Alla cerimonia inaugurale nei giardini del Quirinale dell’anno scolastico 2014-15 c’erano proprio tutti. D’altra parte il titolo, così caro a chi scrive, Tutti a scuola, non poteva essere più adatto all’evento. Il presidente della Repubblica Napolitano, il ministro dell’Istruzione Giannini, un popolare presentatore televisivo, Fabrizio Frizzi, un cantautore con una voce formidabile, Francesco Renga, e poi tanti altre star del firmamento.
Tantissimi bambini colorati all’interno di una coreografia suggestiva, gli insegnanti tirati a lucido e sinceramente emozionati. Austeri e zelanti funzionari del Ministero sempre alla ricerca di un po’ di credito da spendere con i politici di turno.
Tutto sembrava perfetto. Appunto, sembrava. Qualcuno, però, aveva “dimenticato” di invitare proprio il più fragile di quei bambini, qualcuno doveva aver pensato che quel bambino disabile sarebbe stato un problema in quel contesto “perfetto”. Qualcuno deve avere imprecato quando si è accorto che quel bambino aveva incredibilmente trovato una voce grazie alla sua mamma. Qualcuno deve aver pensato «questa oggi ci rovina tutto», quando ha visto che era partito il tam tam sui social network.
Qualcuno – ci saranno stati molti cattolici tra gli organizzatori – deve avere pensato alle parole del Vangelo di Matteo (23, 27-28): «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all’esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. Così anche voi apparite giusti all’esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d’ipocrisia e d’iniquità». Sepolcri imbiancati pieni di ipocrisia e d’iniquità.
Bisognava fare qualcosa, diventava necessario recuperare alla festa di Tutti a scuola il piccolo bimbo autistico “dimenticato” a casa da una scuola modello. È strano come le scuole diventino spesso esempi di virtù, è singolare che mai qualcuno dica: ho sbagliato.
Poi il presidente Napolitano, che sappiamo essere nonno e padre premuroso, ha incontrato il piccolo in “differita” assieme alla sua coraggiosa mamma. Ma ormai la frittata era fatta.
Proprio qualche giorno fa la “madre” della scuola dell’inclusione, il ministro Falcucci, era volata in cielo e sicuramente stava disapprovando quanto accadeva nei giardini del Quirinale.
Non ci sono parole a commento di questa bruttissima storia, ma almeno un consiglio sento di poterlo offrire da Presidente dell’Associazione Tutti a Scuola al Presidente della Repubblica e al Ministro: dal prossimo anno archiviate il nome Tutti (?) a scuola. Almeno si rischia di meno e soprattutto si evitano di gli strali di Gesù (per chi ci crede davvero…).