Ho già avuto modo di commentare più volte – con testi pubblicati anche sulle pagine di Superando [si legga ad esempio il più recente cliccando qui, N.d.R.], oltreché dai principali quotidiani nazionali – gli allarmistici interventi che sbandierano la sommaria campagna “negazionista”, di chiara matrice antipsichiatrica, contro DSA (disturbi specifici di apprendimento) e ADHD (disturbo da deficit di attenzione e iperattività). Si tratta di poche, ma ben organizzate persone che negano l’esistenza di questi disturbi – tra cui la dislessia – ricalcando, per lo più consapevolmente, le estremistiche posizioni di una ben nota setta arrivata dagli Stati Uniti.
Come definire tali interventi, se non “terrorismo psicologico” e anche grave mancanza di rispetto nei confronti dei tanti bambini e ragazzi che nelle scuole devono lottare tutti i giorni – pur essendo intelligenti e capaci – con lettere e numeri, ma spesso anche con l’incomprensione, l’incompetenza e la carente flessibilità didattica della scuola italiana, forgiata su un anacronistico modello di studente standard?
E tuttavia il cammino intrapreso dalla società civile va verso il riconoscimento e il rispetto delle differenze, come stabilito dalla Legge Nazionale 170/10 sui disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico, tanto osteggiata dai citati “negazionisti”, ma fortemente voluta, invece, da genitori, insegnanti e tecnici, uniti dalla volontà di tutelare il diritto allo studio, la dignità e il futuro di tanti studenti con grandi potenzialità.
Ora – dopo questa doverosa premessa – credo siano necessarie anche alcune semplici precisazioni in merito ad alcune questioni recentemente sollevate riguardo alla discalculia, additata addirittura come una sorta di “truffa”.
Come fenomeno “puro”, è assodato che essa sia molto rara, mentre è certamente più frequente in abbinamento ad altri DSA come la dislessia. Ciò però non significa affatto che non esista e che possa essere trattata come «un’invenzione per specialisti disoccupati», ciò che è stato scritto recentemente da un giornale. Anziché “inventare” metodologie di ogni sorta per sconfiggere il “problema”, anche negandone la legittimità, si tratterebbe solo di riconoscere tali disturbi, comprenderli e affrontarli con le adeguate metodologie riabilitative e didattiche.
Parlando poi di percentuali, vorrei tranquillizzare chi diffida della veridicità dei dati diffusi sui DSA: nel mio territorio, ad esempio, una recente ricerca condotta dall’Ufficio Scolastico Provinciale di Vicenza ha evidenziato – a livello provinciale, appunto – un’incidenza del 3% di studenti con DSA ufficialmente diagnosticati, mentre nell’Istituto Comprensivo di mia appartenenza il dato è del 5%. Considerato che attualmente molti DSA vengono purtroppo ancora diagnosticati in età tardiva – anche alle scuole superiori o in età adulta – è ragionevole pensare che tali percentuali siano ribassate, poiché non rilevano un sommerso ancora inesplorato. L’incidenza dei disturbi specifici di apprendimento, pertanto, si stima essere tra il 3% prudenziale e il 5% prevedibile. Di fatto, un dato preciso potrà essere rilevato nei prossimi anni, quando finalmente gli studenti con tali problemi non saranno più semplicisticamente etichettati come “pigri e incapaci”, ma saranno riconosciuti non appena possibile, ovvero già dalla fine della seconda elementare.
E chi invece scopre di essere DSA a 18 anni e oltre significa forse che prima non lo era? No, significa semplicemente che non era stato diagnosticato, poiché tali disturbi, in quanto genetici, non sono malattie bensì caratteristiche come l’essere mancino, daltonico o albino.
Nessun problema, quindi, di “ospedalizzazione delle scuole” – altro tema cavalcato dai “negazionisti” – poiché il fatto che la diagnosi venga effettuata dal Servizio Sanitario risulta essere solo una garanzia, come per una gestante effettuare i controlli in ospedale. Qualcuno considera per caso la gravidanza una malattia? No, eppure l’intervento sanitario è necessario.
E ancora, riguardo agli screening, va precisato solo che essi vengono effettuati non per diagnosticare, ma per evidenziare aree di criticità, la maggior parte delle quali si risolve con interventi didattici mirati. Nei pochi casi in cui, invece, i problemi permangono, si interviene con la riabilitazione e poi eventualmente si passa ad approfondire diagnosticamente. Altro che screening “di massa”! Magari, anzi, mio figlio – DSA severo – avesse potuto, grazie a un intervento di screening precoce, evitare il trauma, l’umiliazione e la discriminazione che a soli sei anni lo hanno distrutto psicologicamente, quando è stato ritenuto “incapace, stupido e superficiale”, mentre invece era solo dislessico e intelligente! Ci ha messo quattro lunghi e faticosi anni ad uscirne, tornando finalmente ad essere il bambino felice di un tempo. Oggi, a 11 anni, è bravo a scuola, ma sul suo vissuto è ancora viva la lacerazione subita dalla sua piccola e delicata anima.
Certamente, è la scuola a dover individuare le strategie didattiche più opportune per favorire l’apprendimento, in base alle specifiche esigenze e caratteristiche dello studente. È la didattica che deve adattarsi al bambino e non viceversa. Ma lo può fare solo e unicamente se parte dal riconoscimento e dalla comprensione – senza pregiudizi – delle particolarità dell’individuo, siano esse difficoltà, caratteristiche, limiti o risorse e potenzialità. Negare, invece, significa disconoscere e abbandonare al loro destino proprio i bambini che invece avrebbero bisogno di maggiori attenzioni. Con la comprensione possono sbocciare fiori meravigliosi, con la negazione, invece, avvizziscono anche i germogli migliori.
Si parla di dislessia in caso di difficoltà significativa nell’apprendimento della lettura in presenza di un livello cognitivo e di un’istruzione adeguati e in assenza di problemi neurologici e sensoriali.
I bambini con dislessia sono intelligenti, non hanno problemi visivi o uditivi, ma non apprendono a leggere in modo sufficientemente corretto e fluido: infatti le loro prestazioni nella lettura risultano nel complesso molto al di sotto del livello che ci si aspetterebbe in base all’età, alla classe frequentata e al livello intellettivo generale. Queste difficoltà solitamente condizionano anche in modo pesante le prestazioni scolastiche.
Spesso alla dislessia sono associati ulteriori disturbi specifici dell’apprendimento (DSA), quali la disortografia, la disgrafia e, a volte, lievi difficoltà nel linguaggio orale (fatica a recuperare termini appropriati o a memorizzare parole nuove) e nel calcolo (soprattutto mentale, oppure nella memorizzazione delle tabelline).
Il problema della dislessia risulta evidente in seconda-terza elementare (alcuni segni si possono per altro già osservare nella scuola materna, come la presenza di significative difficoltà nel manipolare i suoni nelle rime, nelle filastrocche…).
Non sempre gli approfondimenti diagnostici vengono svolti tempestivamente (ancora tanti bambini accedono infatti ai servizi alla fine della scuola elementare o alla scuola media), a causa di una sbagliata interpretazione o sottovalutazione del problema. Si parla ad esempio ancora di pigrizia, demotivazione o disagio psicologico, problemi che senz’altro a volte possono essere associati al disturbo, ma che rappresentano dei correlati o delle conseguenze della dislessia, non la causa. Per ridurre l’interferenza di tali disturbi, è possibile ricorrere all’ausilio di strumenti compensativi e dispensativi, appositamente previsti dalla normativa italiana, ma attualmente poco usati.
Ad occuparsi di questo, nel nostro Paese, vi sono organizzazioni come l’AID (Associazione Italiana Dislessia) o forum come Dislessia On Line. Si legga anche, nel nostro sito, la specifica scheda raggiungibile cliccando qui.
– Quando le lettere diventano dispettose (cliccare qui).
– Dislessia, autonomia e informatica (cliccare qui).
– Disgrafia: quei disagi di confine (Diomira Pizzamiglio) (cliccare qui).
– E la scuola che voleva don Milani? (cliccare qui).
– La dislessia infantile (cliccare qui).
– Gli audiolibri e la dislessia (cliccare qui).
– La dislessia (Maria Luisa Lorusso, Antonio Salandi, Cecilia Marino e Massimo Molteni) (cliccare qui).
– Dislessia: il libro parlato funziona (cliccare qui).
– Una petizione a tutela dei ragazzi dislessici (cliccare qui).
– Dislessia in Friuli Venezia Giulia: a che punto siamo? (cliccare qui).
– Lo Sportello Dislessia Ferrara (cliccare qui).
– Vorremmo solo poter studiare come gli altri… (cliccare qui).
– La bocciatura di quel ragazzo con problemi di dislessia (cliccare qui).
– Si va finalmente verso l’approvazione della legge sulla dislessia? (cliccare qui).
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– Quante affinità, tra quelle storie di dislessia! (Massimo Rondi) (cliccare qui).
– Dislessia: una questione di civiltà (AID) (cliccare qui).
– E se Percy Jackson diventasse compagno d’avventura di tanti ragazzi dislessici? (cliccare qui).
– Dislessia: è la scuola che deve riconoscere le specificità individuali (cliccare qui).
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– Si festeggia a Firenze la legge sulla dislessia (cliccare qui).
– La nuova legge sulla dislessia: vediamola punto per punto (a cura di Salvatore Nocera) (cliccare qui).
– Dislessia: dopo la legge, bisogna cambiare la cultura (di Laura Ceccon) (cliccare qui)