Questa che voglio raccontare ai lettori di Superando.it è la mia esperienza nel 2005 di quattro giorni da paraplegica ad Amsterdam.
Più “comoda” di Roma, nemmeno la capitale olandese è però una città facile. L’asfalto riveste solo le strade periferiche o quelle più trafficate, per il resto ci sono dei mattoni stretti, spesso divelti e avvallati. In compenso non ci sono marciapiedi rialzati e comunque hanno sempre degli scivoli, com’è giusto che sia in una città ove ci si sposta quasi solo in bicicletta. Le uniche salite sono per andare sui ponti che attraversano i canali.
Con poche auto che circolano, Amsterdam è silenziosa e tranquilla; i mezzi pubblici sono prevalentemente tram doppi e ho visto anche che sono predisposti per la salita delle carrozzine. Io però non li ho provati, preferendo muovermi sempre “a piedi”. Infatti, non ho praticamente mai preso un mezzo o un taxi, se non da e per l’aeroporto.
La città non è molto grande e i disabili olandesi che ho visto sono tutti dotati di carrozzina elettrica; credo che anche loro usino l’automobile saltuariamente.
Il clima è piovoso e umido, ma io in aprile ho trovato il sole. I servizi igienici si trovano sempre nei musei dei quali per fortuna la città è ben fornita.
L’allarme nei bagni non è come da noi una cordicella da tirare di solito nei pressi del water, bensì una corda che, distanziata di pochi centimetri dal suolo e dal muro, corre tutt’intorno al perimetro del bagno, cosicché in qualsiasi punto del locale si cada o si abbia bisogno, l’allarme è a portata di mano. Bella trovata, direi!
I locali del centro sono abbastanza piccoli e pensando alle case caratteristiche, se ne può capire il motivo; sfido dunque a trovare servizi igienici comodi. Nella mia guida c’era scritto che solo un bar in centro città ne aveva uno di accessibile.
Io ho fatto così
Ho prenotato l’aereo sul sito della compagnia olandese KLM, poiché non ho trovato voli a basso costo. Successivamente ho telefonato per indicar loro che ero un “passeggero speciale”.
Quando dovete tornare in Italia, considerate che l’aeroporto Schiphol di Amsterdam è enorme, e si impiega del tempo per arrivare all’imbarco. Comunque nessun inconveniente né all’arrivo né alla partenza.
L’albergo l’ho prenotato presso un’agenzia di Roma specializzata in viaggi per disabili (Sfogliaviaggi), collegata ad Accessible Europe: un po’ troppo lenti e un tantino pressappochisti. Sempre dello stesso circuito è meglio forse l’agenzia torinese Promotour.
L’albergo, comunque, era comodo, bello e in ottima posizione, con il bagno grande, dotato di una sedia apposita per fare la doccia e di maniglioni al water. Caro, però, come tutti gli alberghi di Amsterdam. Si tratta dell’NH City Centre Amsterdam (Spuistraat, 288-292, tel. 0031 20 4204545).
In alternativa si può contattare l’agenzia olandese Keytours (tel. 0031 20 2000300).
Storia, cultura e curiosità
Le biciclette olandesi sono più alte e più ergonomiche delle nostre e vanno letteralmente “a scheggia”, una dietro l’altra e in doppio senso di marcia. Quando si attraversa una strada, il pericolo da evitare è dato proprio da loro: non si fermano!
Gli olandesi vanno in bici come noi andiamo in macchina: ho visto ad esempio un parcheggio per bici a tre piani, tipo silos, e negli appositi contenitori montati davanti ai velocipedi caricano di tutto, dalla spesa ai bambini – o tutti e due assieme – con tutti i climi.
Le strade sono di due tipi, quelle col canale al centro hanno dopo il nome la desinenza gracht (canale), quelle senza la desinenza straat (strada). I canali sono la caratteristica principale della città, ma nonostante Amsterdam venga chiamata “la Venezia del Nord”, sono più larghi di quelli della città lagunare, costeggiati da strade a una corsia, con alberi e la pista ciclabile. Nel centrocittà, poi, sono tutti disposti in parte a ferro di cavallo, intorno alla foce del fiume Amstel, che dà il nome alla città.
Vista la favorevole posizione geografica, nel Cinquecento Amsterdam era a capo di un grande impero commerciale che fondò anche la Compagnia delle Indie, con il monopolio dell’importazione di spezie (ancor oggi il loro aroma distingue molti piatti in cucina).
La città combatté sia con la Spagna che con la Francia per l’indipendenza e per affermare la religione protestante-calvinista; accolse emigranti ed ebrei scacciati da tutt’Europa, nel segno di una cultura tollerante che via via nel tempo la portò, negli anni Sessanta, a diventare il centro di raduno degli hippies fino ai giorni nostri, tanto che le prime domande che un italiano riceve di ritorno dall’Olanda sono circa i coffeeshop e il quartiere a luci rosse…
Gli olandesi sono cordiali, gentili e tranquilli, amano stare all’aria aperta a prendere il sole, si mettono a leggere sul marciapiede davanti alla porta di casa. Se sei al bar e al tuo tavolo ci sono posti liberi, ti chiedono se possono sedersi, così come al ristorante si mangia a volte con gente estranea di fianco.
Sono tutti molto giovani e anche quelli più anziani lo sembrano! Mi è parso così naturale vederli fumare hashish al bar o esaminare le offerte di un’agenzia di collocamento per libere professioniste del sesso…
La storica apertura commerciale di questa città ha coinciso forse anche con la sua apertura culturale e sicuramente la storia e le tradizioni lasciano il segno, come ad esempio succede nell’architettura. Le case, infatti, hanno tutte una forma caratteristica, perché concepite come “case/magazzini”. Nella parte più alta, sotto il tetto superspiovente, si riponevano mercanzie, issandole con una carrucola appesa ad un gancio e le stesse facciate sono un po’ pendenti in avanti, proprio per consentire un miglior sollevamento delle merci. Questo sistema si usa ancor oggi per oggetti ingombranti che di certo non potrebbero passare per le strette scale all’interno delle case.
I frontoni e i cornicioni si differenziano secondo lo stile di ogni periodo storico/artistico e le facciate sono di mattoni scuri o più chiari, con grandi e numerose finestre, per acchiappare più luce possibile.
Ci sono poi le case/barconi, non certo delle catapecchie, come si potrebbe immaginare, tutte invece con un giardinetto esterno, mentre sbirciando all’interno si possono vedere arredi e comfort d’ogni genere.
I tre musei principali di Amsterdam – il Rijksmuseum, lo Stedelijk e il Van Gogh – sono concentrati in un quartiere sorto alla fine dell’Ottocento, nei pressi di un grande parco, il Vondelparck, ottimo per una siesta post-visita.
Il Rijks è un complesso in stile neogotico del 1885 che custodisce prevalentemente opere del Seicento – il periodo olandese più fiorente – con autori come Vermeer, Hals e Rembrandt, con la prevalenza di temi quotidiani, rigore realistico, dovizia di particolari e forti giochi di luce.
Il Museo Van Gogh celebra invece l’artista olandese più famoso, in un moderno edificio con più di duecento opere.
Lo Stedelijk Museum, di fianco al precedente, era invece in restauro e così ho potuto vedere parte della sua collezione in un complesso postindustriale vicino alla stazione centrale, con opere appartenenti tutte all’arte contemporanea, da Picasso a Chagall, da Mondrian a Cezanne.
Tutti i musei sono accessibili, tranne il Museo/Casa di Anna Frank, anche se l’interminabile fila all’entrata di esso ne disincentivava in parte la visita.
Due le chiese principali: la Oude Kerk (Chiesa Vecchia), le cui origini risalgono al XIII secolo e la Nieuwe Kerk (Chiesa Nuova), entrambe accessibili.
Esse sono caratterizzate dalle ampie finestre/vetrate istoriate (con vetri dipinti) e dai loro campanili.
Tra una visita culturale e l’altra ci si può riposare poi in uno dei numerosi bar che contornano le piazze. Ce ne sono dappertutto, hanno anche tavoli all’aperto e offrono di tutto a tutte le ore.
Per cenare non fate troppo tardi, si chiude infatti verso le dieci di sera e se è un giorno feriale, vanno tutti a letto presto! Nel fine settimana, però, “si scatenano” letteralmente, riversandosi tutti in strada. Il sabato pomeriggio, ad esempio, è praticamente impossibile girare, soprattutto in una giornata di sole.
I locali sono tutti molti carini, arredati in modo originale, spesso con mobili e oggetti riciclati. Ci sono anche tantissime librerie, con testi vecchi e nuovi, eppoi fiori, fiori e colori ovunque: tutti i più piccoli ritagli di terra sono coltivati dai cittadini nei pressi delle loro abitazioni.
Non mancate dunque di far visita anche al noto mercato dei fiori, dove i tulipani la fanno ovviamente da padroni.