Perché tante palestre chiudono le porte alle persone con disabilità?

Sembra proprio che nella maggior parte dei casi le palestre private tengano le porte chiuse alle persone con disabilità. «Occorrerebbe dunque costruire percorsi per preparare meglio gli addetti e per dotare gli spazi di aree adeguatamente attrezzate»: a dirlo è Roberto Speziale, coordinatore della Consulta Disabilità nel Forum Nazionale del Terzo Settore, e insieme a Stefano Gobbi, coordinatore della Consulta Sport del Forum, propone un patto di inclusione fra le reti delle Associazioni Sportive Dilettantistiche e quelle che si occupano di disabilità, aderenti al Forum stesso

Interno di una palestra«Sono troppe le palestre private che non garantiscono il diritto allo sport alle persone con disabilità. Occorre dunque costruire percorsi per preparare meglio gli addetti e per dotare gli spazi di aree adeguatamente attrezzate»: a dirlo è Roberto Speziale, coordinatore della Consulta Disabilità nel Forum Nazionale del Terzo Settore, oltreché presidente nazionale dell’ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazione) e vicepresidente vicario della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), commentando quanto emerso anche in un recente servizio pubblicato dal «Corriere della Sera», ovvero che nella maggior parte dei casi le palestre terrebbero le porte chiuse alle persone con disabilità.
«Ai personal trainer – aggiunge Speziale – mancano le conoscenze e le competenze per garantire l’accessibilità allo sport delle persone con disabilità, mentre le strutture in grado di far accedere in palestra una persona con disabilità sono, purtroppo, eccezioni».

«Esiste anche una diffusissima rete associativa sportiva di base – ricorda Stefano Gobbi, coordinatore della Consulta Sport del Forum – che si occupa di attività specificamente per persone con disabilità e attività integrate con persone senza disabilità. È una rete associativa che ha bisogno di essere aiutata e supportata nell’impegnativo compito di offrire servizi sportivi nell’interesse generale delle persone e che può essere al tempo stesso di stimolo, esempio e supporto a tutto il resto dell’associazionismo sportivo, per sviluppare la cultura dell’integrazione, oltre a servizi, spazi e attività adattati davvero a tutti».

«Un primo passo – propongono ad una voce Speziale e Gobbi – potrebbe essere un vero e proprio patto di inclusione fra le reti delle Associazioni Sportive Dilettantistiche aderenti al Forum del Terzo Settore e quelle che si occupano di disabilità, sempre aderenti al Forum. In questo modo, attraverso un protocollo sottoscritto, si potrebbero indicare buone prassi per garantire lo “sport per tutti’, in modo da fare diventare tutte le società sportive realmente inclusive ed accessibili per le persone con disabilità». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: stampa@forumterzosettore.it.

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