Opinioni

Il filosofo “dietro alla lavagna”

Il filosofo Massimo Cacciari

Dove andremo a finire, se anche intellettuali come Massimo Cacciari incominciano a usare il linguaggio del tutto a sproposito («Anche un cieco, un sordo, un handicappato capirebbe che in Italia c’è bisogno di un governo in questo momento»)? Non ci resta che metterlo “dietro alla lavagna”, dedicandogli un breve componimento in versi di Francesco Giovannelli

La persona con disabilità è un bene altrettanto oggettivo

La persona con disabilità è un bene altrettanto oggettivo

Ovvero, per riprendere la frase completa pronunciata dallo scrittore, teologo e filosofo Vito Mancuso, citato nel libro di Martina Naccarato “Leggere la disabilità”, di cui scrive qui Stefania Leone, «la disabilità e l’handicap sono un male oggettivo, ma la persona con disabilità è un bene altrettanto oggettivo»

Quella doppia violenza

Quella doppia violenza

«Fare violenza – scrive Maria Pia Amico – è già di per sé esecrabile, farla su una donna o su un bambino diventa abominevole, ancor di più se su persone con disabilità, e in particolare donne, perché più deboli ed esposte ad ogni tipo di sopruso. Per far fronte a questo, occorre una grande rivoluzione culturale, a cominciare dalla scuola, che deve insegnare il rispetto reciproco e l’uguaglianza sia di genere, sia fra “normodotati” e disabili. E pure le famiglie devono collaborare, non isolando il congiunto con disabilità e collaborando con le autorità, senza vergognarsi di quanto accaduto»

Il referendum e le persone con disabilità

Il referendum e le persone con disabilità

«Sia che al prossimo referendum costituzionale dovessero avere la meglio i sostenitori del Sì – scrive Gianluca Rapisarda – sia che dovessero prevalere i fautori del No, da cittadino con disabilità permeato da un forte senso dello Stato ed estremamente fiducioso nelle nostre Istituzioni, ho la convinzione che il referendum costituirà comunque per tutte le nostre forze politiche l’occasione giusta per fare uno sforzo di analisi puntuale e di riflessione profonda sullo stato dell’arte del “sistema dell’inclusione” in Italia e delle sue varie e difformi articolazioni e declinazioni territoriali»

Quell’anno in più nella scuola dell’infanzia

Quell’anno in più nella scuola dell’infanzia

«Il mio bambino con disabilità – ci scrive una Lettrice, mettendo in discussione quanto sostenuto su queste pagine da Salvatore Nocera – ha potuto usufruire della permanenza per un anno in più alla scuola dell’infanzia, con non indifferenti benefìci, ampiamente documentati». «Per gli alunni con disabilità – replica lo stesso Nocera – i miglioramenti avvengono più agevolmente con i coetanei che con i bimbi più piccoli. Le famiglie, quindi, sono libere di pensare che il trattenimento nella scuola dell’infanzia possa giovare, ma la scienza e la prassi dimostrano il contrario»

La mia sfida “impossibile” per un futuro migliore

Cerca sostenitori, Salvatore Cimmino, per la nuova tappa “impossibile” del suo “Giro del Mondo a Nuoto”, 169 chilometri da Cuba alla Florida, «che – scrive – ci tengo moltissimo a realizzare, perché sarei supportato da alcune prestigiose Istituzioni accademiche del nostro Paese, che metterebbero in campo le loro preziose conoscenze, per dimostrare, durante la preparazione all’impresa e soprattutto durante le sessanta-novanta ore da compiere a nuoto, l’efficacia determinante della tecnologia, segno tangibile che un futuro migliore per tutte le persone con disabilità sarebbe possibile»

Carta nuova, problemi vecchi di accessibilità

«Avevo salutato con grande entusiasmo e speranza – scrive Gianluca Rapisarda – la notizia circa l’imminente uscita del bonus di 500 euro per i docenti, legato alla cosiddetta “Carta del Prof”, definendolo come un’ “occasione da cogliere” anche per i docenti con disabilità visiva. E invece sembra proprio che ci risiamo, con i “soliti” problemi di accessibilità delle varie piattaforme digitali del Ministero e di tutti gli altri principali Dicasteri»

La disabilità, tra corporeità e nudità

Prosegue il percorso di Tonino Urgesi, già avviato sulle pagine del nostro giornale, alla ricerca di una “nuova pedagogia della disabilità”, che rispetto al tema trattato in questa occasione – quello della corporeità e della nudità – «insegni a vivere una corporeità disabile» o meglio «a far convivere le corporeità di persone con e senza disabilità, educando a questo nuovo dialogo e a questa nuova relazione, all’interno della quale tutti possano vivere la propria naturale corporeità»

Non vediamo l’ora di telelavorare

«Cara Sindaca di Roma – scrive Rosa Mauro, donna con disabilità – le parlo a nome di un “piccolo esercito” che non sapevo esistesse. Eppure esso è nella sua città e più precisamente nella Pubblica Amministrazione, conta quattrocento dipendenti e sono coloro che potrebbero richiedere e svolgere il telelavoro. Così almeno si legge da molto tempo nel sito del Comune di Roma, dove si fa appunto riferimento a “89 progetti di telelavoro, che prevedono l’impiego di circa 400 dipendenti”. E tuttavia quell’opportunità è stata finora resa possibile solo per due dipendenti e attualmente è sospesa»

Una proposta “sostenibile” per migliorare l’inclusione

Secondo Gianluca Rapisarda, «solo se il Ministero dell’Istruzione prenderà seriamente in considerazione nella prossima Legge Delega sull’inclusione scolastica l’istituzione di un ruolo definitivo del docente per il sostegno, la riorganizzazione e la ristrutturazione del contesto scolastico, anche con la creazione per ogni tipo di disabilità di “centri di servizio” specializzati, e la formazione e il riconoscimento di figure specifiche “necessarie” al sostegno, potrà garantire il pieno successo scolastico e formativo degli alunni e studenti con disabilità del nostro Paese»

Non toccheremo il servizio di trasporto

«Limitare il servizio di trasporto per i ragazzi con disabilità delle scuole superiori, sostituendolo con i servizi pubblici di linea»: questo avevano imputato alla Regione Abruzzo le Associazioni Carrozzine Determinate e Autismo Abruzzo, chiamando direttamente in causa anche l’assessore regionale Marinella Sclocco. Oggi riceviamo e ben volentieri pubblichiamo la replica di quest’ultima, che smentisce tale ipotesi

Tragedie della disperazione e progetti di vita

«Il progetto di vita delle persone con disabilità – scrive Sonia Zen, riflettendo sulle recenti tragedie della disperazione accadute in famiglie con autismo – non dovrebbe essere elaborato in emergenza, ma accompagnare l’esistenza delle stesse persone con disabilità, costruendo “durante noi” una dimensione gratificante, per dare dignità e valore alla vita di tutti. Troppo spesso, però, continuiamo a trovarci di fronte a offerte sull’emergenza, piuttosto che a proposte che abbiano coerenza e continuità»

La nuova Legge sul cinema e l’accessibilità

«La nuova Legge sul cinema – scrive Daniela Trunfio – approvata in via definitiva dalla Camera, prevede effettivamente alcune “buone pratiche” riguardanti l’accessibilità, sulle quali sarà comunque necessario vigilare affinché trovino via via sistemi di regolamentazione più mirata alla resa accessibile del prodotto audiovisivo e culturale in genere»

Un macigno troppo pesante da sopportare

«Come in tanti altri casi – scrive Liana Baroni, riferendosi all’ennesima tragedia riguardante una famiglia con autismo – era la mamma la “roccia” su cui poggiava tutta la vita dei componenti e quando lei è mancata, la solitudine, per il padre, è stata un macigno troppo pesante. Chiediamo a tutta la collettività vicinanza concreta alle persone con autismo e ai loro familiari, che si fanno carico di tanti e gravi problemi, anche di quelli che non spetterebbe loro risolvere. E cerchiamo di avere pietà per quel padre che, rimasto solo, non è stato in grado di reggere le dure prove della vita»

Legalità, trasparenza, appropriatezza e diritto alla mobilità

Sono questi i quattro princìpi che varie Associazioni di Napoli chiedono di rispettare all’Amministrazione Comunale della città partenopea, in una situazione di grave crisi del welfare, nella quale, scrivono le stesse Associazioni, «la condizione dei circa 20.000 disabili napoletani, insieme alle loro famiglie, è oggi diventata insostenibile, a causa della perdurante e colpevole inerzia delle Istituzioni. Pretendiamo dunque che il Comune di Napoli rispetti i nostri diritti, dando innanzitutto piena attuazione alla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità»

Teatro d’incontro, con attori sordi e udenti

«Durante la rappresentazione teatrale di “Figli di un Dio minore” – scrive Claudio Arrigoni – che sta girando in questi mesi per l’Italia, non ci si annoia mai e c’è un teatro con scelte innovative, fra attori segnanti e parlanti in una maniera indifferenziata. Un teatro realmente “integrato”, in cui per la prima volta attori sordi e udenti recitano in questo modo sullo stesso palco, portando una grande verità, ovvero che “ci si può incontrare, ma solo andando tutti verso l’altro”»

LEA e Nomenclatore: una riforma a metà

«Abbiamo atteso da troppi anni questo riordino del Nomenclatore – scrive Alessandro Giustini -, che finalmente adeguasse all’interno dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) il settore delle prestazioni protesiche e di ausilio per la riabilitazione delle persone con disabilità: non dev’essere quindi l’ennesima riforma che mentre indica alcune prospettive positive, le vanifica con disposizioni organizzative e burocratiche del tutto inadeguate agli obiettivi di cura efficace per i problemi dei cittadini»

L’inclusione della disabilità nella pubblicità

«Oggi – scrivono dal CoorDown – la visibilità delle persone con disabilità nella cultura di massa e in particolare nella pubblicità, è uno dei passi fondamentali per vincere la sfida legata a un nuovo approccio culturale, mettendo in discussione gli stereotipi e i pregiudizi che sono ancora oggi l’ostacolo più grande della piena inclusione nella società. Nel caso specifico di una pagina pubblicitaria apparsa in questi giorni sul quotidiano “la Repubblica”, il valore è doppio, perché la giovane con sindrome di Down che vi appare è ritratta nel suo ruolo professionale»

Occasioni da cogliere, per la formazione sulla disabilità visiva

«Alcune novità introdotte dalla Legge sulla “Buona Scuola” – scrive Gianluca Rapisarda, direttore scientifico dell’IRIFOR (Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione) dell’UICI – offrono occasioni importanti per promuovere un’adeguata formazione degli insegnanti di sostegno e curricolari sulla disabilità visiva. Come IRIFOR, sarà nostro compito “sfruttare” al meglio e al massimo queste occasioni di visibilità e di crescita, ricordando anche che una delle “priorità tematiche” del piano di formazione obbligatorio dei docenti italiani sarà proprio la disabilità e l’inclusione»

Sostegno senza titolo, studente senza inclusione!

«Gli sforzi del Ministero per l’assunzione in ruolo dei docenti – scrive Gennaro Pezzurro del Gruppo Scuola di FISH Campania – e l’avvio del piano triennale per la loro formazione in servizio sono un ottimo punto di partenza per migliorare l’inclusione nella scuola italiana, ma i tempi previsti per la piena messa a regime risultano troppo lunghi per le esigenze quotidiane degli allievi con disabilità e delle loro famiglie. Cosa possiamo dunque fare oggi? Innanzitutto la formazione sull’inclusione da parte dei docenti in servizio»