Opinioni

Perché non mi è piaciuto quel “Corpo dell’amore”

Un'immagine tratta dal docufilm dedicato a Giuseppe, ritenuto, da Maria Chiara Paolini,  il più accettabile dei quattro proposti su Rai3, per la serie "Il corpo dell'amore"

«La narrazione emersa da questi docufilm – scrive Maria Chiara Paolini, a proposito della serie “Il corpo dell’amore”, andata in onda su Rai3 – mi sembra stereotipata e rassicurante, molto lontana dalle rappresentazioni autentiche di cui le persone con disabilità avrebbero bisogno e che sono ancora scarse in TV e nei media in generale». «Ho visto infatti – aggiunge – l’ennesima sfilata di pregiudizi e ancora una volta la scelta del dramma, al posto di una narrazione sincera, all’insegna di uno sguardo che rende le persone disabili “Altri”, uno sguardo esterno, uno sguardo “abile”»

Che cosa significa “dare voce” alle persone con disabilità

Che cosa significa “dare voce” alle persone con disabilità

«Anche se è un percorso impervio e in salita, questa ricerca ci costringe a ripensare integralmente la cultura (e con essa le politiche) attraverso cui vengono garantite le libertà di scelta e di decisione di tutte le persone, anche di quelle che, loro malgrado, sono state costrette nell’alveo patologizzante della “minorità”»: così Gianluca Giachery conclude questa sua recensione del libro “La segregazione delle persone con disabilità. I manicomi nascosti in Italia”, opera curata da Giovanni Merlo e Ciro Tarantino di cui anche «Superando.it» si è già occupata in diverse occasioni

L’armonia ha bisogno di tutti, per poter risuonare!

L’armonia ha bisogno di tutti, per poter risuonare!

«Con un po’ di attenzione in più, fare musica è sicuramente alla portata di tutti. L’armonia ha bisogno di tutti, per poter risuonare!»: tra conversazioni con il gruppo sbagliato, un palco senza pedana, la sensazione di essere una specie di “pollo arrosto”, immobile sotto il sole cocente, ma anche con l’entusiasmo di cantare per la prima volta da corista pop, Rosa Mauro racconta la sua recente esperienza sul palco di Piazza del Campidoglio a Roma, in occasione della “Festa della Musica 2019”

Cerco la voce di persone con disabilità del linguaggio

Cerco la voce di persone con disabilità del linguaggio

«Sto seguendo un progetto – scrive Davide Mulfari, dottorando dell’Università di Pisa – in cui utilizzo l’intelligenza artificiale per riconoscere il parlato difficilmente intelligibile delle persone con disartria e altre forme di disabilità del linguaggio, che non possono utilizzare i dispositivi di riconoscimento automatico del parlato su cui si basano gli assistenti virtuali presenti sul mercato. Per addestrare il sistema, però, ho bisogno dell’aiuto di più persone possibili con disartria o altre disabilità del linguaggio, ognuna delle quali dovrebbe semplicemente donare la propria voce»

La sfida del lavoro e la chiamata della passione

La sfida del lavoro e la chiamata della passione

«Riflettendo mesi dopo quel grande convegno di Milano sull’occupazione delle persone con disabilità visiva – scrive Franco Lisi – appare chiara la necessità di proteggere, difendere, fortificare i confini che ci aiutano a delineare, circoscrivere e marcare la specificità della disabilità visiva, in campo didattico, tecnologico, personale e psicologico. Ed è anche bello e stimolante pensare al lavoro non come fatica, come necessità, ma come risposta a una libera scelta, a un’inclinazione, a una vocazione, la chiamata della passione, di quello che ami e che ti fa battere il cuore…»

Il nostro pianeta verde

Lo scorso anno c’era stato il grande successo di “Tutti i Re che ho in me”. Ora la Compagnia dell’Associazione Nuove Frontiere, composta da persone con e senza disabilità, è pronta a vivere ancora – e a far vivere – una nuova grande emozione, con lo spettacolo “Il nostro pianeta verde”, liberamente tratto dal film francese “Il pianeta verde”, che andrà in scena il 5 luglio a Ladispoli. A presentarlo sulle nostre pagine – così come succederà in quella serata – è Silvia Leuzzi dell’Associazione Nuove Frontiere

Nicola ha vissuto

«Dopo l’incredulità, la tristezza e l’enorme dolore, il pensiero è andato a Nicola, per l’interruzione drastica del suo progetto di vita. Poi ai suoi genitori e allo sforzo che, solo possiamo immaginare, dovranno fare per sopravvivere. Però Luisella e Giulio li conosciamo. Sono forti e come loro stessi hanno affermato, “Nicola ha vissuto”. Ed è nel pensare a questa bellissima affermazione, che voglio salutare Nicola»: Vincenzo Falabella, presidente della FISH, ricorda Nicola Fazzi, figlio di Luisella Bosisio Fazzi, donna da sempre attiva per i diritti di tutte le persone con disabilità

Storie di maltrattamento e quel che serve per la dignità dei nostri figli

Ritornando a una recente vicenda di maltrattamenti nei confronti di bambini con disabilità e rispondendo a un intervento di Fabio Marletta, presidente dell’AIAS di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), Benedetta Demartis, presidente dell’ANGSA, scrive tra l’altro: «Occorre una rivoluzione culturale, a partire proprio dagli ambulatori riabilitativi, dalle strutture diurne e residenziali, le cui porte devono essere aperte oltre che alle famiglie, o agli insegnanti, anche ad altri soggetti, per poter operare insieme in maniera più sinergica, per poter parlare effettivamente di inclusione»

Disabili in ospedale? Lasciateli da soli!

Una convenzione inviata dal Comune di Roma alle case famiglia della Capitale prevede che «in caso di malattia e/o ospedalizzazione della persona con disabilità non venga corrisposta alcuna retta». Le varie organizzazioni coinvolte in questo àmbito rispondono con una lettera aperta inviata alla Sindaca di Roma e all’Assessore Comunale alle Politiche Sociali, scrivendo tra l’altro: «Quando una persona con disabilità viene ricoverata, le spese per una casa famiglia aumentano, non diminuiscono. Ma soprattutto, avete mai trascorso, giorno e notte, in un ospedale accanto a una persona fragile?»

E di caregiver familiari quando se ne parlerà?

«Purtroppo dobbiamo registrare – scrive Alessandro Chiarini, presidente del CONFAD (Coordinamento Nazionale Famiglie con Disabilità) – che in quest’ultimo anno non è stato preso nessun provvedimento concreto riguardante i caregiver familiari, che assistono i propri cari con grave disabilità. Proseguiremo dunque caparbiamente la nostra attività, sensibilizzando la classe politica affinché si giunga una volta per tutte all’approvazione della Legge sui caregiver, e richiamando il Governo e le forze politiche che lo sostengono ad essere coerenti con le promesse elettorali a suo tempo pronunciate»

Non esiste inclusione senza rispetto

«Il concetto di inclusione – scrive Laura Borghetto – deriva direttamente dalla considerazione che la disabilità non sia esclusivamente un fattore medico, ma che nasca dall’interazione con l’ambiente: tanto più saremo in grado di progettare un ambiente facilitante, tanto meno la persona con disabilità sarà a rischio di esclusione. E tuttavia non può esistere inclusione senza rispetto, e non esiste inclusione se non facciamo un passo indietro, per lasciare che qualcun altro possa farne uno in avanti»

Siamo noi i primi ad essere rimasti sgomenti, turbati e preoccupati

«Siamo noi i primi ad essere rimasti sgomenti, turbati e preoccupati, per i disgustosi comportamenti di un nostro terapista, che pagherà certamente, come è giusto che sia. È però ingiusto gettare ombre sulla professionalità e sulla formazione dei tanti nostri operatori che con competenza, onestà e amore, si prendono cura dei nostri Assistiti, e sono profondamente colpiti dall’atteggiamento del collega»: lo scrive Fabio Marletta, presidente dell’AIAS di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), replicando anche a quanto espresso su queste pagine in una nota dell’Associazione ANGSA

Retinopatia diabetica: dalla diagnosi alla riabilitazione visiva

«Auspico una maggiore interrelazione tra diabetologi e oculisti territoriali e ospedalieri, magari con la strutturazione di un Dipartimento dedicato che possa servire al paziente per seguire un unico e lineare iter di cura, riducendo tempi e costi della spesa sanitaria e al contempo assicurando un miglioramento della qualità di vita del paziente diabetico e dei suoi familiari»: lo scrive Rocco Di Lorenzo, presidente dell’ARIS, l’Associazione Retinopatici ed Ipovedenti Siciliani, che sul tema della retinopatia diabetica ha organizzato un importante convegno, per domani, 28 giugno, a Palermo

Le norme dovrebbero evitare il caos, non crearlo

«Gli Esami di Maturità – scrive Salvatore Nocera – sono fonte di ansia per tutti i candidati e lo sono ancor più per gli alunni con disabilità. Per questi ultimi, poi, oltre alla naturale ansia, ci si mette anche la normativa a creare stati ansiosi». E riferendosi alle modifiche al Decreto sull’inclusione scolastica, si augura che esse «non entrino in vigore col prossimo anno scolastico, perché quando si cambia, è buona cosa che le norme vengano ben comprese e assimilate e poi applicate. Altrimenti si corre il rischio di creare il caos, che è proprio ciò che le norme dovrebbero evitare»

Alla scoperta di Londra e dintorni

La metropoli inglese, ma anche l’Abbazia di Canterbury e le celebri “bianche scogliere di Dover”, nel racconto di viaggio di un gruppo della Cooperativa lombarda Concrete ONLUS, specializzata nell’organizzazione di tour assistiti e accessibili in tutto il mondo, per persone con e senza disabilità. E al di là degli edifici monumentali più antichi o delle stazioni della metropolitana del centro storico, il bilancio, in termini di accessibilità, risulta quasi sempre positivo, se è vero che i problemi maggiori sembrano essere arrivati soprattutto dalla maleducazione di certi altri turisti…

I nuovi emoji sulla disabilità

Il Consorzio Unicode – organizzazione non profit che si occupa dell’interscambio dei testi informatici tra lingue diverse – ha approvato l’ultimo elenco per il 2019 degli emoji, le “faccine” colorate che, per esprimere i toni e le emotività, si usano quotidianamente nelle comunicazioni attraverso sistemi operativi, applicazioni e piattaforme web. E tra di esse ve ne sono anche un gruppo dedicato a diverse forme di disabilità. «La via verso l’inclusione sociale e l’autonomia – scrive Simona Petaccia – è ancora impervia e anche questo tipo di comunicazione può aiutare ad agevolare il percorso»

La spiaggia come simbolo dei diritti da conquistarsi

«Dietro la lista delle spiagge e degli stabilimenti accessibili alle persone con disabilità – scrive Anna Maria Gioria – proposta dal blog “InVisibili” del “Corriere della Sera.it” e aggiornata nei giorni scorsi, c’è molto più di un desiderio: c’è la volontà di far godere i benefìci (e il senso di libertà) offerti dal mare a un numero sempre maggiore di persone che hanno qualche impedimento. La spiaggia come simbolo (di stagione) dei diritti da conquistarsi, a partire dalla visibilità»

L’inclusione scolastica e alcune osservazioni su quel testo correttivo

Certificazione di disabilità, scuola e tessuto territoriale, accomodamento ragionevole e riduzione necessaria del numero di alunni per classe: sono i temi affrontati da Salvatore Nocera, in questa sua riflessione, che si inserisce nell’ampio dibattito proposto in queste settimane dal nostro giornale, sul testo correttivo al Decreto Legislativo 66/17, riguardante l’inclusione scolastica, recentemente approvato dal Consiglio dei Ministri

Solo una comunicazione senza stereotipi può contrastare certe truffe in rete

«È indispensabile – scrive Simona Petaccia – la formazione di un pubblico informato sulla disabilità, in tutti gli àmbiti della vita sociale e può garantirla soltanto una comunicazione senza stereotipi che racconti le persone e non più le “categorie”. Ogni individuo è diverso dall’altro e anche le persone con disabilità lo sono. Bisogna comunicare questo, per “umanizzarle”, uscendo dai cliché. Se si riuscisse a farlo capire davvero a tutti, si potrebbe contrastare anche la discriminazione celata dietro a quelle frasi zuccherose e condizionanti che tanto favoriscono certe truffe in internet»

Aeroporto di Bologna dietro alla lavagna!

«Due voli persi, ore di attesa e la testa riempita di motivazioni confuse e contraddittorie. Siamo state trattate con paternalismo e arroganza, come “casi medici”, facendo passare molto chiaramente il messaggio che se sei disabile tu con il tuo corpo sei un problema, un cliente di serie B al quale puoi dire qualunque cavolata senza conseguenze. E pensare che, ironia della sorte, stavamo andando in Irlanda per una Summer School sul tema “Legge e disabilità”! Ma ce la siamo persa…». Così Elena Paolini racconta la disavventura vissuta all’Aeroporto di Bologna con la sorella Maria Chiara