«Noi atleti – dice la canoista Josefa Idem – guardiamo sempre e soltanto ai risultati assoluti e non ci accorgiamo delle bellissime storie che lo sport scrive, ogni giorno». Alcune di queste storie le racconta la Fondazione Telethon, che sarà alle ormai imminenti Olimpiadi di Londra a fianco di Casa Italia, grazie a un accordo con il CONI, che per l’occasione lancerà la campagna denominata Vincere le malattie genetiche.
Sono storie di ragazzi, affetti da una patologia di origine genetica, che alla vigilia dei Giochi hanno incontrato i campioni in partenza per Londra. Gli incontri sono raccontati in altrettanti video, tutti in primo piano nel sito di Telethon. C’è Luca, emiliano di 38 anni, colpito da adrenoleucodistrofia, che riesce nonostante tutto a pagaiare in canoa, a livello agonistico: nel video è proprio con Josefa Idem, la plurimedagliata italo-tedesca. Parlano di allenamenti, di materiali e scendono in acqua insieme, ognuno sulla propria canoa.
Poi Matilde, 9 anni, in carrozzina a causa dell’atrofia muscolare spinale (SMA), che va a trovare la grande schermitrice Valentina Vezzali nella palestra dove si allena, le fa un in bocca al lupo, le regala un disegno e in cambio riceve la promessa di una dedica, in caso di medaglia.
Renato, invece, è affetto dalla distrofia muscolare di Becker, che quando aveva 15 anni lo costrinse a interrompere l’attività sportiva. Il suo sport era la pallanuoto, che praticava a livello agonistico. Per un giorno rivive le emozioni del passato, trascorrendo qualche ora con la squadra nazionale maschile campione del mondo. Dal commissario tecnico Sandro Campagna riceve calottina e costume della nazionale, riuscendo perfino a scendere in acqua con i campioni del Settebello.
Infine, il piccolo Stefano, un bimbo di 8 anni affetto da distrofia muscolare di Duchenne, che accompagnato da papà Vincenzo, incontra la Nazionale maschile di pallavolo e viene accolto dal coach Mauro Berruto e dal capitano Cristian Savani, che a nome di tutta la squadra, gli regala una maglia azzurra. Prima delle foto di rito, il bambino palleggia con i ragazzi di Berruto, saltando a muro in braccio al centrale pugliese Gigi Mastrangelo.
«Quello tra sport e solidarietà – dichiara il presidente della Fondazione Telethon Luca di Montezemolo – è un connubio che portiamo avanti con successo dall’inizio delle nostre attività, da quando le malattie genetiche erano ancora del tutto sconosciute e incurabili. Oggi che per alcune di queste malattie la ricerca sta raggiungendo il traguardo della cura, è ancora più bello e importante che tanti campioni si schierino al fianco della nostra missione».
Oltre ai protagonisti dei filmati, Telethon coinvolgerà tanti altri atleti azzurri, grazie alla collaborazione fattiva del CONI e delle Federazioni sportive. A tutti, infatti, verrà chiesto di partecipare alla campagna di sensibilizzazione e di contribuire, direttamente o con il coinvolgimento dei propri tifosi, alla raccolta fondi per la ricerca.
«Legarsi a Telethon – ribadisce il presidente del CONI Gianni Petrucci – vuol dire far vincere la ricerca e sostenere così chi soffre e ha bisogno di aiuto. Saremo molto felici di dare visibilità a Telethon a Casa Italia, così come è avvenuto in occasione dei Giochi del 2008 a Pechino».
Da segnalare infine che oltre ai video, la Fondazione Telethon ha prodotto uno spot TV, i cui protagonisti sono altri bambini affetti da gravi patologie genetiche e i ricercatori impegnati per sconfiggerle. Colonna sonora è la canzone Si può fare, concessa a titolo gratuito da Angelo Branduardi. Lo spot verrà trasmesso sulle reti Sky, mentre la RAI testimonierà ancora una volta la sua vicinanza alla missione di Telethon, offrendo spazi alla campagna di sensibilizzazione. (Ufficio Stampa Telethon)