Il dibattito sulla scuola inclusiva durante la pandemia sta producendo, a mio avviso, alcune distorsioni interpretative della base culturale e delle soluzioni pratiche per garantire il diritto all’educazione per gli alunni/alunne e gli studenti/studentesse con disabilità.
È acclarato che i 284.000 studenti e studentesse con disabilità italiani siano stati fortemente penalizzati e sostanzialmente discriminati dalla mancanza di accomodamenti ragionevoli per sopperire all’incapacità della formazione a distanza ad assicurare appropriate soluzioni inclusive.
L’utilizzo di piattaforme “poco attente” alla comunicazione di persone sorde e ipoudenti e il ritardo nel comprendere l’importanza per quegli stessi studenti dell’uso di mascherine trasparenti utili a leggere il linguaggio labiale; la penalizzazione di far ripetere il precedente anno scolastico 2019-2020, facendo perdere i compagni e spesso gli insegnanti, interpretando cioè la scuola come un “luogo di parcheggio”; la soluzione di garantire la presenza solo degli alunni con disabilità e BES (Bisogni Educativi Speciali), snaturando il ruolo fondamentale della relazione tra i compagni di classe… E questo solo per citare alcune situazioni.
Con l’ultima sorprendente proposta diffusa nei giorni scorsi, quella cioè di vaccinare gli studenti con disabilità, che ricorda l’“indennità di contagio” di cui godevano gli insegnanti nel periodo delle scuole segreganti e delle classi differenziali, sembra che i rischi vengano proprio dalle persone con disabilità e dai loro familiari, che purtroppo, per varie ragioni, non sono ancora in gran parte vaccinati, in molte Regioni italiane.
Proprio partendo dal fatto che il corpo insegnante è stato in gran parte vaccinato, sarebbe invece necessario – come accomodamento ragionevole previsto dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, ratificata dallo Stato Italiano con la Legge 18/09 – che gli insegnanti e le insegnanti competenti, già immunizzati e immunizzate, si recassero a casa sia degli studenti che per questioni di immunodeficienze non possono essere vaccinati e frequentare le scuole, sia di quelli che hanno bisogno di appropriati sostegni, per poter fruire nella maniera più inclusiva possibile della formazione a distanza.
Il nostro sistema educativo, infatti, prevede per gli studenti in regime ospedaliero o che per altre ragioni non possono frequentare la scuola, l’appoggio di insegnanti nei luoghi dove risiedono gli alunni o le alunne. Questo sgraverebbe il pesante carico di responsabilità e di lavoro assegnato ai familiari di questi alunni e alunne, e valorizzerebbe anche il ruolo essenziale degli insegnanti stessi nel continuare ad educare gli alunni e le alunne con disabilità, riducendo l’esclusione avvenuta durante la pandemia.