Quando il primo giorno di scuola sarà realmente per tutti e tutte?

«A un mese dall’avvio del nuovo anno scolastico – scrivono dall’ANFFAS Nazionale -, sono numerose le criticità rilevate nelle scuole italiane di ogni ordine e grado dalla nostra Consulta Inclusione Scolastica, attraverso un’apposita indagine. Ci chiediamo quindi: quando in Italia il primo giorno di scuola sarà realmente il primo per tutti? Quanto devono attendere gli studenti e le studentesse con disabilità per vedersi pienamente garantiti i giusti ed essenziali sostegni per frequentare le scuole in condizione di pari opportunità con gli altri studenti senza disabilità?»

Bimbo alla lavagna con aria corrucciataAd oltre un mese dall’avvio del nuovo anno scolastico, sono numerose le criticità rilevate nelle scuole italiane di ogni ordine e grado dalla nostra Consulta Inclusione Scolastica [dell’Associazione ANFFAS Nazionale, N.d.R.], attraverso un’apposita indagine condotta a campione sull’intero territorio nazionale.
La domanda che sorge spontanea è: quando in Italia il primo giorno di scuola sarà realmente il primo giorno di scuola per tutti? Quanto devono attendere gli studenti e le studentesse con disabilità per vedersi pienamente garantiti i giusti ed essenziali sostegni per frequentare le scuole di ogni ordine e grado in condizione di pari opportunità con gli altri studenti senza disabilità?

Solo per fare alcuni esempi, viene segnalato che in molti istituti scolastici della Campania e dell’Emilia Romagna si registrano criticità su tutti i fronti, sia per quanto riguarda l’assegnazione dei docenti di sostegno, sia in merito agli assistenti all’autonomia e comunicazione, con un quadro particolarmente preoccupante in Emilia Romagna nelle scuole secondarie di secondo grado.
Anche in Abruzzo si sono verificati ritardi nell’assegnazione degli insegnanti di sostegno, che poi non sono arrivati nelle classi per il numero di ore previste dal PEI (Piano Educativo Individualizzato), mentre in alcune Provincie, tra cui Teramo, rimangono pochi casi (ma non per questo trascurabili) in cui non risultano ancora garantite tutte le ore di assistenza all’autonomia e comunicazione effettivamente previste.
In Calabria, pur in mancanza della convocazione del GLIR (Gruppo di Lavoro Interistituzionale Regionale) dal novembre dello scorso anno, e in presenza di ostacoli dovuti al commissariamento di alcuni Ambiti, i docenti di sostegno sono stati, invece, attribuiti da subito (senza però che sia dato sapere se per un numero di ore congruo e rispondente a quanto previsto nei PEI), ma in alcune Province, come quella di Cosenza, vi sono gravissime criticità in merito all’assegnazione degli assistenti all’autonomia e alla comunicazione, in quanto i relativi bandi, attraverso cui gli Enti Locali reperiscono tali figure, sono ancora oggetto di ricorsi.
E ancora, nel Veneto, e nello specifico nelle Province di Treviso, Padova e Venezia, risultano significative riduzioni delle ore di sostegno e dell’assistenza all’autonomia e alla comunicazione.
Nemmeno nella Regione Lazio, il quadro che emerge dall’indagine appare ottimale. Con riferimento, ad esempio, al Comune di Roma, in merito all’assegnazione degli insegnanti di sostegno, si attende ancora che si consolidino le assegnazioni dei docenti alle classi, determinando comunque un evidente ritardo rispetto all’inizio dell’anno scolastico. Pare invece che non vi siano criticità in merito alla presenza degli assistenti all’autonomia e comunicazione, per i quali non risulta, al momento, alcuna riduzione oraria. Si prospetta, tuttavia, un problema sulla continuità delle risorse. Per esempio si ha notizia che al Municipio XIV viene annunciato che l’assistenza all’autonomia e comunicazione sarà garantita solo fino ad ottobre, e che le ore previste per ciascun alunno, a partire dai primi giorni di novembre, subiranno delle nette decurtazioni a causa di problemi economici.
Molto critica anche la situazione che si registra in Sicilia, a causa dei ritardi nell’assegnazione dei docenti di sostegno, e una più grave situazione sul fronte dell’assistenza all’autonomia e alla comunicazione e dell’assistenza igienico personale, soprattutto nella Provincia di Siracusa, una condizione già denunciata anche dall’ANFFAS Regionale.
In Trentino la maggiore criticità rilevata è in merito all’erogazione dell’assistenza all’autonomia e comunicazione, anche se i bandi sono gestiti direttamente dalle scuole. Ad oggi, risulta anche mancare in classe, in molti casi, anche l’insegnante di sostegno.
In Umbria non risultano particolari criticità in merito all’assegnazione dei docenti di sostegno sin dal primo giorno di scuola. Appare invece estremamente critico il procedimento che ha avviato la Provincia di Perugia, per quanto riguarda l’erogazione delle risorse per gli assistenti all’autonomia e alla comunicazione, non rispettando le richieste dei GLO (Gruppi di Lavoro Operativi per l’Inclusione) e neanche chiedendo l’autorizzazione ai dati sensibili ai genitori.
Per quanto poi concerne la Toscana, la situazione, con particolare riferimento alla provincia di Lucca, appare assai complessa e numerose sono le carenze segnalate che in sintesi si possono così riassumente: elevata percentuale di supplenti come docenti di sostegno, assistenti tecnici amministrativi e collaboratori scolastici insufficienti, mancanza di docenti di sostegno specializzati.
Non pare, infine, che vi siano particolari criticità in Friuli Venezia Giulia.
Sul diritto al trasporto scolastico gratuito vengono, altresì, segnalate da più parti numerose criticità, oltre che nel ritardo nell’avvio del servizio, anche nelle modalità dell’effettuazione di esso.

In generale, sembrano permanere irrisolte le questioni legate alla continuità didattica e al possesso della necessaria formazione da parte di tutte le figure che a vario titolo interagiscono con gli alunni/alunne e gli studenti/studentesse con disabilità, a partire dall’insegnante curricolare, nonché la mancata specializzazione di oltre il 30% dei docenti assegnati al sostegno, con conseguente carenza di figure adeguatamente formate e in possesso delle necessarie e specifiche competenze necessarie, per rispondere ai bisogni di sostegno proprio degli alunni/alunne e studenti/studentesse con disabilità a più alta complessità.
È un quadro, quello che emerge, che può essere definito desolante, determinando l’inevitabile conseguenza che i diritti degli alunni e degli studenti con disabilità siano, di fatto, riconosciuti dai tribunali italiani a cui migliaia di famiglie sono, purtroppo assai spesso, costrette a rivolgersi con un inevitabile e enorme aggravio di costi per lo Stato.
Tale situazione appare ancor più grave alla luce del fatto che mentre da un lato si registra un importante avanzamento della normativa in materia di inclusione scolastica, dall’altro, quotidianamente, le persone con disabilità interessate e le loro famiglie si vedono letteralmente negati o ridotti i propri diritti.

Scarsi effetti risultano prodotti anche da quanto previsto dal nuovo Decreto Ministeriale 153/23, che ha modificato il precedente Decreto Interministeriale 182/20, con il quale sono stati adottati, su tutto il territorio nazionale, i nuovi modelli di PEI, da utilizzare per le scuole di ogni ordine e grado (sul tema ci siamo già pronunciati a suo tempo, come si può leggere a questo link).
In sostanza, tale novità – che avrebbe dovuto, nella logica del Legislatore nazionale, del Ministero dell’Istruzione e del Merito e dell’Osservatorio Nazionale sull’Inclusione Scolastica di cui la nostra Associazione è componente stabile – portare ad una profonda innovazione e cambiamento, in meglio, del sistema inclusivo italiano, non sembra riuscire in alcun modo a permeare un sistema che oggettivamente, per tutta una serie di motivazioni, alcune sinceramente incomprensibili, dimostra un’enorme fatica a tradurre concretamente e compiutamente la normativa nazionale in comportamenti virtuosi.

Per avere una maggiore chiarezza del fenomeno che stiamo descrivendo, occorre anche fare riferimento ad una serie di dati a partire da quelli riportati nel recente Focus “Principali dati della scuola – Avvio Anno Scolastico 2023/2024, pubblicato dall’Ufficio di Statistica del Ministero dell’Istruzione e del Merito, da cui emerge che nelle classi delle scuole di ogni ordine e grado sono presenti ben 311.201 alunni e alunne con disabilità, per i quali sono assegnati 194.481 posti di sostegno, cui si aggiungono oltre 30.000 assistenti all’autonomia e comunicazione, un numero imprecisato di assistenti all’igiene personale, in parte interni all’organizzazione scolastica e in parte forniti dagli Enti Locali, nonché i servizi di trasporto scolastico gratuito. Il tutto per una spesa complessiva annua stimata in oltre 7 miliardi di euro.
Tale scenario, per le persone con disabilità e per le loro famiglie, è assolutamente sconcertante. Anche perché, in effetti, ad essere maggiormente penalizzate sono le persone con disabilità a più alta complessità e con maggiore necessità di sostegni di cui la nostra Associazione principalmente si occupa e che rappresentano oltre il 69% di tutti gli alunni e studenti con disabilità frequentanti le scuole italiane.

Ci rivolgiamo quindi direttamente al Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, affinché venga convocato con estrema urgenza l’Osservatorio Nazionale per l’Inclusione scolastica, per confrontarsi in merito e trovare le opportune soluzioni, per superare tutte le criticità sopra descritte, garantendo a tutti gli alunni/alunne e studenti/studentesse con disabilità il primario diritto ad una piena inclusione scolastica in condizioni di pari opportunità con gli alunni e studenti senza disabilità e segnalando al contempo il tutto alla ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli.

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