Sono stati circa 17.000 gli studenti e le studentesse con disabilità e DSA (Disturbi Specifici di Apprendimento) iscritti all’ultimo Anno Accademico e anche di più i laureati di questi anni. Tuttavia permane su di loro una grave carenza di dati e informazioni statistiche attendibili ed proprio questo l’elemento all’origine dell’ampio progetto recentemente avviato dall’ANVUR (Agenzia Nazionale di Valutazione del sistema Universitario e della Ricerca) e dalla CNUDD (Conferenza Nazionale Universitaria dei Delegati per la Disabilità), a fianco dell’ISTAT e del Ministero dell’Università e della Ricerca, che verrà pubblicamente presentato il 25 giugno prossimo, e che costituisce uno dei principali temi di questa nostra intervista.
Ma con Marisa Rosalba Pavone, docente di Didattica e Pedagogia Speciale all’Università di Torino e presidente della citata CNUDD, abbiamo parlato anche d’altro e in particolare di digitalizzazione dei libri di testo universitari, oltreché, naturalmente, di quali esigenze di rinnovamento siano sorte per la didattica universitaria, dall’emergenza sanitaria legata al coronavirus.
Professoressa Pavone, innanzitutto quando e perché è nata la CNUDD, la Conferenza Nazionale Universitaria dei Delegati per la Disabilità?
«Bisogna segnatamente partire dalla Legge 17/99 che ormai vent’anni fa ha istituito il ruolo del docente delegato dal Rettore con funzioni di coordinamento, monitoraggio e supporto di tutte le iniziative concernenti l’inclusione degli studenti e delle studentesse con disabilità nell’àmbito degli Atenei. Da allora, i delegati alla disabilità hanno cominciato a incontrarsi in diverse occasioni, con lo scopo di favorire lo scambio di esperienze e di buone prassi in atto, fino a condividere la necessità di istituire un organismo di coordinamento di tutti gli Atenei italiani sul tema dell’integrazione degli studenti con disabilità in università. Nel 2001, dunque, nell’àmbito della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, è nata appunto la CNUDD (Conferenza Nazionale Universitaria dei Delegati per la Disabilità). In seguito, con l’approvazione della Legge 170/10 sui DSA (Disturbi Specifici di Apprendimento), e più precisamente con le Linee Guida emanate dal Ministero, si è stabilito che gli Atenei prevedessero servizi specifici per i DSA, di nuova attivazione o nel quadro di quelli già preesistenti di tutorato e/o disabilità.
Grazie all’impegno dei delegati, così come dei docenti, del personale tecnico amministrativo e di moltissimi studenti coinvolti nel quotidiano funzionamento dei molteplici servizi predisposti dagli Atenei, un numero crescente di persone con disabilità ha potuto frequentare e portare a termine gli studi universitari e inserirsi nel mondo lavorativo e professionale, contribuendo attivamente con le proprie capacità alla vita economica, sociale, culturale e politica del nostro Paese.
Lo scorso anno la CNUDD ha voluto celebrare il ventennale della propria attività, con l’organizzazione del convegno Università, Disabilità, Inclusione. Vent’anni dalla legge 17/1999: tra passato e futuro [se ne legga ampiamente anche sulle nostre pagine, N.d.R.], evento svoltosi il 6 dicembre a Roma, alla presenza del Presidente della Repubblica, che ha inteso valorizzare l’esperienza maturata nel corso di questi anni attraverso la voce dei protagonisti e promuovere il confronto fra i principali attori istituzionali e associativi, con i quali gettare le basi di un rinnovato impegno per il futuro.
Oltre poi all’attività ordinaria, recentemente la CNUDD ha avviato alcuni progetti che ritiene di rilevanza strategica, per favorire il diritto allo studio e l’inclusione degli studenti con disabilità e DSA».
A tal proposito, crediamo si debba parlare dell’ampio progetto riguardante la raccolta di dati e statistiche sugli studenti e le studentesse con disabilità delle Università. Quali sono le caratteristiche di questa iniziativa?
«La ragione originaria del progetto sta nella carenza di dati e di informazioni statistiche sugli studenti e le studentesse con disabilità e con DSA presenti nelle Università, con la conseguente estrema difficoltà di verificare l’impatto delle azioni poste in essere e di predisporre misure e piani di intervento a livello dell’intero sistema universitario.
Ratificando la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, l’Italia, come gli altri Paesi, si è impegnata a raccogliere le informazioni appropriate, compresi i dati statistici e di ricerca, che permettano di implementare e di formulare politiche, allo scopo di dare effetto alla Convenzione stessa. L’ISTAT ha messo a punto un sistema di rilevazione che attualmente copre tutti gli ordini scolastici, tranne il sistema universitario.
Il gruppo di lavoro Disabilità, DSA e accesso alla formazione universitaria è stato istituito su proposta dell’ANVUR (Agenzia Nazionale di Valutazione del sistema Universitario e della Ricerca nel 2019, al fine di predisporre un sistema di rilevazione che riguardi sia gli studenti e le studentesse con disabilità, sia quelli e quelle con DSA che frequentano gli Atenei italiani.
In verità, l’esigenza di una rilevazione sistematica di dati qualitativi e quantitativi di monitoraggio della presenza nei corsi universitari delle persone con disabilità o con DSA era nata in seno alla CNUDD già nel 2015, quando si erano intrapresi i primi contatti con l’ANVUR. Sulla questione, la stessa CNUDD aveva istituito un apposito gruppo di lavoro interno, che ha prodotto un dettagliato documento, contenente una serie di proposte per la messa a punto di un sistema di rilevazione dei dati in àmbito universitario. Dopo quattro anni di stallo, e contestualmente alla conclusione del gruppo di lavoro interno alla CNUDD, l’ANVUR ha ripreso i contatti con noi e con altre Istituzioni, dando vita al tavolo di lavoro che, nel corso dell’ultimo anno, ha messo a punto un sistema di rilevazione sperimentale».
In che cosa consistono le azioni già intraprese e quelle programmate per il futuro?
«Il gruppo di lavoro ha ricevuto un mandato essenzialmente conoscitivo riguardo la situazione negli Atenei. In prospettiva, vi è anche la possibilità di raccordare e armonizzare la raccolta di informazioni da parte di diversi organi (Ministero dell’Università e della Ricerca, ISTAT, altri), per evitare un sovraccarico di lavoro ai servizi degli Atenei. In particolare, nel mese di ottobre dello scorso anno è stato precisato il contenuto del capitolo del Rapporto Biennale sullo Stato delle Università Italiane e discussa la struttura dello strumento di rilevazione dei dati che, allo stato, si prevede di articolare in una serie di sezioni: dati generali e anagrafica dell’Ateneo, studenti, servizi, organizzazione, personale, risorse economiche, reti. Nell’ultimo incontro del 29 maggio, dopo la pausa forzata dell’emergenza sanitaria, si è messa a punto la definizione ultima del questionario e il timing della rilevazione, che in luglio partirà negli Atenei.
L’ANVUR, quindi, ha organizzato un incontro di presentazione del progetto, previsto per il prossimo 25 giugno, al quale saranno invitati i principali attori coinvolti, dalla CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane) alla CNUDD, dall’ISTAT al Ministero dell’Università e della Ricerca, nonché i rappresentanti delle Associazioni di categoria maggiormente rappresentative del nostro Paese, vale a dire la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), la FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità) e l’AID (Associazione Italiana Dislessia), insieme all’Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità.
L’attuale versione dello strumento di rilevazione è l’esito di un complesso lavoro di due anni – cui hanno contribuito gli esponenti della CNUDD, dell’ANVUR, dell’ISTAT, ed altri esperti esterni, oltre ai funzionari del Ministero dell’Università e della Ricerca – che ha cercato di tener conto di molteplici aspetti. Qui mi è gradito evidenziare che, proprio grazie alla presenza della CNUDD, è stato possibile tener conto anche degli studenti con DSA, che nelle fasi iniziali del progetto non erano considerati.
Ovviamente, come tutti gli strumenti, potrà essere migliorato: proprio a tal fine servirà la sperimentazione. In base agli esiti, potremmo successivamente formulare ulteriori proposte. L’auspicio è che, una volta completata la sperimentazione, si possano creare le condizioni per far diventare questa rilevazione parte integrante del Piano Statistico Nazionale e utile anche ai fini della produzione di indicatori per il monitoraggio della Convenzione ONU, in campo educativo».
Sarebbe, questo, un traguardo decisamente importante…
«Certamente, in particolare perché consentirà all’Italia di disporre di statistiche sull’intera filiera formativa. Nondimeno, questi risultati daranno visibilità e dignità al lavoro svolto in CNUDD da due decenni, che viene finalmente riconosciuto come parte integrante del sistema universitario nazionale. Gli esiti di questa sperimentazione, se da un lato sono un punto di arrivo, dall’altro forniranno ulteriori elementi conoscitivi sull’effettivo livello di inclusione delle università italiane, sui servizi offerti e sulle possibili altre iniziative da mettere in campo.
Oltre poi alla predisposizione di uno strumento di rilevazione sull’inclusione degli studenti con disabilità e con DSA nelle università italiane, per ora a carattere sperimentale, un altro risultato conseguito finora, come accennato in precedenza, è la predisposizione di un progetto di fattibilità per l’inserimento di tale rilevazione nel Piano Statistico Nazionale. In tal senso, si è stabilito di affrontare congiuntamente le problematiche poste dal Garante della Privacy, che attualmente impediscono l’utilizzo delle basi dati esistenti (Anagrafe Nazionale Studenti). Per quanto concerne quest’ultimo aspetto, sembra vi possano essere significativi passi in avanti».
Cambiando settore, un’altra questione che riteniamo valga la pena affrontare è certamente quella riguardante la digitalizzazione dei libri di testo.
«Questo è un altro tema ritenuto di rilevante interesse per garantire il diritto allo studio di studenti e studentesse con particolari tipologie di disabilità o DSA. La necessità di avere libri in formato accessibile è infatti sempre più pressante nelle Università Italiane, anche a fronte dell’aumento di studenti con DSA che, oltre a quelli con disabilità visiva e, in alcuni casi, con disabilità motoria (arti superiori), non possono usufruire dei testi in formato cartaceo.
Dopo anni, dunque, di lunghe e improduttive trattative con l’AIE (Associazione Italiana Editori), nel 2017 la CNUDD ha ripreso i contatti, al fine di giungere a un’intesa che soddisfacesse entrambe le parti (tutela dei diritti d’autore e diritto dello studente con disabilità e DSA a poter fruire di un libro accessibile). Da allora, dopo lettere di protesta di alcune Università nei confronti degli Editori, riluttanti a fornire il formato digitale del testo di studio e con riferimento al recepimento del Trattato di Marrakech da parte dell’Unione Europea, un maggior numero di Editori ha cominciato a inviare i testi in formato digitale con maggior facilità.
I contatti tra la CNUDD e l’AIE, seppur molto diluiti nel tempo, nel luglio 2019, presso la sede dell’AIE di Milano, hanno prodotto almeno due importanti risultati: in primo luogo una possibile intesa tra AIE e CNUDD, circa la stesura di una modalità unica per la richiesta di libri accessibili da parte delle Università, in cui venga regolamentata la procedura di richiesta, con l’intento di salvaguardare la trasmissione di dati sensibili agli Editori; in secondo luogo la possibilità che AIE e CNUDD si facciano congiuntamente portavoce presso il Ministero dell’Università e della Ricerca, per avere un supporto al fine di creare un repository (“deposito”), da dove prelevare i testi in formato accessibile. Tuttavia, continua a permanere la forte difficoltà delle Università di procurare testi in formato accessibile per i propri studenti con disabilità e DSA, con rischi di rallentamento nella possibilità di sostenere gli esami e, di conseguenza, nella durata del percorso di studi accademici. La CNUDD intende quindi sollecitare la Presidenza del Consiglio e i Ministri dell’Università e dell’Istruzione affinché si facciano carico della delicata questione, che è improcrastinabile sul piano del rispetto dei diritti soggettivi degli studenti e delle studentesse, a fronte di pronunciamenti sia internazionali (la citata Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità del 2006; le Leggi dell’Unione Europea) che nazionali (Legge 4/04; Legge 18/09 di ratifica della Convenzione ONU e altri dispositivi)».
Venendo all’attualità più stringente, quali esigenze di rinnovamento della didattica universitaria sono emerse in questi mesi dall’emergenza sanitaria legata al coronavirus?
«In questi mesi di lockdown, le Università hanno compiuto balzi in avanti notevoli per trasformare, in emergenza, la didattica in presenza in una didattica in remoto il più possibile adeguata agli studenti e alle studentesse con disabilità/DSA. In alcune Regioni (Triveneto, Campania, Lombardia, Emilia Romagna), la cronaca ha reso ancora più stringente l’esigenza di creare/rinsaldare le reti territoriali di supporto tra Atenei – già attive da tempo – per condividere soluzioni comuni, tese a ridurre le disuguaglianze che, prevedibilmente, la distanza provoca in alcuni studenti con particolari tipologie di disabilità.
Le previsioni delle fasi del post-lockdown prefigurano – pur nell’incertezza di questi mesi – la prosecuzione di molte attività didattiche a distanza nei grandi e medi Atenei, con conseguenti esigenze di pianificazione interna omogenea, per allestire i migliori “accomodamenti ragionevoli” possibili. È difficile, per altro, pensare a “istruzioni per l’uso” generalizzabili: ogni Università, infatti, si troverà ad esercitare l’offerta didattica con flessibilità – in presenza là dove possibile, o in teledidattica o in modalità mista – valorizzando tutto il positivo che la modalità online consente e riducendo le barriere infrastrutturali.
Per il futuro, il modello blended (“misto”) potrebbe essere una formula positiva, da utilizzare flessibilmente, implementando nella didattica in presenza tutte le potenzialità e le risorse dimostrate dalla modalità in remoto (per citare alcuni esempi: videoregistrazioni, sottotitolatura, multimedialità e multimodalità, audiodescrizioni ecc.). La formazione blended va rivolta a tutti gli studenti e suggerisce di “ripensare” il modo comune di fare lezione. In proposito, la CNUDD evidenzia l’opportunità di prevedere – negli Atenei – apposite iniziative di formazione dei docenti e dei tutor sulla didattica a distanza o blended, perché queste rappresentano modalità strutturalmente diverse rispetto alla didattica tradizionale e necessitano dunque di un know how specifico. Anche con l’intenzione di “dare iniziativa e voce” agli studenti e alle studentesse, sono state condotte in diversi Atenei, attraverso questionari e interviste, indagini di gradimento quanti/qualitativo sulla didattica a distanza da parte di studenti e studentesse con disabilità/DSA.
Per garantire dunque un’offerta formativa di qualità sempre migliore – in presenza o blended – occorrerà fare i conti con alcune questioni di diversa natura e portata: assicurare più elevati standard di accessibilità dei contenuti veicolati dalle piattaforme di sistema; ridurre i problemi di connettività; prevedere l’erogazione e l’organizzazione di servizi di tutorato specializzato e alla pari a distanza; migliorare l’organizzazione degli esami a distanza; prevedere modalità efficaci per le attività di laboratorio e di tirocinio anche in remoto (quando necessario); incrementare la disponibilità di testi in formato digitale; in alcuni casi, compensare la scarsa disponibilità di tecnologie adeguate a casa, per gli studenti e le studentesse».
Un elenco di “sfide” decisamente impegnativo…
«Le difficoltà di percorso non sono poche, inutile negarlo. L’energia della CNUDD è data dalla condivisione di uno spirito comunitario e dall’impegno attivo di ciascun Delegato su molti fronti: impegno pratico e scientifico e, attraverso i Delegati, dall’impegno dei Centri Servizi, dei docenti, del personale tecnico amministrativo, degli studenti e degli organi collegiali dei singoli Atenei.
In CNUDD procediamo step by step, facendo tesoro delle buone pratiche e delle ricerche, sia attraverso il confronto interno, sia tramite i contatti con le Istituzioni e i diversi partner via via coinvolti sulle diverse questioni. I progetti descritti ne sono testimonianza. Ne cito un ultimo, recente: la collaborazione con il CISIA (Consorzio Interuniversitario Sistemi Integrati per l’Accesso), il Consorzio che, su mandato di molti Atenei, annualmente presidia l’erogazione dei test d’ingresso a livello locale. Con tale organismo abbiano appena siglato un impegno di cooperazione, costituendo un apposito tavolo tecnico, per rendere accessibili le prove di entrata, sia per quanto riguarda i contenuti, sia le modalità tecniche di erogazione delle stesse, in vista dell’Anno Accademico 2021-2022».
*“Trattato di Marrakech per facilitare l’accesso ai testi pubblicati alle persone cieche, con incapacità visive o altre difficoltà ad accedere al testo stampato”, firmato per conto dell’Unione Europea il 30 aprile 2014, adottato dal Parlamento e dal Consiglio Europeo con la Direttiva 2017/1564 del 13 settembre 2017 ed entrato in vigore dal 1° gennaio 2019, dopo che l’Unione Europea lo aveva ratificato per tutti i Paesi Membri il 1° ottobre 2018.