La situazione precaria degli assistenti all’autonomia e alla comunicazione

«Lavoriamo con gli alunni con disabilità nelle scuole di ogni ordine e grado da venticinque anni, senza avere un giusto riconoscimento della nostra professione e senza sicurezze contrattuali ed economiche. Chiediamo che la nostra figura professionale sia prevista all’interno dell’organico scolastico, in modo tale da assicurare agli alunni con disabilità una scuola inclusiva per tutto l’anno»: è questa la sostanza di una petizione lanciata nel web da alcuni assistenti all’autonomia e alla comunicazione

Assistente all'autonomia e alla comunicazione

Un’assistente all’autonomia e alla comunicazione insieme a un bimbo con disabilità

«Lavoriamo con gli alunni con disabilità nelle scuole di ogni ordine e grado da venticinque anni, senza avere un giusto riconoscimento della nostra professione e senza sicurezze contrattuali ed economiche»: esordisce così il testo di presentazione della petizione lanciata nel web da alcuni assistenti all’autonomia e alla comunicazione, per far sì che la loro figura professionale sia prevista all’interno dell’organico scolastico, così come le altre riconosciute dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca.

«La Legge 104/92 – si legge nel testo – prevede la nostra presenza nelle scuole a fianco degli alunni con disabilità psicofisica e sensoriale. La gestione di questi servizi ad oggi è di competenza degli Enti Locali, dei Comuni per la primaria di primo e secondo grado, delle Città Metropolitane per la secondaria di secondo grado, i quali si sono dimostrati incapaci, sia dal punto di vista amministrativo che di gestione, nell’ erogare tali servizi in modo efficiente, non garantendo uniformità sul territorio italiano. Spesso tali servizi non partono o partono con notevoli ritardi rispetto all’apertura delle scuole, proseguono a singhiozzo per tutto l’anno scolastico e con un numero di ore insufficiente per alunno».

Dal punto di vista contrattuale, poi, i promotori dell’iniziativa sottolineano la loro situazione precaria, fatta di «inquadramenti atipici e diversi in ogni Città, Provincia e Regione». «E anche chi ha un contratto a tempo determinato – si aggiunge – viene pagato “a cottimo”, ovvero non si è retribuiti se l’alunno si assenta, se la scuola chiude per vacanza o per qualsiasi altra ragione. Agli Enti Locali, inoltre, è consentito reperire il personale con criteri di valutazione del tutto arbitrari e disomogenei, non sempre sulla base di una graduatoria di merito a garanzia della continuità lavorativa».

Rispetto quindi alla formazione, gli assistenti all’autonomia e alla comunicazione ricordano che «per poter lavorare, gli Enti locali ci richiedono una formazione sempre più specifica (Corsi LIS, BRAILLE, Tiflodidattica, TEACCH, ABA, CAA ecc.) che siamo costretti a pagare di tasca nostra!».

Infine, l’istanza cui si è accennato inizialmente, ovvero «che sia tolta la gestione dei servizi di assistenza agli Enti Locali e che la nostra figura sia prevista all’interno dell’organico scolastico al pari delle figure professionali riconosciute dal MIUR, così da assicurare agli alunni con disabilità una scuola inclusiva per tutto l’anno e garantire dignità lavorativa a migliaia di assistenti in tutta Italia, precari da sempre». (S.B.)

A questo link è disponibile il testo integrale di presentazione della petizione.

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