Ogni giorno affidiamo i nostri figli a voi insegnanti: questa lettera è il nostro modo per dirvi che apprezziamo i vostri sacrifici, che riconosciamo i problemi che dovete affrontare e che apprezziamo il vostro contributo alla vita dei nostri figli.
Nonostante vi troviate spesso davanti a classi numerose, o dobbiate fare i conti con budget sempre più contenuti e aspettative sempre più grandi, continuate a compiere i vostri “speciali miracoli” con gli studenti. Li istruite, insegnate loro la disciplina, li guidate, li seguite e date loro l’ispirazione per sfruttare appieno il loro potenziale.
Oltre alla sociologia, insegnate nozioni preziose per i rapporti con gli altri, insegnate l’autostima oltre all’ortografia, il senso civico oltre alle scienze, la tolleranza oltre alla grammatica e l’entusiasmo per la conoscenza, oltre alla maestria nella materia.
A seconda delle situazioni, vi ritrovate ad essere consulenti, amici, “surrogati dei genitori”, guardiani della disciplina, esperti nel controllo della classe, moderatori esperti di dinamiche di gruppo, specialisti in difficoltà dell’apprendimento, oratori specializzati in motivazione, portatori della fiaccola della cultura e guide, nonché maestri esperti della materia che insegnate.
Preparate le vostre lezioni con creatività e dinamismo, in modo da mantenere l’attenzione di un gruppo numeroso, adottando metodi di insegnamento “su misura” per singoli studenti che presentano una miriade di modi diversi di imparare e difficoltà di apprendimento.
Avete scelto la professione che presenta più sfide, ma anche quella che offre più soddisfazioni di tutte le altre che esistono o che mai esisteranno. Anche se il vostro lavoro non paga granché in termini di denaro, le gratifiche psicologiche ed emotive sono enormi. Si parla della luce negli occhi di uno studente che ha ritrovato la motivazione per studiare, del sorriso che compare quando un concetto impossibile viene finalmente afferrato, della risata gioiosa di un bambino rifiutato che viene accettato dal gruppo, della gioia di vedere uno studente difficile salire sul palco il giorno della consegna del diploma, dei sorrisi pieni di gratitudine, degli abbracci e dei “grazie” di genitori riconoscenti, di un biglietto di ringraziamento scritto da uno studente “perduto” che invece decide di continuare e di farcela, della soddisfazione interiore che si prova sapendo di aver “fatto la differenza” e di aver lasciato un segno indelebile per il futuro.
A tutti quegli insegnanti, dunque, che hanno saputo “fare la differenza”, questa lettera vuol essere un enorme “Grazie!”, per tutto ciò che hanno fatto per così tante persone, per così tanto tempo. Senza dimenticare mai che la più grande disabilità è sentirsi inutile e far sentire inutile anche chi non lo è.
*Genitore.