Opinioni

Quelle battute alla prima della Scala

Un'immagine della "Traviata", opera di Giuseppe Verdi rappresentata il 7 dicembre alla prima della Scala di Milano

«Credo – scrive Franco Bomprezzi – che in questo cupo periodo di crisi si debba fare uno sforzo per cucire i pensieri, mettendo insieme la solidarietà, l’umanità, il rispetto per chi è a disagio, senza lavoro, senza speranza». Ma i segnali non sono certo confortanti, a giudicare ad esempio da quanto si dice durante certi eventi, come la prima della Scala a Milano…

Norme sui BES: meno chiacchiere e più applicazione

Norme sui BES: meno chiacchiere e più applicazione

«Ho forte il timore – scrive Salvatore Nocera – che mentre si discute sulla legittimità della recente normativa sui DSA (Disturbi Specifici di Apprendimento) e sugli altri casi di BES (Bisogni Educativi Speciali), come il disagio e lo svantaggio, si stia trascurando il problema assai più difficile e complicato dell’inclusione degli alunni con disabilità, sulla quale va registrato un indubbio calo di attenzione e di tensione»

Quell’episodio mai chiarito

Quell’episodio mai chiarito

«Conosco molto bene – scrive Silvia Rosa, che intende dare visibilità a un episodio accaduto a Roma e mai chiarito, che ha coinvolto il fratello con grave disabilità – il dolore e lo sbigottimento che si provano a vedere un fratello ridotto in uno stato pietoso e il senso di colpa che ti assale quando pensi di non essere stata capace di proteggerlo». Le nostre pagine, naturalmente, sono aperte, come sempre, a eventuali repliche su quanto pubblicato

Utopie da tenere sempre nella mente e nel cuore

"La utopía sirve para caminar" (disegno tratto da «Blogueres de Sant Martí», per gentile concessione)

«“Nulla su di noi senza di Noi!” – scrive Francesco Fusca, in questa sua riflessione dedicata alla mostra fotografica della FISH, presente in questi giorni in varie città italiane – sono parole che sintetizzano felicemente l’uguaglianza e la diversità, un tandem armonioso, come i termini dello stesso problema (meglio: dello stesso tema), come le facce della stessa medaglia (preziosa), come i due volti – buoni puliti onesti- della “Poesia della Luna”».

Perché non poter toccare le statue?

"Visione tattile" di una statua, da parte di una donna non vedente

«Nei musei del nostro Paese – scrive Andrea Bianco, rivolgendosi direttamente al Ministro dei Beni Culturali – se una scultura è posta su un piedistallo alto, se è tenuta a distanza da qualcosa che la separa dal pubblico oppure se è dietro a una lastra di vetro, essa è totalmente inaccessibile per una persona non vedente, che deve vedere, analizzare e conoscere solo attraverso il tatto. In altri Paesi non è così»

I sogni non svaniscono, sono le persone che li abbandonano!

«Oggi – scrive Salvatore Cimmino, di cui abbiamo seguito in questi anni le imprese natatorie “impossibili” nei vari continenti del mondo – che è la Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità, vorrei invitare tutti quanti credono nella Democrazia, nell’Uguaglianza e nelle Leggi, a porre grande attenzione all’integrazione e all’inclusione delle persone con disabilità. Perché i sogni non svaniscono, sono le persone che li abbandonano!»

Stiamo uccidendo la dignità del lavoro

«Perché – si chiede Franco Bomprezzi – sono ancora consentite attività lavorative e abitative del genere di quella che a Prato ha causato la morte di sette persone cinesi occupate come schiavi?». E aggiunge: «Quando reagiremo a questo sistema corrotto e ipocrita che sta uccidendo la dignità del lavoro e anche la possibilità di favorire un fenomeno migratorio positivo, integrato nelle nostre leggi civili?»

I princìpi dell’inclusione vanno difesi a qualunque costo

« È una deriva quanto mai pericolosa – scrive Salvatore Nocera, replicando a chi, su queste stesse pagine, ne aveva discusso una precedente analisi – pensare all’inclusione scolastica considerando come unica risorsa quella del sostegno. Bisogna invece tornare ai princìpi originari dell’integrazione scolastica, fondata sulla presa in carico del progetto inclusivo da parte dei docenti curricolari, adeguatamente formati e in classi poco numerose»

Restituire la parola alla persona sorda

«Una delle questioni più urgenti – scrive Alessandro Mastrantonio, regista e curatore anche di un recente spot dell’Associazione FIADDA – è quella di restituire la parola alla persona sorda, non perché essa sia priva dell’abilità di parlare, ma al contrario, proprio perché è in grado di articolare la parola, esito di una conquista a dir poco “eroica”, questa semplice verità dovrebbe essere il punto di partenza per qualsiasi discorso sulla sordità»

Sono in tanti a far crescere lo sport paralimpico

«Zanardi, Camellini, Minetti, Caironi, Legnante, Versace e molti altri: ci sono tanti campioni – scrive Claudio Arrigoni – che hanno fatto grande l’Italia alle Paralimpiadi e ai vari Campionati Mondiali. Ma c’è un altro fattore senza il quale la crescita del movimento sportivo paralimpico, così importante anche dal punto di vista sociale, si fermerebbe: il lavoro sul territorio, fatto da tante persone, volontari e atleti»

A proposito di quell’Ordinanza sul sostegno

È quell’Ordinanza prodotta dal Tribunale di Vigevano (Pavia), che ha condannato il Ministero per discriminazione nei confronti di un’alunna con disabilità, in una scuola paritaria, e che Salvatore Nocera aveva commentato nei giorni scorsi sul nostro giornale. Ad approfondirne alcuni aspetti, discutendo anche alcuni assunti proposti da Nocera, è ora lo stesso genitore promotore del ricorso che a quell’Ordinanza ha portato

Ho scritto anch’io a Babbo Natale

Risponde adottando la medesima formula della “lettera a Babbo natale”, il Presidente di quel Centro per disabili visivi (e psicosensoriali) di Roma al quale nei giorni scorsi – su queste stesse pagine – si erano rivolte con toni critici alcune madri di figli che ne frequentano le strutture. «Vorrei – scrive tra l’altro Amedeo Piva – che quelle mamme ci scrivessero: “Avete potuto lavorare meglio proprio grazie alla collaborazione con le famiglie”»

Questo lungo sonno della ragione

«Ma che mondo è questo – scrive Rosaria Uccello -, in cui la disabilità diventa bersaglio di scherni e violenze, senza che coloro che ne hanno titolo sappiano o vogliano intervenire per porre fine a questi assalti alla dignità umana? Possibile che prèsidi, insegnanti, amministratori, forze dell’ordine abbiano abdicato al loro compito educativo e di controllo in favore delle fasce di popolazione più fragili?»

Vivere “per” o “sulla” disabilità?

A proposito della differenza tra chi vive “sulle persone con disabilità”, anziché “per le persone con disabilità”, queste ultime, insieme alle loro famiglie, «hanno bisogno innanzitutto – scrive Giorgio Genta – di non essere infastidite, vessate o tormentate e quindi necessitano di adeguati servizi, così come ne necessitano tutti i cittadini. Se poi i servizi mancano, allora può andar bene anche un congruo indennizzo»

Una cattedrale arriva fino alle stelle

«Ci sono tante “chiese” – nel sogno metaforico di Rosa Mauro – oltre le porte delle quali tutti parlano e difendono, e pensano anche cose giuste, che però potrebbero cambiare il mondo solo se condivise». E conclude così: «Ci possono essere chiese grandi come una città, una nazione, più nazioni e anche una singola chiesa può arrivare molto lontano… Ma una cattedrale arriva fino alle stelle»

Il lungo viaggio dell’assistenza domiciliare

«Credo – scrive Giorgio Genta – che entrambe le forme di assistenza domiciliare alle persone con disabilità e ai loro familiari-caregiver, sia quella diretta che quella indiretta, siano valide e possibili. Purché il supporto assistenziale sia congruo e la scelta lasciata alla famiglia, valutando assieme ad essa, caso per caso, la migliore strategia attuabile. Sempre “a casa”, naturalmente»

La Danimarca, l’inclusione e l’eugenetica selettiva

«Non basta una trasmissione TV fatta da persone con disabilità mentale – scrive Maria Teresa Calignano – per considerare la Danimarca come un Paese sinonimo di inclusione, cultura e rispetto. Non si può infatti dimenticare che si parla dello stesso Paese nel quale si prevede che nel 2030 non nasceranno più bambini con sindrome di Down, ovviamente con la diagnosi precoce e la soppressione dei feti»

Là dove la disabilità è davvero invisibile

È impressionante sapere che oltre duecento persone con disabilità motoria sono detenute nelle carceri italiane, che uno su due è costretto in celle e in edifici con barriere architettoniche, mentre il 27,3% è in custodia cautelare, prima della sentenza. «Nessuno obietterebbe – scrive Franco Bomprezzi – se il ministro della Giustizia Cancellieri si desse da fare con decisione per ripristinare in tale àmbito condizioni di umanità e pari dignità»

Che personaggio strano, il “disabile normale”!

«Ancora oggi – scrive Stefania Delendati – il grande latitante in televisione e nei mass-media in genere è il “disabile normale”, un “personaggio strano”, che ai comuni intoppi della quotidianità deve aggiungere il disagio di un corpo non al top, superare ostacoli architettonici frutto di barriere mentali, che non sempre può frequentare la scuola con serenità e che ancor più raramente riesce a lavorare»…

Una cartolina da Rimini

Una cartolina, naturalmente, “alla maniera di Giorgio Genta”, ovvero riportando, con l’abituale ironia, alcuni “appunti di viaggio” da Rimini, dove ha partecipato nei giorni scorsi alla nona edizione del Convegno Internazionale “La Qualità dell’integrazione scolastica e sociale”, organizzato dal Centro Studi Erickson