Diritti

Approvata la nuova normativa sui permessi, ma siamo lontani da ciò che serve

Lo dichiara Pietro Barbieri, presidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), dopo l’approvazione definitiva da parte del Governo del riordino della normativa in materia di congedi, aspettative e permessi per le persone che assistono familiari con grave disabilità. «Siamo lontanissimi – ha commentato Barbieri – tanto dai pretesi obiettivi antielusivi di risparmio posti dal Governo, quanto dalla restituzione alla persona con disabilità del diritto di scegliere da chi, come e quando farsi assistere». Per questo la FISH ha annunciato un rilancio del confronto con Governo, Opposizione e Parti sociali, per una profonda modifica di questi benefìci, forte anche della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità – diventata la Legge dello Stato Italiano 18/09 -, che restituisce centralità alla volontà delle persone con disabilità in tutto ciò che direttamente le riguarda

Le Sentenze parlano chiaro: conta solo la situazione economica dell’assistito

Dopo le più recenti Sentenze del Consiglio di Stato – senza contare l’ampia giurisprudenza di questi anni proveniente dai Tribunali Amministrativi Regionali – non vi sono più dubbi su un paio di princìpi: che da una parte, nella compartecipazione al costo dei servizi a favore di persone con disabilità grave e anziani non autosufficienti, conta solo la situazione economica dell’assistito, che dall’altra i diritti delle persone con disabilità all’erogazione di servizi costituenti livelli essenziali di assistenza sono incomprimibili e come tali esigibili. Mentre poi il TAR di Milano riconosce il diritto al risarcimento del danno esistenziale, va notato come questa diffusa giurisprudenza indichi ai Comuni con difficoltà di bilancio anche le possibili strade da seguire. Vediamo i vari aspetti di tali questioni, in questa ampia e approfondita analisi

Facciamo conoscere anche nel Molise l’amministrazione di sostegno

È giusto infatti diffondere nel modo più approfondito possibile le importanti opportunità fornite da questa figura giuridica – introdotta nel nostro Paese ormai da qualche anno – che superando le ben più rigide forme dell’inabilitazione e dell’interdizione, tutela e sostiene le persone impossibilitate – anche parzialmente o temporaneamente – a provvedere ai propri interessi, per effetto di un’infermità o di una menomazione fisica o psichica. E proprio a questo mira il corso organizzato per i prossimi mesi a Campobasso dalla sede locale dell’Associazione Camera Minorile in CamMiNo (Camera Minorile Nazionale), in collaborazione con il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati e la Scuola Forense del Molise

Contributi per patologia o per bisogno?

A proposito di un recente provvedimento della Regione Marche a favore delle persone malate di sclerosi laterale amiotrofica, esso si caratterizza, secondo il Gruppo Solidarietà, «per la violazione del principio costituzionale di uguaglianza, con una stessa condizione che determina il beneficio per qualcuno e non per altri». «Se quindi è più che legittimo – conclude per conto dell’organizzazione marchigiana Fabio Ragaini – che le associazioni di categoria chiedano, è altrettanto indispensabile che le Istituzioni programmino e finanzino sulla base dei bisogni delle persone, a prescindere dalla categoria di appartenenza o alla diagnosi. Purtroppo nelle Marche ciò non accade ed è grave per il messaggio che viene veicolato. Una Regione, infatti, ha il dovere di garantire interventi e servizi per soggetti che ne hanno bisogno per vivere, senza introdurre discriminazioni, ma anzi lavorando affinché il principio di uguaglianza tra i Cittadini venga perseguito senza ambiguità»

La Regione Sicilia si impegna ad applicare quella legge

Si tratta della Legge 328 del 2000, meglio nota come “riforma dell’assistenza”, ed esattamente dell’articolo 14 di essa, quello che prevede il diritto di ogni persona con disabilità – e di chi la rappresenta – di chiedere al Comune di scrivere il proprio progetto personalizzato di vita, d’intesa con l’ASL e con i diversi soggetti sociali e istituzionali che devono agire per realizzare la piena integrazione sociale. Un tema assai caro alle varie componenti dell’ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale), tra le quali si è particolarmente impegnata l’ANFFAS Sicilia, anche alla luce delle grandi difficoltà di applicazione della norma nell’Isola

Informarsi e saper informare sui diritti

«Informare, divulgare, rendere coscienti le persone sui propri diritti e doveri significa operare per trasformarli in Cittadini consapevoli, reattivi e responsabili»: sta soprattutto in questo il senso del ciclo di conferenze formative promosso dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), in collaborazione con CSVnet (Coordinamento Nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato), nell’ambito del Progetto “Le parole dei diritti. Le associazioni si confrontano con il linguaggio della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità”. Gli incontri incominceranno il 6 giugno a Firenze e proseguiranno nei giorni successivi a Roma, Napoli, Palermo, Genova e Rovigo

Perché la FIADDA non è d’accordo con quella Proposta di Legge

Come avevamo scritto nei giorni scorsi, non sono univoche – nemmeno da parte delle stesse associazioni impegnate per i diritti delle persone sorde – le posizioni nei confronti della Proposta di Legge n. C 4207, già approvata dal Senato, con la quale si dettano “Disposizioni per la promozione della piena partecipazione delle persone sorde alla vita collettiva e riconoscimento della lingua dei segni italiana”. Dopo avere dato quindi spazio a chi ritiene incostituzionali alcune parti di quella Proposta di Legge e successivamente alle iniziative di protesta del movimento trasversale Lingua dei Segni subito!, che ne chiede invece una rapida approvazione, pubblichiamo oggi le parti essenziali dell’intervento di Antonio Cotura, presidente della FIADDA (Famiglie Italiane Associate per la Difesa dei Diritti degli Audiolesi), nel corso della sua audizione alla Commissione Affari Sociali della Camera. La posizione della FIADDA – associazione aderente alla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) – è contraria a questa Proposta di Legge, in quanto, secondo tale associazione, «essa reca elementi che non corrispondono all’attuale realtà delle problematiche legate alla sordità»

Le iniziative di chi vuole una rapida approvazione di quella Proposta di Legge

Non sono univoche – nemmeno da parte delle stesse associazioni impegnate per i diritti delle persone sorde – le posizioni nei confronti della Proposta di Legge n. C 4207, già approvata dal Senato, con la quale si dettano “Disposizioni per la promozione della piena partecipazione delle persone sorde alla vita collettiva e riconoscimento della lingua dei segni italiana”. Dopo avere dato spazio nei giorni scorsi a chi ritiene incostituzionali alcune parti di quella Proposta di Legge, rendiamo ora conto delle iniziative di protesta del movimento trasversale Lingua dei Segni subito!, che ne chiede invece una rapida approvazione

Ecco perché quei Sindaci hanno torto

Si tratta di quei Sindaci dell’ULSS 6 di Vicenza i quali hanno deciso all’unanimità che debbano essere le famiglie delle persone con disabilità a compartecipare economicamente al costo dei servizi ad esse dedicati. Lo avevamo denunciato qualche settimana fa e ora approfondiamo le ragioni per cui quel provvedimento – leggi, sentenze e anche buon senso alla mano – sia del tutto fuori luogo. Più in generale, come si scrive dal CSA di Torino, «c’è a questo punto l’assoluta necessità che i Parlamentari, i Ministri e gli Amministratori delle Regioni e degli Enti Locali riconoscano – nell’attribuzione dei finanziamenti relativi agli investimenti e alla gestione – l’assoluta priorità delle attività che incidono sulla sopravvivenza delle persone non autosufficienti a causa di malattie o di handicap invalidanti o in gravi condizioni di bisogno socio-economico, specie se con minori a carico»

Le persone sorde non possono essere una minoranza linguistica

È ormai in dirittura d’arrivo e sta per arrivare alla Commissione Affari Sociali della Camera, la Proposta di Legge approvata in marzo dal Senato, con la quale si dettano “Disposizioni per la promozione della piena partecipazione delle persone sorde alla vita collettiva e riconoscimento della lingua dei segni italiana”. In essa vi sono alcuni passaggi senz’altro interessanti, ma è quanto meno necessario che la Camera sopprima i riferimenti all’articolo 6 della Costituzione – quello che tutela le minoranze linguistiche – perché essi, equiparando la LIS (Lingua Italiana dei Segni) a una di quelle minoranze linguistiche, sono impropri per vari motivi e anche incostituzionali. Vediamone le ragioni

La persona con disabilità va tutelata prima ancora di chi la assiste

Va in questo senso il documento di analisi presentato in questi giorni dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), convocata in audizione dalle Commissioni al Lavoro di Camera e Senato, in riferimento a quello schema di Decreto Legislativo – approvato all’inizio di aprile dal Consiglio dei Ministri – con cui si intende riordinare la normativa sui congedi, le aspettative e i permessi, per le persone che assistono familiari con grave disabilità

La discriminazione fondata sulla disabilità

Il nuovo approccio alla disabilità basato sui diritti umani e le leggi che possono contrastare i fenomeni di discriminazione, migliorando sensibilmente le condizioni materiali di vita delle persone con disabilità. Se ne parlerà il 20 maggio a Pavia, nel corso di un convegno voluto soprattutto per fornire ai professionisti del settore legale un’occasione di conoscenza delle norme e degli strumenti giuridici per affiancare le persone con disabilità, i loro familiari e le loro organizzazioni, in procedimenti antidiscriminatori. L’iniziativa rientra nell’ambito del progetto pavese “Coordiniamoci insieme: avvio di una Rete tra le Associazioni esistenti sul territorio della provincia di Pavia per promuovere e sostenere i diritti delle persone con disabilità”

Cronici, Alzheimer e demenza senile: è esigibile il diritto alle cure

In attesa infatti che le Regioni approvino le norme attuative dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), che dovranno garantire i sostegni necessari alle cure domiciliari, già adesso le disposizioni vigenti consentono alle persone colpite da patologie invalidanti croniche, da Alzheimer o da altre forme di demenza senile – circa un milione di Cittadini italiani – di opporsi alle dimissioni nella struttura in cui sono ricoverate e di far valere il proprio diritto alla prosecuzione delle cure

Quella proposta indecente

Recentemente il presidente dell’INPS Mastrapasqua ha proposto che sia lo stesso Istituto a decidere direttamente l’erogazione delle pensioni di invalidità, esautorando di fatto il Servizio Sanitario Nazionale da tale incombenza. Al di là però dei chiari sospetti di conflitti di interesse, dovrebbero essere ben altre le economie da porre in atto, per creare e consolidare un’amministrazione virtuosa del Paese

Un voto senza discriminazioni rispetto agli altri

In vista dell’ormai imminente tornata elettorale amministrativa e dei successivi referendum di giugno, è sempre opportuno ricordare un utile vademecum prodotto dal Servizio HandyLex.org, con tutte le indicazioni necessarie a consentire un voto senza discriminazioni per i Cittadini con disabilità. Sempre su tale materia, è senz’altro degna di nota anche la recente “Dichiarazione interpretativa relativa al codice di buona condotta in materia elettorale sulla partecipazione delle persone con disabilità alle elezioni”, prodotta nell’ottobre del 2010 dalla Commissione Europea per la Democrazia attraverso il Diritto

Una sfida per ridare diritto di cittadinanza a tutte le persone fragili

Nell’ambito della fitta rete di progetti riguardanti l’amministrazione di sostegno in Lombardia e a Milano, rientrano ora anche i tradizionali percorsi di formazione promossi dall’Associazione Oltre noi… la vita e destinati a volontari e familiari, dei quali è imminente un nuovo ciclo, dall’11 al 30 maggio

Fondi sempre più scarsi? Che paghino anche le famiglie dei disabili!

Questa la “lungimirante” soluzione trovata dai Sindaci dell’ULSS 6 di Vicenza, con i quali si complimenta – con amara ironia – il presidente del Comi.Vi.H. (Comitato Vicentino Handicap), dichiarando che «quando la nave affonda, se le scialuppe non sono sufficienti per tutti, si decide sempre di sacrificare gli ultimi»! All’unanimità, infatti, tutti i Sindaci di quel territorio hanno deliberato che le famiglie delle persone con disabilità debbano compartecipare economicamente al costo dei servizi ad esse dedicati

Una precisazione su quella Sentenza del Consiglio di Stato

Si tratta di quel provvedimento del febbraio scorso che, come aveva commentato nel nostro sito Salvatore Nocera, vicepresidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), «dovrebbe porre fine ai tanti conflitti di questi ultimi anni, riaffermando il principio secondo il quale per le persone con grave disabilità e per gli anziani ultrasessantacinquenni non autosufficienti accertati dalle ASL, la contribuzione ai costi – rispetto alla fruizione di servizi domiciliari, diurni o residenziali in percorsi sociosanitari – deve avvenire sulla base del solo ISEE personale e non familiare». Sempre Nocera aveva evidenziato anche altri punti controversi sui quali quella Sentenza ha cercato di fare chiarezza e su uno di essi, riceviamo e ben volentieri pubblichiamo la seguente nota

Quelle domande sul futuro dei propri figli

Due incontri organizzati il 4 e l’11 maggio dall’associazione milanese L’abilità, per rispondere ai quesiti delle famiglie di persone con disabilità e ai timori per il futuro dei figli, affidandosi ad alcuni esperti di quelle associazioni che da molti anni lavorano affinché il “dopo di noi” possa diventare “durante noi”, passando dall’emergenza a un reale “progetto di vita”