istituzioni Pubbliche». Nell’affermare poi la necessità della videosorveglianza all’interno delle strutture, ritiene che di tali casi dovrebbe rispondere anche chi non ha adeguatamente vigilato

Si è aperto un nuovo spazio per ripensare il sostegno

«La recente Sentenza del TAR del Lazio – scrive Salvatore Nocera – che ha annullato la formulazione degli organici di sostegno della Regione Siciliana per il 2019, ha decisamente aperto un nuovo spazio, per far sì che il Ministero dell’Istruzione ripensi alla formulazione degli organici dei posti di sostegno, attualmente assegnati senza guardare alle effettive esigenze degli alunni con disabilità, ma riferendosi a parametri automatici e remoti»

L’informazione è l’architrave dell’assistenza alle persone con disabilità

«Una partecipazione attiva da parte di chi si prende cura di un congiunto con disabilità – scrive Anna Maria Comito – presuppone la conoscenza dei servizi, la “centralità dell’informazione e della comunicazione”. Infatti, perché l’utente possa partecipare attivamente all’applicazione dei provvedimenti legislativi, occorre che gli sia garantito l’accesso ad idonee informazioni, che devono essere chiare, trasparenti, con interpretazioni precise e univoche, perché costituiscono l’architrave dell’assistenza delle persone con disabilità, tanto più quanto è più elevato il grado di disabilità»

Le feste sono finite

«Voglio fatti, cifre e prospettive – scrive Rosa Mauro -, non elemosine e belle parole. Di quelle ne ho sentite tante, soprattutto durante le feste. Ma i negozi si svuotano, i panettoni si ripongono, i regali non desiderati si nascondono da qualche parte. Noi non vogliamo regali, ma dignità e fatti. Perché ce li meritiamo, e dal Governo che si sbandiera “del cambiamento”, li pretendiamo»

Una Sentenza esemplare sui docenti “in deroga”

«Va accolta con grande favore – scrive Gianluca Rapisarda – quella recente Sentenza del TAR Lazio che entrando per la prima volta nel merito di come vengono determinati gli organici dei docenti di sostegno, ha stabilito che il ricorso frequente e indiscriminato a un numero eccessivo di insegnanti “ballerini”, non specializzati né abilitati, lede il sacrosanto diritto degli allievi con disabilità alla continuità didattica»

Quale orientamento per gli studenti con disabilità?

«Da ieri – scrive Alessandra Corradi – è iniziato il periodo utile per le iscrizioni al primo anno di ogni ordine di scuola. Per chi ha figli “normodotati”, il percorso è abbastanza agevole, ma come avviene l’orientamento per gli studenti con disabilità? Qualcuno se n’è mai occupato seriamente a livello ministeriale? E non si parla certo di piccoli numeri, se è vero che le stime ufficiali parlano di oltre 250.000 studenti con disabilità per il prossimo anno scolastico 2019-2020»

Uno sguardo oltre l’indifferenza

«L’Europa – scrive Gianluca Rapisarda – sembra soffrire di una sorta di “sindrome della Torre di Babele”, ove intere “categorie” di persone – tra cui anche quelle con disabilità – nella rappresentazione mediatica e conseguentemente nell’immaginario collettivo, esistono pressoché solo come stereotipo. Pertanto, il primo ostacolo da abbattere è quello culturale, spingendo cioè la società civile a volgere lo sguardo oltre l’indifferenza che “acceca” la solidarietà. Una “nuova alba”, infatti, può compiersi solo in un’Europa civile che faccia dei più deboli i protagonisti della collettività»

Molto meglio gli auguri personalizzati!

Tra il ricordo delle cartoline e dei biglietti augurali di “un tempo che fu”, e gli auguri di un sereno 2019 a tutti coloro che lo leggono, Giulio Nardone non dimentica qualche “augurio personalizzato”, come quello ai politici locali «affinché si convincano che trentadue anni di ritardo nell’adempiere all’obbligo di redigere il PEBA (Piano Abbattimento Barriere Architettoniche) sono troppi anche per la lentezza della nostra burocrazia» e per far sì che «rammentino agli estensori dei Piani stessi che esistono anche i non vedenti e gli ipovedenti, molto spesso dimenticati»

Disabilità e lavoro: perché la somministrazione resta sotto traccia?

«Credo che l’ostilità di molti servizi pubblici e privati verso questo tipo di rapporto di lavoro – scrive Marino Bottà – sia dovuta a una scarsa conoscenza dello stesso o a un pregiudizio ideologico, che li porta a privilegiare il tirocinio, sostenuto da una misera Borsa Lavoro, rispetto a un rapporto di lavoro regolare, a uno stipendio contrattuale e ai relativi contributi». Il riferimento è al cosiddetto contratto di somministrazione, rapporto di lavoro stipulato con un lavoratore da un’Agenzia per il Lavoro, contattata a tale scopo da un utilizzatore (impresa pubblica o privata)

Una risposta di tutti nell’interesse comune

«Tante madri e padri – scrive Antonio Giuseppe Malafarina -, ma anche mogli, mariti, fratelli e congiunti vari, abbandonano il lavoro per dedicarsi completamente all’amato con disabilità, perché non hanno alternative. E ci sono anche coppie che si disgregano. Basterebbe una risposta collettiva diversa alle questioni delle persone con disabilità. Una risposta di conciliazione nell’interesse comune». E conclude così: «Si è appena chiuso un anno e ne è iniziato uno nuovo. Penso che dobbiamo trovare un maggior senso dell’appartenere. La nazione è una famiglia allargata. C’è bisogno d’amore»