Opinioni

L’alunno con disabilità non è un “ospite occasionale”

L’alunno con disabilità non è un “ospite occasionale”

«Nel dibattito sulla riforma nota come “La Buona Scuola” – scrivono dal gruppo LEDHA Scuola – e perfino nelle motivazioni degli scioperi indetti in queste settimane contro il relativo Disegno di Legge, lo spazio riservato al tema della disabilità è quasi inesistente. Ma gli alunni e gli studenti con disabilità non sono “ospiti occasionali”, bensì utenti a pieno titolo della scuola di tutti e sta a noi Associazioni affiancarli, promuovendo instancabilmente la cultura dei diritti»

Onestà e coraggio, per vivere una grande avventura

Laura Bonanni, psicologa, psicoterapeuta e persona con albinismo

«Sono stata una bambina albina negli Anni Sessanta – scrive Laura Bonanni – in un’epoca in cui non si sapeva nulla sull’albinismo. Oggi sono una psicoterapeuta e la mia scelta professionale è passata proprio da come si vivono le cose della vita, i limiti e la diversità. E penso che l’onestà e il coraggio siano i due ingredienti fondamentali per vivere la vita come “avventura” e non come “sventura”»

Servono buone gambe per ascoltare buona musica?

«Credevo che a Napoli - scrive Nicola Longo - almeno un teatro importante come il San Carlo, ente lirico di rilevanza mondiale, che gode di sovvenzioni pubbliche, finanziate anche con soldi che pago da contribuente, fosse minimamente attrezzato per favorire l'accesso alle persone con disabilità motoria. E invece mi sbagliavo»

Pare proprio di sì, almeno a giudicare da quanto è accaduto a Nicola Longo, persona con tetraplegia in carrozzina, in occasione di un recente concerto al Teatro San Carlo di Napoli. «Senza dilungarmi troppo sui problemi che quotidianamente devo affrontare nel percorrere le strade cittadine – scrive Longo – credevo che almeno un teatro importante come il San Carlo fosse minimamente attrezzato per favorire l’accesso alle persone con disabilità motoria. E invece mi sbagliavo»

Proviamo a capire meglio ciò che siamo

Proviamo a capire meglio ciò che siamo

«Comprendere come socializziamo sui network ci può aiutare a comprendere ciò che siamo, un popolo nel popolo»: lo scrive Antonio Giuseppe Malafarina, a proposito del questionario lanciato in rete da due ricercatrici del CNR e che tutti possono compilare con facilità, finalizzato a raccogliere dati sull’uso dei social network da parte delle persone con disabilità, nell’àmbito di uno studio sulle potenzialità e le criticità che questi strumenti rivestono per le stesse persone con disabilità

Valorizzare e riconvertire strutture come il Colosimo di Napoli

Un'immagine della facciata dell'Istituto Professionale Paolo Colosimo di Napoli, fondato nel 1892

«Una struttura come l’Istituto Professionale Paolo Colosimo di Napoli – scrive Mario Mirabile -, in cui per decenni si sono formate centinaia e centinaia di persone non vedenti e ipovedenti, provenienti da tutta l’Italia Meridionale, dovrebbe rientrare a pieno titolo nei circuiti culturali e turistici della città, e forse gli antichi laboratori di esso sono stati chiusi troppo frettolosamente, dal momento che ancora oggi potrebbero essere molto utili ai giovani con disabilità visiva»

Diritti garantiti ovunque e anche “Durante Noi”

«Non esiste solo il “Dopo di Noi” – scrive Rosa Mauro, replicando a un intervento di Carlo Hanau, componente del Comitato Scientifico dell’ANGSA (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici), pubblicato anch’esso su queste pagine – è il “Durante Noi” che preoccupa, per persone che hanno bisogno ovunque, e non solo in alcuni luoghi virtuosi, di sentirsi cittadini con pari diritti di vedere se stessi e i propri figli inseriti in una vita lunga, soddisfacente e rispettosa delle loro esigenze»

Professori specializzati di “serie A”

«Vogliamo istituire uno specifico ruolo di sostegno, perché esso migliorerà in efficacia l’inclusione degli alunni con disabilità, garantendone le reali pari opportunità nel diritto allo studio, con professori specializzati di “serie A”»: così Luciano Paschetta della FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali di Persone con Disabilità) difende la Proposta di Legge sull’inclusione scolastica, sostenuta anche dalla Federazione FISH, e risponde a un recente articolo di Adriano Sofri, pubblicato dalla «Repubblica»

Paralimpiadi insieme alle Olimpiadi?

Secondo Carlo Bellieni, i tanti messaggi positivi lanciati dalle Paralimpiadi «potrebbero trovare amplificazione se esse si unissero per osmosi – e ovviamente con lo sforzo organizzativo necessario – alle Olimpiadi, dando il messaggio finale di unità degli sportivi, indipendentemente dall’essere o non essere normodotati e non più di una – per quanto nobile – collateralità»

Riflessioni sul voto e sulle persone con disabilità

«Se le categorie dei “più deboli” si impegnassero tutte insieme a creare una forza compatta e coesa, sarebbero considerate sotto una luce diversa e diventerebbero una voce vigorosa per farsi sentire nella collettività e per chiedere il rispetto dei diritti e dei doveri di ciascuno»: lo scrive Gennaro Palmieri, presidente della UILDM di Trani, prendendo spunto dalla decisione di alcune persone con disabilità di un’altra città pugliese, che hanno pubblicamente comunicato di non voler votare alle prossime elezioni

Assistenti sessuali, arretramenti culturali e stigma sociale

Scrive Lelio Bizzarri, riferendosi al noto Disegno di Legge sull’“assistenza sessuale” delle persone con disabilità: «Lungi dal trovarci di fronte a una “rivoluzione sessuale”, come è stato pomposamente scritto da un giornale nazionale, questo provvedimento sancirebbe la resa delle persone con disabilità, di fronte alla possibilità di rappresentare loro stesse al mondo come persone degne della forma più intima dell’amore, quello sessuale, e capaci, a loro volta, di donare piacere»

Bene riconoscere la libertà sessuale, ma quel linguaggio non va

«Dal punto di vista dei contenuti – scrive Simona Lancioni – è apprezzabile quella recente Sentenza della Corte di Cassazione, nel momento in cui riconosce, in linea di principio, la libertà sessuale delle persone con disabilità intellettiva. E tuttavia, essa utilizza un linguaggio che si presta ad essere stigmatizzante per le persone che subiscono abusi e violenze»

3.800 spettatori non nascono dal nulla

«3.800 spettatori per una gara paralimpica – scrive Claudio Arrigoni, commentando quanto accaduto alla recente finale del Campionato di basket in carrozzina – non nascono dal nulla. Sono il frutto di un lavoro di sensibilizzazione sul territorio che parte da lontano, con progetti mirati in scuole, oratori, centri di aggregazione, società sportive e che ha ormai raggiunto migliaia di persone. Ecco come si cambia la percezione sia dello sport che della disabilità»

L’ipovisione (e non solo), questa sconosciuta

Se nessuno tra gli spettatori sente il bisogno di chiedere qualcosa, dopo la proiezione di un film come “Per altri occhi” di Silvio Soldini, che in modo vivace e sorprendente riesce a raccontare assai bene la realtà della disabilità visiva, ciò vuol dire, secondo Angela Gianola, che «la strada da percorrere per far conoscere meglio la disabilità visiva, e in particolare quella dell’ipovisione, è ancora molto lunga e tortuosa»

Voglio uno specchio che non deformi la mia immagine

«A volte – scrive Francesco Nurra, giovane con disabilità trasferitosi da Sassari a Bologna, dove ha incontrato non pochi ostacoli – è come guardarsi in uno specchio che deforma il riflesso della propria immagine; forse ne occorrerebbe uno nuovo che funzionasse bene, rispedendo al mittente quello non funzionante. Si rischia cioè, a causa della negazione del diritto a una vita dignitosa, di vedersi in maniera distorta e di autoinfliggersi e sentirsi inflitta una segregazione di cui non vi è certo bisogno»

Per tutte le persone con autismo, ovunque vivano

«Le persone con autismo e le loro famiglie – scrive Gianfranco Vitale, prendendo spunto da un intervento di Carlo Hanau pubblicato dal nostro giornale – non possono e non vogliono accontentarsi di leggi applicate (quando applicate) “a macchia di leopardo”. Abbiamo chiaro che a fronte di realtà virtuose, esiste invece, in vaste aree del territorio nazionale, una grande arretratezza e un vergognoso abbandono e degrado? Eppure gli autistici non scelgono di nascere (e vivere) in un posto piuttosto che in un altro…»

Quella norma non garantisce i diritti di tutte le persone sorde

«Al di là del coro unanime di soddisfazione – dichiarano dalla FIADDA (Famiglie Italiane Associate per la Difesa dei Diritti degli Audiolesi) – confermiamo il nostro giudizio negativo sulla formulazione finale di quella Legge Regionale del Lazio, ritenendola inadeguata e insufficiente a garantire i diritti di tutte le persone sorde, dei quali auspichiamo si possa tenere debito conto nella fase attuativa della Legge stessa»

Non mancano le iniziative per l’autismo in età adulta

Replica, Carlo Hanau, a un intervento di Rosa Mauro, apparso su queste stesse pagine, sottolineando che «sul tema dell’inclusione lavorativa e sociale delle persone con autismo e in generale con disabilità, dopo il compimento dei 18 anni, vi sono già da tempo iniziative per migliorare drasticamente il quadro giuridico e la situazione reale»

“Dopo di Noi” sì, ma verso la vera Vita Indipendente

«Qualsiasi normativa approvata successivamente alla ratifica della Convenzione ONU da parte del nostro Paese – scrivono da ENIL Italia (European Network on Independent Living) – e del Decreto sul “Programma d’Azione Biennale per la Promozione dei Diritti e l’Integrazione delle Persone con Disabilità”, non deve contenere disposizioni che contrastino con i princìpi di essi e ne impediscano l’esigibilità». Ma non sembra proprio così, almeno a giudicare dalla Proposta di Legge sul cosiddetto “Dopo di Noi”

Persone e basta, senza aggettivi

«Possiamo vedere – scrive Silvia Lisena, riflettendo sullo spettacolo teatrale “Amalia e basta” – che oltre alla protesi, oltre alla sedia a rotelle, oltre al cane-guida, oltre agli altri ausili, ci siamo noi. Noi come Persone. Noi e basta. Noi che siamo, inevitabilmente, diversi dagli altri, così come gli altri sono diversi tra loro. Comprendendo che, alla fine, la vera diversità è legata al nostro essere, e che essa rappresenta noi e la nostra unicità. Non un limite, bensì un punto di forza»

Lottiamo insieme, perché nulla su di Noi sia senza di Noi

«È necessario far sentire alta la nostra voce, per porre fine alla dipendenza dai fornitori di servizi, dagli “esperti” e “professionisti” che parlano al nostro posto. Rivendichiamo il nostro essere parte integrante della società e il nostro diritto alla pari dignità ed eguaglianza. Per decidere come, dove, quando e con chi vivere»: lo scrivono da ENIL Italia (European Network on Independent Living), a pochi giorni dalla Seconda Giornata Europea per la Vita Indipendente del 5 Maggio