Un “protocollo del buon respiro” per persone con lesioni midollari

L’innalzamento della qualità della vita delle persone con lesioni midollari passa anche dalla risoluzione di deficit respiratori in grado di indurre problematiche in conflitto con il processo riabilitativo. Servono dunque adeguate verifiche sia durante il ricovero che, successivamente, a domicilio. È partendo da tali premesse che l’Unità Spinale dell’Istituto Riabilitativo Montecatone di Imola (Bologna) ha costruito un percorso di indagine, diagnosi e assistenza a distanza del sistema respiratorio, suddiviso in tre fasi

Unità Spinale di Montecatone: "protocollo del buon respiro"

Quel che si utilizza per il “protocollo del buon respiro”, promosso all’Unità Spinale di Montecatone

L’innalzamento della qualità della vita delle persone con lesioni midollari passa anche dalla risoluzione di deficit respiratori in grado di indurre problematiche – come ad esempio apnee centrali o periferiche – in conflitto con il processo riabilitativo. Risultano cruciali in tal senso due verifiche: la prima durante il ricovero, quando il problema può non essersi ancora palesemente manifestato; la seconda a domicilio, quando al paziente è stato fornito, sulla scorta di una diagnosi personalizzata, un idoneo strumento di ventilazione non invasiva.

È partendo da tali premesse che l’Unità Spinale dell’Istituto Riabilitativo Montecatone di Imola (Bologna), la nota struttura di riferimento per la riabilitazione di persone con lesione midollare o grave cerebrolesione, ha costruito un percorso di indagine, diagnosi e assistenza a distanza del sistema respiratorio, suddiviso in tre fasi: la prima con dispositivo indossabile (wearable), progettato per rilevare in tempo reale e a distanza alcuni parametri vitali (frequenza respiratoria, tempi di inspirazione ed espirazione, variazioni di ampiezza del torace/addome, posizione e movimento); la seconda, individuata l’anomalia, di approfondimento diagnostico tramite poligrafo per l’elaborazione della diagnosi e la prescrizione di un idoneo ventilatore non invasivo da utilizzare a casa; la terza, sempre tramite wearable, di monitoraggio da remoto della terapia domiciliare.
I pazienti eleggibili per l’adozione di questo “protocollo del buon respiro” sono i portatori di problematiche di tipo respiratorio correlabili alla lesione midollare (cervicale alta) o coloro i quali abbiano sviluppato nel tempo apnee ostruttive.
«L’elemento fortemente innovativo in questo percorso – spiega Laura Simoncini, che dirige l’Unità Spinale di Montecatone – è dato dal monitoraggio a distanza: è sufficiente infatti uno smartphone per controllare che tutto stia procedendo correttamente e, in caso contrario, correggere e indirizzare la persona dallo specialista di settore».

Iniziata a fine estate su una decina di pazienti, la sperimentazione dovrebbe concludersi entro la fine dell’anno, con l’entrata a regime del poligrafo, in arrivo a Montecatone grazie alla Fondazione Amici di Zac, che ha subito aderito al progetto del pool diretto da Simoncini di cui fanno parte fisioterapisti esperti in riabilitazione respiratoria, medici di Unità Spinale e infermieri di un preciso setting riabilitativo.
«Le problematiche respiratorie con quadri di ipossia e/o ipercapnia – aggiunge la direttrice dell’Unità Spinale di Montecatone – influiscono direttamente, oltreché sul progetto riabilitativo, anche sulla qualità della vita del paziente». (V.C. e S.B.)

Per ulteriori approfondimenti: Vito Colamarino (vito.colamarino@montecatone.com).

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