L’inaccettabile paradosso delle prove INVALSI e dei concorsi del Ministero

«Da un lato – scrive Gianluca Rapisarda – il Ministero “declama” il ruolo strategico dell’inclusione scolastica “per tutti e per ciascuno”, dall’altro lato, agli studenti ciechi che dovranno effettuare le prove INVALSI solo in forma cartacea in Braille non verrà rilasciata la certificazione di competenza prevista per legge, mentre quelli ipovedenti incontreranno gravi problemi di accessibilità sulle piattaforme online. A questo punto la preoccupazione è data dal fatto che le prove INVALSI sono diventate requisito d’ammissione all’Esame di Stato conclusivo del primo e del secondo ciclo»

Studenti in classe, fotografati di spalleVorrei prendere spunto da un recente articolo di Flavio Fogarolo, pubblicato qualche giorno fa su queste stesse pagine – INVALSI: strane sigle e assai poca accessibilità (e i BES non esistono più…) – nel quale l’amico Autore evidenzia i gravi problemi di accessibilità che riscontreranno gli alunni ciechi e ipovedenti con le prossime prove INVALSI (Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema Educativo di Istruzione e di Formazione), per le terze classi delle scuole superiori di primo grado.
Ebbene, come esplicitato nella Nota Ministeriale n. 2936 del 20 febbraio scorso sull’INVALSI e nel predetto articolo di Fogarolo, possiamo confermare che quest’anno, per le alunne e gli alunni frequentanti la terza classe della scuola secondaria di primo grado e la seconda classe del secondo grado, le prove INVALSI verranno proposte su computer (CBT – Computer Based Test).
Sempre nella citata Nota Ministeriale, si fa presente che, per gli allievi ciechi delle terze classi della scuola secondaria di primo grado, lo svolgimento delle prove avverrà somministrando loro obbligatoriamente la versione cartacea in Braille delle stesse.

Fin qui tutto normale, per un tiflologo come il sottoscritto che, tra l’altro, in ogni istante della sua attività professionale non si stanca né si stancherà mai di sottolineare l’insostituibilità del metodo di letto-scrittura Braille come imprescindibile strumento d’integrazione e, soprattutto, la sua straordinaria attualità per le persone con disabilità visiva, anche nella nostra società digitale.
Purtuttavia, le intenzioni del Ministero non paiono andare verso tale “virtuosa” direzione di promozione di un’effettiva – e non solo “sbandierata” – inclusione scolastica degli alunni non vedenti. Ne è prova il fatto che, nel regolamento INVALSI del 21 febbraio si legge: «La certificazione di competenza INVALSI (articolo 9, comma 3, lettera f del Decreto Legislativo 62/17) non è rilasciata nei casi di esonero o lo svolgimento in formato per sordi o Braille di una o più prove INVALSI».
Come dire che siamo di fronte a un inaccettabile paradosso: da un lato, con il recente Decreto Legislativo 66/17 il Ministero “declama” – ma evidentemente soltanto sulla carta – il ruolo strategico dell’inclusione scolastica “per tutti e per ciascuno”, definendolo come «il valore fondante» e l’«assunto culturale» della scuola italiana, ma dall’altro lato, agli studenti ciechi che dovranno effettuare le prove INVALSI solo in forma cartacea in Braille (e che, tra l’altro, con semplici e non dispendiosi accorgimenti tifloinformatici, potrebbero svolgere pure al PC), non verrà rilasciata la certificazione di competenza prevista per legge.
A tale gravissimo danno si aggiunga poi anche la beffa che, invece, gli alunni ipovedenti dovranno svolgere le prove INVALSI al computer, anche se, da nostri test semplicemente informali e “a posteriori”, condotti sulla piattaforma online dell’INVALSI (poiché l’Istituto non ci ha mai convocato ufficialmente per un confronto diretto e per testarne ex ante l’accessibilità), pare che esse non siano adeguatamente accessibili a chi ha una disabilità visiva in termini di possibilità di ingrandimento. Senza trascurare che, considerato l’elevato impegno e le complesse strategie operative che lo svolgimento delle prove INVALSI in Braille per i non vedenti e al PC per gli ipovedenti richiederà, mi sembrerebbe quanto meno opportuno concedere loro del tempo aggiuntivo, rispetto all’ora e mezza prevista dalla Nota Ministeriale.

Al riguardo, chi scrive ritiene pleonastico rammentare all’INVALSI che l’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti) e gli Enti ad essa collegati dispongono del validissimo strumento operativo del Gruppo OSI (Osservatorio Siti Internet), che anche in casi come quello in questione varrebbe la pena coinvolgere, per assicurare un’autentica ed efficace resa accessibile agli allievi con disabilità visiva, evitando sprechi inutili e soluzioni ministeriali inidonee e contraddittorie per l’utenza. In tal modo si garantirebbe anche che il diritto all’accessibilità pure digitale, sancito dall’articolo 9 (Accessibilità) della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, non restasse “lettera morta” o una mera enunciazione di principio.
La preoccupazione è data in particolare dal fatto che le prove INVALSI sono ormai diventate requisito d’ammissione all’Esame di Stato conclusivo del primo e del secondo ciclo, ai sensi del Decreto Legislativo 62/17, cosicché il mancato rilascio della certificazione delle competenze per gli allievi non vedenti che le effettueranno nella versione cartacea in Braille – oltre ai problemi di accessibilità per quelle che saranno somministrate al computer agli studenti ipovedenti – potranno costituire un pericoloso ritorno al passato e un clamoroso dietro-front del Ministero, rispetto a quel “cambio di paradigma” sull’inclusione scolastica, previsto dall’articolo 24 (Educazione) della Convenzione ONU.
Pertanto, l’auspicio  è che, di fronte ad un uso sempre più “generalizzato” di prove computerizzate da parte del Ministero, e non solo per gli studenti (anche le imminenti prossime procedure concorsuali per docenti e per dirigenti scolastici saranno infatti totalmente ed esclusivamente Computer Based), il nuovo Ministro che verrà dalle elezioni del prossimo 4 marzo profonda ogni sforzo al fine di aprire immediatamente un tavolo tecnico con l’UICI e gli Enti ad essa collegati, al fine di conseguire insieme concreti e tangibili obiettivi di accessibilità di tutte le piattaforme digitali del Ministero dell’Istruzione, nell’unico e superiore interesse delle persone con disabilità visiva.

Direttore scientifico dell’IRIFOR (Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione) dell’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti) (direttorescientifico@irifor.eu).

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